Autore: Carlo Romeo

Rif. bibl.: Romeo, Carlo, “La valigia dell’emigrante: Torna il romanzo Una vita di Maria Giuliana Costa”. In: «Alto Adige. Corriere delle Alpi», 22.11.2006



 
La valigia dell’emigrante

Torna il romanzo Una vita di Maria Giuliana Costa

 

di Carlo Romeo

 

 

Apparso quasi in sordina nel lontano 1985, il romanzo Una vita della bolzanina Maria Giuliana Costa è uno di quei testi destinati ad acquistare profilo e profondità di richiami proprio col passare del tempo. L’ultima conferma è la lettura espressiva (un vero e proprio “racconto-spettacolo”) che ne verrà fatta a Padova il 20 novembre, nella “Casa di Cristallo”, l’associazione di ricerca letteraria guidata dalla scrittrice Antonia Arslan.

La forza del romanzo è nella riuscita rappresentazione di un grande affresco storico collettivo (l’endemico fenomeno dell’emigrazione delle comunità montane) attraverso la sofferta ricostruzione di un filo esistenziale: quello di Celeste, il protagonista, in cui si riflette la figura del padre della scrittrice. Un filo che si schiude alla fine dell’Ottocento in un paesino delle Dolomiti bellunesi, supera due guerre mondiali, ondate migratorie, crisi, ricostruzioni e boom economici. Ad esso si intrecciano decine di altri percorsi; personaggi legati da un vincolo di sangue, di comunità o di semplice condizione sociale; perduti, ritrovati o semplicemente intravisti dal protagonista nelle malghe, nei cantieri, sulle ferrovie e sulle strade di un’età, di una stagione o di un solo giorno. Tutte vite ugualmente segnate dalla precarietà che caratterizza la condizione migrante. Ogni tenace progetto di riscatto e stabilità sembra deriso crudelmente dall’imprevedibilità di un fato che s’identifica spesso coi rivolgimenti della “grande storia”.
La voce narrante adotta un punto di vista interno al mondo di quest’umanità affannata, con una mano sulla valigia e nell’altra il passaporto e un indirizzo utile. Parlano i loro proverbi senza tempo, i loro silenzi, il loro orizzonte sentimentale; non solo quello delle radici montane bellunesi, sempre più lontane e fioche, ma anche quello che le comunità di questi lavoratori ricostruiscono, inurbandosi nei centri dell’emigrazione (in Svizzera, in Francia, a Bolzano). In questo senso “Una vita” è un romanzo popolare che entra a suo modo in una dimensione epica; l’epos di questi piccoli eroi della quotidianità, che col “sangue delle loro rimesse” - come diceva Giustino Fortunato agli inizi del XX secolo - hanno riversato preziosi “rivoli d’oro” ad un Paese che hanno dovuto abbandonare.

La “qualità femminile” della scrittura della Costa è nella capacità di evocare dettagli e suggestioni che si compongono in caratteri, nell’attenzione ai toni sfumati quotidiani e soprattutto ai silenzi. Notevole è la resa psicologica della figura di Anna, la moglie di Celeste. Giovane sposa di un emigrante, trascorre gli anni nell’attesa dei ritorni stagionali del marito e nell’illusione di una definitiva stabilità familiare. Col passare degli anni si accorge però che l’emigrazione per il marito non è più soltanto condizione occasionale o necessità economica, ma segno indelebile dell’anima; egli si è costruito due vite, due legami affettivi, entrambi autentici, entrambi partoriti dalla lotta contro la solitudine, la sua vera compagna di vita sin dai primi anni.

A comprendere il mistero di quest’uomo non potrà essere la moglie, ferita e accecata da una sorda rabbia; non può essere nemmeno il figlio, che Celeste trova ad ogni ritorno sempre più grande, più estraneo ed ostile. A comprendere questa “vita” sarà proprio la figlia, che saprà raccontarla solo a distanza di tanti anni, dopo un amaro percorso di ricerca interiore. In questo senso il romanzo rappresenta per la scrittrice anche una definitiva elaborazione e riconciliazione con la figura del padre (e quindi con se stessa). Questa volontà di prolungare nel tempo la dignità di “una vita dura, avventurosa e raminga” (Costa) è forse l’aspetto più commovente in un romanzo in fondo amaro, che nulla lascia a facili sentimentalismi e retoriche consolazioni.

 
 

Nota biografica

Nata a San Tomaso Agordino in provincia di Belluno nel 1920, Maria Giuliana Costa si trasferì adolescente a Bolzano nel 1937, rimanendovi sino alla morte (1999). Cominciò a pubblicare liriche negli anni Sessanta; l’intera sua opera è stata raccolta in “Poesie del mio passaggio” (Bolzano 2000).