Autore - Carlo Romeo

Rif. bib. - Romeo, Carlo, Tra fiction e storia, in: Verkaufte Heimat, Provincia Autonoma di Bolzano-Cultura italiana, Bolzano 2009, pp. 6-9.

Booklet allegato al cofanetto DVD Verkaufte Heimat. Dal libro di Felix Mitterer. Con sottotitoli in italiano - Prov. Aut. Bolzano - Rip. 15 - Ufficio Bilinguismo e lingue straniere 

Provincia Autonoma di Bolzano, Rip. 15, Ufficio Bilinguismo e lingue straniere

 

TRA FICTION E STORIA


Il ciclo “Verkaufte Heimat” si compone di quattro film prodotti dalla Norddeutscher Rundfunk, dalla RAI-Sender Bozen e dall’Österreichischer Rundfunk. Le prime due parti uscirono nel 1989, la terza nel 1991 e la quarta nel 1994. Nel suo complesso la serie - pur con le discontinuità di cui si parlerà in seguito - costituisce uno dei più ampi tentativi sinora mai realizzati di trasporre sul piano cinematografico le principali vicende del Novecento nella provincia di confine dell’Alto Adige/Südtirol.
In particolare l’opera è incentrata sul travaglio della comunità sudtirolese, dopo il distacco dalla madrepatria austriaca, nella definizione di una nuova identità e nel rapporto con la propria Heimat.

 

Heimat
Heim è il “focolare”, il luogo dei rapporti più intimi e familiari, il nucleo di massima appartenenza. Nella memoria dei cinefili il titolo può risvegliare un’immediata associazione con uno dei capolavori del cosiddetto “nuovo cinema tedesco”, uscito pochi anni prima (1984). Il primo film di quella che sarebbe divenuta l’imponente trilogia di Edgar Reitz, assumeva proprio il termine Heimat per indicare il luogo in cui la “grande storia” si concretizza nelle piccole storie di cui ciascuno è partecipe e testimone.
Quella presentata in questi film è una Heimat costantemente minacciata, rincorsa e perduta. Verkauft significa “venduto”, “barattato”, ma anche “tradito”. Contesa tra opposti nazionalismi, la Heimat finisce col divenire luogo di lacerazione e disgregazione.
Essa viene aggredita in primo luogo dall’esterno: ad esempio dalla politica fascista, che vorrebbe assimilarla forzatamente ad altro, come pure da quella nazista, che nelle sue ciniche strategie non esita a decretarne la fine. Ma essa viene “tradita” anche dal suo stesso interno: fanatismo, ambizioni personali, logiche di potere, ingenuità o semplicemente l’incapacità di elaborare il passato sono tutti fattori di una “svendita”, di una rinuncia ai valori più profondi e concreti della Heimat.

 

Tra due mondi: Ettore e Anna
Molta della carica drammatica di queste saghe familiari sta nel destino di chi rimane “lacerato” in un contesto di forte polarizzazione. Seguendo uno dei topos più antichi della narrativa e dell’epica (l’amore tra persone che appartengono a mondi diversi, addirittura nemici e antagonisti), in tutti e quattro i film una posizione dominante è affidata alla relazione tra il carabiniere Ettore e Anna, che appartiene ad una famiglia di “mangiaitaliani”. Proprio la figura della donna (che a livello simbolico-antropologico incarna la terra natìa, la Heimat) interpreta il dramma più intimo. Risulterà emarginata dalla sua gente, che la considera una “traditrice”, e, allo stesso tempo, psicologicamente distante dal mondo del compagno di vita, che non può capire pienamente la sua situazione.
Di tale incomprensione, nelle ultime due parti, si fa interprete il figlio della coppia, Andrea. La “scelta di campo” che compie nello svolgimento del suo ruolo di collaboratore dei servizi segreti italiani rivela tratti maniacali che rimandano alla debolezza alla quale vengono condannate spesso le “identità meticce” da contesti di netta separazione etnica.

 

Verosimiglianza e metafora
I soggetti dei film nascono da una più o meno accurata documentazione storiografica. È tuttavia utile ricordare che il rapporto tra la coerenza storica e quella artistica (in questo caso cinematografica) è inevitabilmente complesso. I film non possono essere “letti” come rappresentazioni strettamente conseguenti alle ricostruzioni storiografiche delle vicende, o, peggio ancora, come trasposizioni immediate di documenti, immagini, dati storici. Inesattezze e semplificazioni sono spesso determinate dalla stessa logica della narrazione cinematografica. Più che sulla precisione dei dettagli lo spettatore deve quindi interrogarsi sull’efficacia del quadro complessivo di verosimiglianza che i film sono riusciti a comporre. Oltre a ciò, anche per quanto riguarda i film storici il giudizio estetico deve sempre tener conto del grado di equilibrio raggiunto tra i significati, messaggi, valori comunicati e la dimensione simbolica e metaforica tipica del linguaggio cinematografico.
A rendere ancora più complesso il giudizio sul ciclo “Verkaufte Heimat” contribuisce una certa diversità di ispirazione e stile tra le due unità che lo compongono.

 

La prima unità: le opzioni
Le prime due parti trattano delle opzioni e della guerra (il periodo compreso tra il 1938 e il 1945). L’idea dei film era nata in riferimento alla ricorrenza del cinquantesimo delle “opzioni” del 1939, una pagina di storia locale sino ad allora poco illuminata nelle sue implicazioni di “memoria collettiva”; una pagina del resto che si è sempre rivelata un campo ideale per romanzieri, drammaturghi, sceneggiatori, perché capace di mettere in gioco i conflitti più profondi, antropologici, del rapporto dell’uomo con le proprie radici.
Incaricato dei soggetti fu uno degli scrittori austriaci più sensibili ai temi storici, il nordtirolese Felix Mitterer, che ne ultimò la redazione nella primavera del 1988. La regia fu affidata a Karin Brandauer, che tra l’autunno dello stesso anno e la primavera di quello successivo ultimò le riprese (tra gli altri luoghi a Glorenza, Bolzano, Merano e in Val d’Ultimo). Entrambe le puntate furono prodotte alla fine del 1989.
I due film affrontano il grande tema delle opzioni indagandone nascita, svolgimento e conseguenze. Le saghe delle quattro famiglie, le figure e i caratteri del paesino sudtirolese assumono un valore esemplificativo delle vicende di tutto il Sudtirolo. E davvero ampio risulta il confronto con la storia. Nelle “microstorie” del paese si riflettono efficacemente gli eventi della cosiddetta “grande storia”, lasciando nello spettatore un’impressione molto simile a quella derivante dalla lettura di Schöne Welt, böse Leut (“Bel mondo, cattiva gente”) di Claus Gatterer. In questo capolavoro narrativo del 1982 il giornalista e storico pusterese raccontava la propria infanzia e adolescenza nel paese di Sesto, cogliendo attraverso uno “sguardo dal basso” le dinamiche sociali e psicologiche della propria comunità di fronte all’italianizzazione, all’entusiasmo per il nazismo, alle opzioni e alla guerra.

 

La seconda unità: gli attentati degli anni ’60
La seconda unità (3° e 4° parte) è rivolta invece agli attentati degli anni ’60 (decennio 1959-1969). L’idea di continuare il ciclo fu annunciata dallo stesso Mitterer nel 1990, sull’onda del successo televisivo riscosso dalle prime due parti. A succedere alla Brandauer nella regia fu Gernot Friedel.
La scelta narrativa di continuare le saghe con gli stessi personaggi ha costretto a pesanti forzature all’interno di caratteri già definiti. In altre parole, lo sviluppo psicologico di alcuni tra i personaggi principali appare non del tutto coerente rispetto alle prime puntate. È il caso, in particolare, di Sepp Rabensteiner (l’ex-bidello “Pietracorvo”) e dei fratelli Hermann e Toni Tschurtschentaler, “costretti” ora a rappresentare precise figure storiche, rispettivamente Sepp Kerschbaumer (il fondatore del BAS), Georg Klotz e Luis Amplatz. La sovrapposizione così esplicita tra “finzione” e “storicità” rompe l’equilibrio in cui si erano mantenute le prime due parti. Il confronto con le vicende storiche appare meno ampio rispetto alle prime parti, più cronachistico e didascalico. In primo piano si svolgono, quasi con l’andamento di un “giallo”, le trame degli attentatori, le loro lotte intestine, i tradimenti, le strategie eversive, i maneggi e le covert operations dei servizi segreti. I film sembrano rincorrere la cronaca di quegli anni senza peraltro potersi appoggiare a interpretazioni storiografiche solide e precise come era avvenuto per le opzioni.