Rif. bibl. L. V. Bertarelli (a cura di), Guida d’Italia del Touring Club Italiano, Pubblicazione Semestrale N. 6, 1° Febbraio 1919: Sicilia, Milano 1919, pp. 410-12.

 

 

Dettagliata descrizione dell’isola di Stromboli negli anni della prima guerra mondiale. Gli appassionati e cultori di “Iddu” noteranno subito i cenni all’ancora praticabile (nel 1916) sentiero S. Vincenzo-Ginostra e alla Schìcchiola, la piccola sorgente d’acqua potabile.

 

Stromboli (Studio fotog. Costa, Messina)

 

 

STROMBOLI

 

Servizio di navigazione pag. 357. — Conforto nullo. — Barche a S. Vincenzo.

La natura eccezionale dell'Isola tiene continuamente desta l'attenzione. Il panorama sull'arcipelago, la Sicilia, la Calabria è singolarissimo. La visita di Strombolicchio è del massimo interesse; complessivamente la gita di Strómboli è raccomandabilissima. Se poi si può avere lo spettacolo di una attiva eruzione e della caduta di materiale incandescente in mare alla, Sciara del Fuoco (in barca), riesce tale da superare ogni aspettazione.

Manca assolutamente d'alberghi qualsiasi e d'ogni conforto. Si è però accolti benevolmente ed in qualche modo serviti ed alloggiati presso la vedova Renda. Conviene portarsi scatole di conserve e bottiglie di acqua minerale non essendovi che acqua di cisterna. Si sbarca alla spiaggia di S. Vincenzo (L. 0.50), da piccola distanza, con una barchetta che viene fatta arenare tirandola sulla sabbia. Se vi è un po' di mare, un barcaiolo prende in braccio od a cavalcioni per i pochi metri coperti dalla risacca sulla spiaggia lunga.

Quest'Isola, la più celebre dell'arcipelago, dalla più remota antichità per la sua attività vulcanica, che perdura anche oggi, è formata da un unico cono vulcanico principale di pianta quadrilatera, ad angoli smussati, di circa km. 4 per 2.5 a 3.5, con una superficie di kmq. 12.6. Ma il suo profilo semplice e regolare di triangolo isoscele, col vertice arrotondato, alto sul mare m. 926, da qualunque direzione la si osservi, la fa ritenere rotonda, donde il suo antico nome di Strongyle, vale a dire trottola.

 

TCI 1919

 

L'Isola fu abitata anche nell'antichità: infatti si sono rinvenuti pezzi di antichi mulini, formati, al solito, da una pietra scavata da un'altra per la macinazione, ma di materiale non esistente nell'Isola. Inoltre fu trovato un sepolcro di tarda epoca romana, fatto con lastre di scorie vulcaniche.
La sua particolarità è di essere stata sempre vulcano attivo, fin dai tempi ai quali arriva la storia o la tradizione; casi che, per il suo fuoco perpetuo, questo vulcano era considerato come faro naturale del Tirreno. Si vede infatti di notte quasi sempre Stròmboli, per il riflesso rossastro del suo fuoco, nella traversata da Napoli allo stretto di Messina.
Il punto più alto è la cresta Váncora, che è una parte dell'orlo del primo antico cratere franato, stato poi sostituito dall'attuale apparato eruttivo, spostato verso NO a più in basso, a 750 m., entro una conca svasata verso NO, che versa a mare con un ripido piano inclinato franoso, detto Sciara del Fuoco perché in esso ordinariamente si riversano i prodotti delle eruzioni: lava in colata od in blocchi e brandelli, bombe, lapilli ed arena. Questo piano inclinato è limitato, ai due lati, da due pittoresche scogliere di lave scendenti fino al mare: il Filo dei Fuoco ed il Filo di Baraona. Cosicché l'apparato eruttivo e la Sciara del Fuoco, sono proprio incassati, e quindi i danni delle eruzioni vengono limitati. Anzi, dall'abitato di S. Vincenzo e da Ginostra, neppure si vede l'apparato eruttivo. Spesso però vi sono piogge generali di sabbie su tutta l'Isola.

L'apparato eruttivo è attualmente costituito (autunno 1916) da una cavità craterica con orlo poco rialzato, entro la quale sono quattro coni maggiori, attivi, ed altri minori. Questo apparato eruttivo sta, rispetto all'antico, come il cono attuale del Vesúvio sta rispetto alla Somma.
L'Isola è costituita principalmente di lava basica, eruttata dall'antico cratere, ricoperta in parte dai prodotti delle eruzioni del cratere attuale: bombe, scorie, lapilli e ceneri. Alcune parti, specialmente a NE, sono coperte da tufi subacquei, e da lapilli e ceneri.

Questi materiali, più o meno incoerenti, rendono coltivabile a vigna ed oliveti i due terzi dell'Isola, fino a mezza altezza (m. 450); alquanto più su non vi sono che cespugli di ginestre, giunchi e graminacee, e piante sparse di fico; più su ancora, soltanto rari cespugli sull'arena e fra rovine nude.

I 2162 ab. di Strómboli sono ripartiti in tre villaggi e S. Vincenzo, con un po' più a N il gruppo di case di S. Bartolomeo, alla punta NE dell'Isola, e Ginestra, presso alla costa opposta, a SO, riuniti da un tratto di km. 1.5 c. di discreta strada fino al Semaforo Nuovo provvisorio (capanna), che poi per c. 5 km. diventa sentiero aspro nella parte più alta, ove passa presso la cima del vulcano. Sono pure congiunti da un piccolo sentiero interessante, aspro ed anche pericoloso (per caduta di sassi) lungo mare, praticabile solo a mare tranquillo, essendo esposto alle mareggiate. Per entrambi è necessario farsi accompagnare, sia pure da un ragazzo. Da Ginostra per Scalo di Lazzaro, lungo la costa SO, si può, per sentiero che poi volge a N (guida), arrivare a Contrada del Fuoco, quasi alla punta O dell'Isola, poco distante dalla Sciara del Fuoco.
Oltre i due sentieri accennati tra S. Vincenzo e Ginostra, un'altra strada, da S. Vincenzo, va al Semaforo Vecchio, a Labronzo (km. 2.5), per vigneti ed orti (il Semaforo è anche stazione sismica e vulcanologica: vi si possono quindi avere notizie esatte sullo stato del vulcano ed altre informazioni utili); poi volge ad angolo retto per un altro tratto, km. 0.5, su per le falde del monte, indi si riduce a sentiero non agevole, che sale alla cima (occorre guida; un ragazzo non è affatto consigliabile).

Un sentiero che si stacca circa alla metà della via S. Vincenzo-Ginestra, dirigendosi a S, passa sopra alla singolare depressione del lato E dell'Isola, detta Forgia Vécchia e omonima piccola grotta (profondità m. 6) e poi passa per la piccola sorgente di acqua potabile, detta Schicchiola, indi, serpeggiando, fra dirupi e valloni, conduce, con aspro e difficile cammino, alla punta S dell'Isola.

 

Cartolina viaggiata 1935 (Romeo Bz, Coll. Cincotta)

 

Ascensione

Si fa per tre vie (Guida L. 10-15): 

Per il sentiero di Ginestra, ripido ed aspro nella parte alta, che conduce, per la Portella di Ginostra, nella sella detta Fossatella, a S e sopra l'apparato eruttivo. 

Da S. Vincenzo, per S. Bartolomeo, Labronzo, Semaforo Antico; e poi sale lungo la china, per sentiero scabroso ed arriva, presso il Filo del Fuoco, alla Affacciata, donde si vede la Sciara del Fuoco e, salendo ancora, si perviene in vista del Filo dello Zolfo, scogliera ad E dell'apparato eruttivo. Giunge quindi alla Portella delle Croci, che è uno stretto passaggio, una sella, fra le due creste più alte del vulcano; così detta perché, fra l'arena ed il lapillo, che coprono il suolo, insieme con grossi blocchi, si trovano molti cristalli di pirosseno ed augite geminati, incrociati. Alla Portella delle Croci, fa seguito una valletta, detta Fossatella, che la unisce alla Portella di Ginestra, ad O. Questa via è comoda e piacevole nella parte bassa, fra case e terreni coltivati e fa vedere le diverse località nominate, ma è assai lunga: occorrono 4.5 ore.

Da S. Vincenzo al Semaforo Nuovo, per il pendio roccioso delle Chiappe Liscie, a M. S. Vincenzo o M. Liscione, poi si gira a S e quindi a SO e si passa per la Portella delle Croci. È la via più breve e la migliore per quanto sempre faticosa: 3 ore circa. Conviene poi recarsi dietro al Torrione, grande e pittoresco scoglio a SO dell'apparato eruttivo; di là si possono osservare bene le eruzioni, senza pericolo, anche nelle epoche di grande attività del vulcano. Anche quando il vulcano è tranquillissimo, fermandosi un'ora per la colazione, si può d'ordinario avere almeno lo spettacolo di soffiate di sabbie e materie che fanno sempre grande impressione. La discesa, rapida e gradevole, si fa per la Portella delle Croci, Arena Grande, Semaforo Nuovo, S. Vincenzo, in 2 ore, camminando su arena e su terre coltivate.

In 8 ore, si ha il tempo di fare comodamente il giro: S. Vincenzo, Piscità, S. Bartolomeo, Tempone, Labronzo, Semaforo, Affacciata alla Sciara del Fuoco, apparato eruttivo, Torrione, Fossatella, Portella delle Croci, Arena Grande, Schicchiola, S. Vincenzo.