SAPER DIRE DI NO

Letture e testimonianze sulla Resistenza in Europa 

Scelta antologica a cura di Carlo Romeo, Leopold Steurer  (it /dt)

Musica a cura di Marcello Fera e altri
 

Lettura collettiva a cura di Johanna Porcheddu

Merano, Merano arte, sala Cassa di Risparmio 
24 Aprile 2010, ore 18.00, Ingresso gratuito 

In collaborazione con ANPI Bolzano, Edizioni alpha beta Verlag

Se sopravvivete a quest’epoca, non dimenticate… Voci dalla e sulla Resistenza

 

Wenn ihr diese Zeit überlebt, dann vergeßt nicht...Stimmen zum und aus dem Widerstand 

 

Questa piccola selezione di «voci dalla e sulla Resistenza» è volutamente impostata in modo vario. Si alternano testi lirici, memorialistici, documentari, narrativi. Gli autori e le autrici hanno fatto parte della Resistenza militante, oppure sono stati vittime, testimoni o persone che hanno sentito il dovere di esprimere con la loro voce, con le loro parole, il significato di quegli eventi per la storia umana.Orrore e tenace speranza, esilio e nostalgia, annichilimento e attaccamento agli affetti e alla vita. Sono voci che parlano delle stesse cose anche se in lingue diverse: italiano, tedesco, francese, spagnolo e così via. La Resistenza fu un fenomeno europeo e la stessa idea di Europa unita – e più in generale della collaborazione internazionale – affonda le sue radici in quella tragica esperienza. La prima lucida formulazione della necessità di superare i nazionalismi, nella visione di una futura Federazione europea, fu scritta durante la guerra dai confinati antifascisti Altiero Spinelli, Ernesto Rossi e Eugenio Colorni nel famoso «Manifesto di Ventotene».

La memoria della Resistenza ai fascismi - come qualunque valore etico che provenga dal passato più o meno lontano - non è un patrimonio acquisito per sempre, un insegnamento fissato una volta per tutte. La memoria è un processo dinamico che lega passato e presente. Le celebrazioni e le ricorrenze sarebbero inutili se fossero percepite come imposizione “dall’alto” di contenuti già definiti, conclusi, estranei alla nostra quotidiana esistenza; in altre parole, se i soggetti attuali (ovvero le nostre coscienze) non partecipassero attivamente alla continua ricostruzione di questo “filo”. Un “filo” che richiede tutta la nostra attenzione, senso critico come pure tutto il nostro affetto e umana partecipazione.