Da: L.V. Bertarelli, Guida d’Italia del Touring Club Italiano: Sicilia, Milano 1919, pp. 408-10.

 

Veduta su Basiluzzo

 

 

BASILUZZO

 

Vi si va in barca da Panaria. Nessun conforto.

È un isolotto, un colossale scoglio di roccia eruttiva vetrosa, antichissima (riolite o liparite), di color rossiccio chiaro, differente dalla labradorite di cui è formata Panaria: per questo, e per essere Basiluzzo separato da Panaria per grandi profondità di mare, pare si debba ritenere che le due isole abbiano avuto origine diversa, ma ugualmente vulcanica. Insieme allo scoglio assai minore, Spinazzola, evidentemente staccatosi da Basiluzzo ad O, questo isolotto misura, da E ad O, circa 1 km. e da N a S circa la metà. La sua superficie pianeggiante, di quasi tre ettari, è inclinata da O, ove arriva a 165 m. d'altezza, ad E, ove scende fino a poche diecine di metri sul mare. Le coste sono generalmente a picco ed estremamente scoscese e pittoresche.

Si ritiene che Basiluzzo sia la falda E rimasta di un vulcano di cui la parte O sprofondò nel mare o fu distrutta dalla sua abrasione. Vi si osserva una certa stratificazione delle rocce, ora irregolare, contorta, con tutte le inclinazioni fino alla verticale. Nella parte inferiore, si riconosce la stratificazione in banchi orizzontali; nella superiore prevale la divisione verticale, colonnare. Per questo e per l'azione demolitrice del mare e delle intemperie, in Basiluzzo, ed anche negli scogli minori, si osservano e si ammirano rocce di forme strane, molte guglie acute, altissime, parecchie caverne.

 

La superficie pianeggiante di Basiluzzo è stata alterata dalla lunghissima azione delle intemperie, da formare un terreno vegetale, coltivato a cereali, diviso da muriccioli: unica cultura, insieme con pochi legumi. Vi crescono spontanei fra le rocce, cespugli di rosmarino, eliotropio, cardi, capperi, artemisie, mastice, euforbie I topi ed i conigli danneggiavano la produzione: vi si rimediò portando dei gatti.

Basiluzzo non ha che poche piccole capanne essendo abitato soltanto nel tempo della coltivazione. Vi sono tuttavia tracce di vetuste abitazioni e cisterne; vi si trovano mattoni di antica fabbricazione e resti di muratura romana (opus reticulatum), schegge lavorate di quarzite e micascisto. Presso lo scalo, a mezzo della costa di S, è una grotta con vòlta in muratura antica, che serve ora ai coltivatori. Presso la costa O, un pavimento a musaico, indizio di una ricca costruzione.

Dal piccolo seno a SE, ov'è lo scalo, un sentiero tortuoso conduce alla parte alta dell'isolotto, ove sono alcune casette e cisterne, ed antichi ruderi. Dall'orlo del precipizio, si ha una. magnifica vista dell'Isola e dello scosceso e pittoresco versante NO e del doppio Scoglio di Spinazzola con le pareti a picco, solcate e divise verticalmente in prismi. Fra esso è la P. Sciaccazzi di Basiluzzo, sono pochi metri di mare.

Ad O, sulla cima del Filo di Frasca, è la piramide trigonometrica m. 165. Da qui si ha la mirabile vista di Filicudi, Salina, Panaria, con Pietra della Nave, di Lipari, Vulcano, Dattilo, delle due Lische, della nebulosa costa della lontana Sicilia e, sotto, la ispida Spinazzola.

 

Giro in barca di Basiluzzo. — Di grande interesse e assai breve. È da tener conto nel paesaggio che si gode di quanto vi aggiungono gli scogli prossimi, descritti a parte.

Dall'estremità SE dell'Isola, un sentiero conduce allo Scalo di Camardelli, circondato da stranissime rocce, fra cui dominano le tre rupi acute foggiate di prismi orizzontali e verticali, e piramidi che costituiscono lo Scoglio Spinoso di Mezzogiorno; poi viene la Caletta di Princa, con rocce sconvolte e piccola spiaggia di detriti, cui segue il doppio Timpone della Canna, così detto da un singolare scoglio alto e sottile. Più avanti, la costa prende un aspetto più grandioso e si presentano la Cala Bianca e la Cala Bianca Piccola, così chiamate dalla tinta chiara delle rocce che le formano. Indi la P. Sciaccazzi, dove la costa di ponente si unisce ai grandiosi precipizi del lato N, in faccia a Spinazzola. Si arriva poi alla punta più settentrionale, che è detta P. del Monaco Santo, perché, fra altre rupi striate e fessurate verticalmente, vi sorge una guglia che, da un certo punto di vista, presenta il contorno di una persona incappucciata. Dopo un tratto di costa scoscesa, tagliata da piccoli fjords, viene, a NE, l'altra P. detta del Tabuteddu (piccola cassa da morto), perché, più di mezzo secolo fa, vi fu sepolto un individuo morto su un bastimento di passaggio: ivi presso, è una capanna disabitata. Segue quindi la P. del Perciato, nel dorso delle cui rupi dentate sono due aperture, per le quali si entra in una grotta oscura. Poi seguono le basse pendici frastagliate, fantastiche, dello Scalo Nuovo, dove trovasi la Grotta del Carbone, che forma un'insenatura con la Punta dello stesso nome. Si trova in seguito la P. di Levante, con precipizi a picco, rocce scavate ed un cono di rocce scoscese, con cui termina l'angolo SE dell'isola.

Presso la P. di Levante, nella costa S, è lo scalo, formato da un piccolo seno e da un'angusta spiaggia di detriti, contornata da alte e grandi rupi, di cui una presenta, in modo sorprendente, la figura colossale di un uomo con la testa scoperta e la faccia sbarbata rivolta al cielo, il corpo avvolto nel mantello. Questa rupe è chiamata Mastro Cilivrasi. È possibile salirvi per chi è molto agile.

 

Scogli minori. — Fra Panaria e Basiluzzo, ed a SE della congiungente le due isole, è un gruppo di una dozzina di scogli minori, emergenti dal mare ed altri, che restano sotto la superficie per pochi metri. Altri piccoli scogli, le Formiche, formano un altro gruppo, piccolo, a SE di Panaria, ed a poca distanza: sono tutti di origine vulcanica comune, incolti e disabitati. I principali sono:

Lisca Bianca Lo scoglio maggiore è lungo 300 m., largo 150 in media, alto 29. La superficie è inclinata da O verso E, vi crescono erbe e vi si portano da Panaria capre e pecore a pascolare. Dalla cavità, o grotta maggiore, sotto al segnale, si estrae allume. Il nome di Lisca Bianca deriva dal colore biancastro che, in gran parte, ha assunto per l'alterazione prodotta nella roccia da fumarole acide, che non esistono più.

Dattilo. Assai pittoresco, di forme ardite. Sta ad O di Lisca Bianca, fra questa e Panaria; è lungo 220 m., largo 150 in media, si eleva come piramide, con cima acuta, fino a 103 m., ove trovasi un segnale trigonometrico. Le rocce che formano questo scoglio sono frastagliate e scavate da caverne, specialmente nelle coste; davanti alla ripida costa O sorgono l'alta Guglia di Dattilo, un'altra minore ed altri scogli e cime acute.
Nelle cavità delle rupi si trova allume, zolfo, gesso cristallizzato; vi crescono cespugli di capperi e di mastice. I paneresi vi portano a pascolo poche pecore. 

Bottaro. È lungo 200 m., largo quasi 100 m. al massimo, dista 150 m. a SO da Lisca Bianca; non presenta particolarità d'interesse. A poca distanza a N di Buttaro, in mare, è la Sorgente dei Quadari (caldaie) detta anche Acqua sufrigua, dall'odore di idrogeno solforato che ne emana insieme con anidride carbonica. Il mare sembra ribollire per le copiose bolle che emergono. Ma la temperatura dell'acqua, anche in profondità, è di poco superiore a quella del mare circostante. Ivi presso, sono altre tre sorgenti (bolliri), ma minori.

Lisca Nera. È un piccolo scoglio stretto e lungo un centinaio di metri, così detto dal marcato colore oscuro della roccia di cui è fermato.

Panarelli. È un gruppetto di 5 piccoli scogli, che sta a NE di Dàttilo.