Testi delle tabelle in italiano, tedesco e inglese apposte lungo il Muro del Durchgangslager (campo di transito) dalla Città di Bolzano (inaugurazione del Percorso della Memoria, 15 giugno 2004).

L'area del Lager di Bolzano nel dopoguerra (Foto Pedrotti)

I


Campo di concentramento
Quello che vedete sull'altro lato della strada è il muro di recinzione del «Polizeiliches Durchgangslager Bozen» (campo di transito di polizia di Bolzano). Entrò in funzione nell'estate del 1944, dopo la smobilitazione di quello di Fossoli presso Carpi (Modena), e rimase in attività fino alla fine dell'aprile 1945. Dipendeva dal comando della polizia di sicurezza (SIPO) e del servizio di sicurezza (SD) in Italia, insediato a Verona. Già nell'inverno 1943/44 l'area era stata utilizzata come luogo di detenzione dal comando SS di Bolzano.

 

Polizeiliches Durchgangslager
Auf der anderen Straßenseite sehen Sie die Begrenzungsmauer des ehemaligen «Polizeilichen Durchgangslager Bozen».  Das Lager in Bozen wurde nach der Schließung des Lagers von Fossoli bei Carpi (Modena) im Sommer 1944 errichtet und blieb bis Ende April 1945 in Funktion. Es unterstand dem Befehlshaber der Sicherheitspolizei und des Sicherheitsdienstes (BdS) in Italien, mit Sitz in Verona. Bereits im Winter 1943/44 hatte das Areal als Haftanstalt des SS-Kommandos von Bozen gedient.

 

Concentration camp
What you see on the other side of the street is the wall surrounding the «Polizeiliches Durchgangslager Bozen» (the Bolzano police transit camp). It became operative in the summer of 1944, after the camp in Fossoli, near Carpi (Modena), was closed, and continued in use until the end of April 1945. It was placed under the authority of the Commander of the Security Police (SIPO) and of the Security Service (SD) in Italy, with their headquarters in Verona. The area had already been used by the SS Command in Bolzano during the winter of 1943-1944 as a detention centre.

 

 

 

Didascalie

- Il Lager di Bolzano in una fotografia del dopoguerra (Foto Pedrotti)
- L'edificio del Corpo d'Armata di Bolzano, il 9 settembre 1943. Durante l'occupazione nazista esso fu la sede del KDS (Comando della polizia e del servizio di sicurezza) competente per la Zona d' Operazioni nelle Prealpi.

 

- Das Lager von Bozen auf einer Fotografie aus der Nachkriegszeit (Foto Pedrotti)
- Das Gebäude des Armeekommandos in Bozen am 9. September 1943, dem Tag des Einmarsches der Wehrmacht in Italien. Während der nationalsozialistischen Besatzungszeit befand sich  in diesem Gebäude das SS-Kommando für die Provinzen Bozen, Trient und Belluno.

 

- The Bolzano camp in a post-war photo (Foto Pedrotti)
- The building of the Army Corps of Bolzano, on September 9, 1943. During the nazi occupation, it was the headquarters of the KDS (Commander of the Security police and service), wich was in charge of the Pre-Alpine zone of operations («Operationszone Alpenvorland»).

 


II


Da Fossoli a Bolzano
La provincia di Bolzano, insieme a quelle di Trento e Belluno, rientrava dal settembre 1943 nella «Zona d'Operazioni nelle Prealpi», sotto l'amministrazione civile e militare di un Commissario Supremo alle dirette dipendenze del Führer. Tale funzione era stata affidata al Gauleiter (governatore nazista) del Tirolo-Vorarlberg.
I motivi del trasferimento del Durchgangslager da Fossoli a Bolzano furono d'ordine militare (l'avanzata da sud degli Alleati e l'intensa attività partigiana) e logistico (la vicinanza alla linea ferroviaria del Brennero). Insieme agli ultimi prigionieri rimasti a Fossoli fu trasferita a Bolzano l'intera struttura gerarchica e amministrativa del Lager (comandanti, guardie, etc.).

 

Von Fossoli nach Bozen
Die Provinz Bozen wurde mit den Provinzen Trient und Belluno zur Operationszone Alpenvorland zusammengefasst und unter die zivile und militärische Verwaltung eines Obersten Kommissars gestellt, der direkt Hitler unterstand. Oberster Kommissar war der Gauleiter von Tirol-Vorarlberg.
Für die Verlegung des Durchgangslagers von Fossoli nach Bozen gab es zwei Gründe:
- Der Vormarsch der Alliierten von Süden und die starke Aktivität der Partisanen  machten eine Verlegung nach Norden militärisch notwendig.
- Die Nähe zur Brenner-Eisenbahnlinie bot einen logistischen Vorteil.
 Zusammen mit den letzten in Fossoli verbliebenen Gefangenen wurde auch die gesamte Führungs- und Verwaltungsstruktur des Lagers nach Bozen versetzt (Kommandanten, Wärter, usw.).

 

From Fossoli to Bolzano
Together with the provinces of Trento and Belluno, the province of Bolzano had been part of the «Pre-Alpine zone of operations» since September 1943, under the civil and military administration of a Supreme Commander, who was directly responsible to the Führer. The post of Supreme Commander was filled by the Gauleiter (Nazi Governor) of Tyrol-Vorarlberg.
There were military reasons why the transit camp was moved from Fossoli to Bolzano (the Allies were advancing from the south and there was an intense partisan activity) as well as logistic ones (proximity to the Brennero railway line). Together with the last prisoners of Fossoli, the entire executive and administrative structure (commanders, guards, support staff, etc.) of the Fossoli camp was transferred to Bolzano.

 

 

Didascalie 

- Cartina delle Zone di Operazioni «Prealpi» e «Litorale Adriatico» (OSS, 1944)
- Destinazione dei 13 trasporti documentati, partiti da Bolzano nel periodo compreso tra il 5 agosto 1944 e il 22 marzo 1945. La maggior parte delle migliaia di deportati non fece ritorno dai campi di concentramento e di sterminio in Germania e Polonia.

 

- Karte der Operationszonen «Alpenvorland» und «Adriatisches Küstenland» (OSS, 1944)
- Die Karte zeigt die Routen der 13 dokumentierten Transporte aus dem Lager Bozen zwischen dem 5. August 1944 und dem 22. März 1945. Der Großteil der Deportierten kehrte aus den Konzentrations- und Vernichtungslagern in Deutschland und Polen nicht mehr zurück. Es waren Tausende.

 

- Map of the German zones of operations «Pre-Alps» and «Adriatic Coast» (OSS, 1944)
- Destination of the 13 documented transports made from Bolzano between August 5, 1944 and March 22, 1945. The majority of the thousands of people deported did not return from the concentration and extermination camps in Germany and Poland.

 

Percorso della Memoria (Via Resia, Bolzano)


III


 

I deportati
Vennero deportati a Bolzano uomini, donne e bambini provenienti da numerose regioni dell'Italia centrale e settentrionale. Tra loro
- oppositori politici e partigiani;
- internati per motivi razziali: ebrei e «zingari» (Sinti e Rom);
- ostaggi, familiari di ricercati, disertori e renitenti alla leva;
- militari italiani e alleati.
La documentazione amministrativa del Lager fu distrutta dalle SS poco prima della smobilitazione. Il numero di matricola più alto di cui si ha traccia è 11.116.

 

Die Deportierten
Männer, Frauen und Kinder aus vielen Regionen Mittel- und Norditaliens wurden nach Bozen deportiert. Unter ihnen waren
- politische Oppositionelle und Partisanen;
- aus rassistischen Gründen Inhaftierte: Juden und "Zigeuner" (Sinti und Rom);
- Geiseln, Sippenhäftlinge, Deserteure und Militärdienstverweigerer;
- italienische und alliierte Kriegsgefangene.
Die Verwaltungsdokumente und -akten des Lagers wurden von den SS kurz vor dessen Auflassung zerstört. Die höchste bekannte Häftlingsnummer ist die 11.116.

 

The deportees
Men, women and children from many regions in central and northern Italy were deported to Bolzano. They included:
- political opponents and partisans;
- people interned on racist grounds: Jews and «Gypsies» (Sinti and Rom);
- hostages, deserters, absentees and relatives of men wanted;
- Italian and Allied military prisoners.
The administrative documents were destroyed by the SS, shortly before the camp ceased operation. The highest prisoner registration number found was 11,116.

 

 

Didascalie 

- Foto del Lager
- Tessera matricola
- Triangoli

 

- Foto des Lagers
- Matrikelkarte
- Stoffdreiecke («Winkel»)

 

- Photo of the camp
- Registration card
- Fabric triangles

 


IV


 

Omicidi, torture, lavoro coatto
Il Lager di Bolzano rientrava pienamente nella rete concentrazionaria delle SS, nata già nel 1933 col il campo di Dachau. Essa mirava all'annichilimento del corpo e della personalità degli internati attraverso un regime di privazioni, umiliazioni e maltrattamenti. Anche nel Lager di Bolzano si verificarono torture, esecuzioni e omicidi. Solo alcuni dei responsabili furono individuati e perseguiti in giudizio nel dopoguerra. Nel 2000 fu celebrato il processo ad una delle più feroci guardie del campo, un caporale SS d'origine ucraina allora ventenne. Rintracciato in Canada, fu condannato in contumacia all'ergastolo per numerosi omicidi e sevizie. La sentenza fu confermata nei successivi gradi di giudizio.
«Le modalità delle azioni violente ascrittegli denotano mancanza assoluta di rispetto non soltanto nei confronti dei soggetti passivi, ma della vita e dell'umanità in sé considerate.» (Tribunale militare di Verona, sentenza nr. 49 del 24.11.2000, nei confronti di Michael Seifert)
La maggior parte degli internati fu utilizzata nel lavoro coatto, in condizioni schiavistiche, all'interno del Lager, in alcune fabbriche, in riparazioni ferroviarie e stradali, nonché nei campi satellite di Merano/Maia Bassa, Moso in Passiria, Certosa in Val Senales, Val Sarentina, Vipiteno e Colle Isarco.

 

Folterungen, Ermordungen, Zwangsarbeit
Das Lager von Bozen gehörte zum Netz der Konzentrationslager des Dritten Reiches. 1933 entstand das erste KZ in Dachau. Die Lager hatten das Ziel, die Inhaftierten körperlich und psychisch durch Entbehrung, Erniedrigung und Folter zu brechen. Auch im Lager von Bozen gab es Folterungen, Exekutionen und Ermordungen. Nur wenige der Verantwortlichen wurden nach dem Krieg gerichtlich verfolgt und verurteilt. Im Jahr 2000 wurde einem ehemaligen Aufseher des Lagers, einem damals zwanzigjährigen SS-Gefreiten ukrainischer Herkunft, der Prozess gemacht. Er wurde in Kanada aufgegriffen und wegen zahlreicher Morde und Folterungen in Abwesenheit zu lebenslanger Haft verurteilt. Das Urteil wurde in den weiteren Instanzen bestätigt.
«Die Modalität der ihm zugeschriebenen Gewaltakte zeigen eine absolute Respektlosigkeit nicht nur gegenüber passiven Subjekten sondern auch gegenüber dem eigentlichen Verständnis des Lebens und der Menschheit.» (Militärgericht von Verona, Urteil Nr. 49 vom 24.11.2000 gegen Michael Seifert)
Der Großteil der Gefangenen wurde unter sklavenähnlichen Bedingungen als Zwangsarbeiter eingesetzt: im Lager, in einigen Fabriken, bei Straßen- und Eisenbahnreparaturarbeiten, sowie in den Satellitenlagern von Meran/Untermais, Moos in Passeier, Karthaus im Schnalstal, Sarntal, Sterzing und Gossensass.

 

Torture, murders, forced labour
The lager in Bolzano formed part of the network of SS concentration camps that had been started in 1933 with the camp at Dachau. It aimed at the physical and psychological annihilation of the prisoners, through a system of deprivation, humiliation and abuse. Torture, executions and murders were perpetrated in the lager of Bolzano as well. Only a few of those responsible were identified and brought to trial after the war. In the year 2000 one of the most ferocious camp guards was brought to trial, a Ukrainian SS corporal 20 years old at the time. He was tracked down in Canada and was sentenced by default to life-long imprisonment for numerous murders and episodes of torture. The sentence was confirmed in the subsequent stages of the proceeding.
«The kinds of the violent actions ascribed to him indicate a total lack of respect not only for the victims but also for life and humanity in general.» (Verona Court Martial, Sentence No. 49, Nov. 11, 2000, passed against Michael Seifert)
The majority of prisoners were used as forced labour under conditions of slavery, either in the camp itself, in a series of factories, on railway and road repairs, or in one of the satellite camps at Merano/Maia Bassa, Moso in Passiria, Certosa in Val Senales, Val Sarentina, Vipiteno and Colle Isarco.

 

 

Didascalie


- Il "blocco celle" in cui venivano segregati i prigionieri a disposizione del comando SS di Bolzano.

 

- Der "Zellenblock", in dem jene Gefangene isoliert wurden, die dem SS-Kommando von Bozen zur Verfügung standen.

 

- The "block of cells", where prisoners under the control of the SS Command in Bolzano were isolated.

Un


V


 

La rete di assistenza
Il Lager, posto alla periferia sud-ovest della città, copriva un'area di circa un ettaro e mezzo e comprendeva due grandi capannoni costruiti nel 1941 per le forze armate italiane. La capienza complessiva dei vari "blocchi", man mano costruiti e chiamati con lettere alfabetiche (dalla A alla M), era di 1.500 internati, ma il campo arrivò a contenere quasi 4 mila persone, poiché i bombardamenti alleati sulla linea ferroviaria del Brennero rallentarono la macchina della deportazione.
Già nell'autunno 1944 fu organizzata e finanziata dal Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia (CLNAI) una rete di assistenza ai detenuti, sostenuta anche dall'aiuto di famiglie - in particolare di donne - di Bolzano, soprattutto del vicino rione operaio. Essa agiva in collegamento con un comitato di assistenza clandestino organizzato dagli internati.

 

Das Hilfsnetz
Das Lager, das sich in der südwestlichen Peripherie der Stadt befand, umfasste ein Areal von ungefähr eineinhalb Hektar und bestand aus zwei Hallen, die 1941 von den italienischen Streitkräften erbaut worden waren. Die Aufnahmekapazität der verschiedenen "Blöcke", die mit Buchstaben bezeichnet wurden (von A bis M), betrug insgesamt 1.500 Inhaftierte. Im Lager wurden aber bis zu 4.000 Personen zusammengepfercht, weil die Deportationsmaschinerie durch die alliierten Luftangriffe auf die Brenner-Eisenbahnlinie erheblich verzögert wurde.
Bereits im Herbst 1944 wurde durch die Widerstandskämpfer vom CLNAI (Nationales Befreiungskomitee für Oberitalien) ein Hilfsnetz für die Gefangenen organisiert und finanziert, das auch Bozner Familien und insbesondere Frauen aus dem nahe gelegenen Arbeiterviertel unterstützten. Dieses agierte in Verbindung mit einem geheimen Hilfskomitee, das von den Häftlingen organisiert war.

 

The aid network
The camp was situated on the town's south-western periphery and covered an area of approximately 1.5 hectares. It included two large sheds built in 1941 for the Italian armed forces. The various “blocks”, wich were built in succession and named in alphabetical order (from A to M), had a total capacity of 1,500 prisoners, but the camp contained at a time almost 4,000 people since the allied bombardments on the Brennero railway line slowed down the deportation machine.
Already in the autumn of 1944 the CLNAI (Northern Italy National Liberation Committee), supported by families - and especially, women - from the nearby workers’ quarter in Bolzano, set up an aid network for the prisoners. This was linked to an underground aid committee organised by the prisoners themselves.

 

 

Didascalie 

- Cartina del lager (elaborata da Cesare Zilio)
- Fotografia aerea alleata dell'area su cui sarebbe sorto il Lager (ott. 1943). Accanto ad essa magazzini e officine in uso alla Wehrmacht.

 

- Karte des Lagers  (ausgearbeitet von Cesare Zilio)
- Luftbild der Alliierten vom Areal des späteren Durchgangslagers (Oktober 1943); daneben Depots und Werkstätten der Wehrmacht.

 

- Map of the camp (prepared by Cesare Zilio)
- Aerial picture taken by the Allies of the area where the camp was subsequently created (October 1943). Next to it are storehouses and workshops used by the German Army (Wehrmacht).

 


VI


 

Nel dopoguerra
Nel dopoguerra le baracche del Lager furono utilizzate per accogliere rimpatriati, profughi e poi famiglie di senzatetto. Lungo gli anni Sessanta esse furono abbattute per far posto a nuovi edifici. La Città di Bolzano - insieme alle associazioni ANED, ANEI, ANPI, ANPPIA e alla Comunità Ebraica di Merano - è impegnata a salvaguardare e coltivare la memoria delle donne e degli uomini di diversa nazionalità e religione che, per motivi politici o razziali, qui soffrirono e perirono sotto la persecuzione nazifascista.

 

Nach dem Krieg
Nach dem Krieg wurden in den Baracken zunächst Flüchtlinge dann obdachlose Familien untergebracht. Im Laufe der Sechziger Jahre wurden die Hallen niedergerissen, um Platz für neue Gebäude zu schaffen. Der Stadt Bozen, der Jüdischen Kultusgemeinde von Meran und den Vereinen ANED, ANEI, ANPI, ANPPIA ist es ein Anliegen, das Andenken an die verfolgten Frauen und Männer unterschiedlicher Herkunft zu bewahren und zu pflegen, die hier unter der nationalsozialistischen und faschistischen Verfolgung litten und den Tod fanden.

 

After the war
After the war the camp huts were used to host repatriates, displaced persons and later on homeless families. In the 1960s they were demolished to create space for new buildings. The City of Bolzano - together with the associations ANED, ANEI, ANPI, ANPPIA and the Jewish Community of Merano - is committed to safeguarding and cultivating the memory of the men and women of different nationalities and religions who suffered and died here under the nazi-fascist persecution for political or racial reasons.

 

 

Didascalie 

 

- Immagini del campo nel dopoguerra (colonia per bambini)
- Immagine dell'abbattimento delle baracche negli anni Sessanta

 

- Bild des Lagers nach dem Krieg (Kinderferienlager)
- Bild des Abbruchs der Baracken des Lagers in den Sechziger Jahren

 

- Pictures of the camp after the war (a holiday camp for children)
- Picture of the demolition of the huts in the 1960s

 

Inaugurazione del Percorso della Memoria (15.06.2004)


VII

 

«Il primo maggio del 1945 siamo usciti dalle nostre celle buie. Eravamo rimasti pochi, vivi. Ci siamo buttati le braccia al collo con Jaroslaw il boemo a vedere ancora il cielo azzurro e gli alberi in fiore, e a casa c'eravate voi bambini ad aspettarci». (Enrico Pedrotti, "Marco", matr. n. 7463)

 

«Am ersten Mai sind wir aus unseren finsteren Zellen gekrochen. Nur wenige von uns sind lebend übrig geblieben. Wir haben wieder den blauen Himmel und die blühenden Bäume gesehen, dann sind wir uns  mit Jaroslaw, dem Böhmen, um den Hals gefallen, und zu Hause habt ihr Kinder auf uns gewartet» (Enrico Pedrotti, "Marco", H.N. 7463)

 

«On May 1, 1945 we came out of our dark cells. There were only a few of us left alive. With Jaroslaw, the Czech, we embraced when we saw the blue sky and the blossoming trees, and you children were at home, waiting for us ». (Enrico Pedrotti, "Marco", Reg. No. 7463)