Autore: Leopoldo Zagami
Rif. bibl.: Zagami, Leopoldo, Le isole Eolie nella storia e nella leggenda, Libreria Zagami, Messina 1950 (2° edizione)
Leopoldo Zagami, nato ad Alicudi, percorse nel secondo dopoguerra una lunga carriera politica; fu eletto senatore col partito monarchico e poi con il partito socialista democratico. Tra i suoi studi eoliani: Lipari e i suoi cinque millenni di storia, Lo stemma della città di Lipari, Confinati politici e relegati comuni a Lipari, Le monete di Lipara.
Numerosissime ristampe e riedizioni, anche recenti ("Pungitopo" di Messina).
LE ISOLE EOLIE
NELLA STORIA E NELLA LEGGENDA
di Leopoldo Zagami
PREFAZIONE ALLA II EDIZIONE
Nel febbraio del 1939, data che se pur vicina nella reale valutazione del tempo, appare alquanto remota per gli eventi e le vicende di questi ultimi anni, nell'affidare alle stampe questo lavoro formulavo voti augurali perché le Eolie venissero meglio conosciute sì da richiamare su quell'arcipelago l'attenzione non solo degli amanti della natura, ma dei cultori di storia e degli archeologi affinché, attraverso ampi studi e nuove ricerche, avessero a far maggiormente conoscere gli avvenimenti che in quelle isole ebbero vita nell'antichità.
La distruzione e la morte che operarono nell' ultimo decennio in misura forse superiore alla volontà stessa degli uomini al punto da sconvolgere l'umanità intera e da offuscare la millenaria civiltà dei popoli, hanno dato all'uomo un ristretto miraggio, poter cioè sopravvivere superando ogni flagello.
Solo poche zone di terra delle nazioni europee in conflitto hanno potuto sconoscere il fragore delle armi, e tra queste le Eolie. Come se il Creatore avesse voluto in ogni tempo proteggerle, ha affidato all'immensità del mare che le circonda separandole dalle coste sicule e calabre, la loro custodia e la loro difesa. Avvolte dall'azzurro del cielo e del mare, solo la lontana eco delle armi di guerra osò talvolta turbare il profondo silenzio della natura che le sovrasta quasi per porre maggiormente in essere l'oasi di pace costituita dalle Lipari.
Resa ancor più forte dal dolore, la tenace gente liparese ha visto per mesi e mesi elevarsi colonne di fumo e di fiamme lungo le coste bagnate dal suo stesso mare ed ha udito da altra gente racconti terribili di rovine e di lutti arrecati in città e villaggi ad essa noti. Data la pericolosità della navigazione, solo a piccoli navigli dalle bianche vele fu per un certo tempo possibile l'approdo in quelle isole e, solo per loro tramite, gli abitatori poterono essere informati della vita e delle vicende di altre zone.
Ma un giorno non più si udirono boati lontani ed il mare eolio tornò nuovamente ad essere solcato da navigli dai quali densi pennacchi di fumo elevavansi al cielo. Fu per quegli abitanti come un felice ritorno alla primavera dopo un assai lungo e funesto inverno che li aveva costretti a vivere isolati quasi come se forti marosi sulle loro frastagliate coste si fossero abbattuti per lunghi e lunghi mesi e più di quanto è concesso alla natura, vietando ogni approdo. E la vita riprese così anche in quelle isole il suo normale corso.
Le Lipari, che già da oltre un millennio erano state più volte prescelte come luogo nel quale isolare gente che si amava togliere dalla circolazione affinché nella solitudine e nella forzata dimora potesse riflettere sul proprio operato, ripresero l'antico ruolo. Già nell'anno che completò il primo quarto di questo secolo, molti uomini erano stati allontanati dalla scena politica italiana e ridotti a percorrere per mesi e mesi le stradette ed i vicoli di Lipari nell'attesa di potere liberamente ritornare ai luoghi di provenienza. E la gente di Lipari tutti accolse rinnovando nel tempo quella affettuosa ospitalità che Omero da secoli nel suo poema decanta. La natura offrì loro quale grande farmaco una incommensurabile quiete per sollevare lo spirito depresso. Note figure di secessionisti dell'Aventino conobbero le sponde delle Eolie ed a cui più tardi, per ironia del destino, si aggiunsero proprio uomini responsabili di tale invio. E Lipari annoverò così fra i suoi ospiti involontari il più volitivo dei Ministri dell'Interno del regime fascista, sol pochi giorni dopo che questi ebbe a lasciare l'incarico.
Non solo gente del nostro idioma l'arcipelago eolio accolse, ma uomini di altre contrade e financo di altra razza, che il destino più tardi volle elevare ad alte cariche nei loro paesi o segnarne il definitivo tramonto.
Agli uomini si aggiunsero talvolta anche donne, e la stessa figlia prediletta di Mussolini conobbe in quelle isole per lunghi mesi la via dell'esilio e dell'oblio.
Stranieri dagli idiomi più vari, impossibilitati a fare ritorno nella loro patria, a seguito l'esito degli eventi bellici, più o meno forzatamente, si attardarono fino ad assottigliarsi ed a venir meno del tutto. E di quelle isole tutti portarono seco un vivo ricordo.
Ognuno vi giunse col pianto in gola reso ancor più amaro dalla disperazione, e ripartendo ben altre lagrime ebbe a versare, dovute non all'odio ma ad un sentimento ben diverso, quale la fratellanza ed il rimpianto.
Quanti che prima sconoscevano l'esistenza di quell'arcipelago, oggi, per aver ivi vissuto un burrascoso periodo della loro vita, parlandone intrecciano il loro dire con descrizioni di fenomeni vulcanici che la natura ivi offre. Ed il racconto diventa leggenda ed ancor più s'infittisce col tempo ed ai miti ed alle divinità di ieri, il cinema, prescegliendo oggi quei luoghi, aggiunge nuove trame d'amore, di gelosia e di odio.
Ed una leggenda racconta una trama d'amore dal titolo “Stromboli”, cui il fuoco dell'isola dà forza ed ardore, ed un'altra, “Vulcano”, la cui protagonista dall'isola omonima, al di fuori della sua parte scenica, vorrebbe forse trarre dalle mitiche officine di quel dio pagano strali infocati per scagliarli sul compagno che a Stromboli, dimentico di una promessa, tutto si era avvolto in una novella fiamma ardente come la lava che lenta ma inesorabile scorre lasciando tracce profonde sul cammino.
Ed un giorno non più la leggenda ma la storia dirà che attraverso il cinema le dimore di Eolo e di Vulcano furono maggiormente conosciute e storici ed archeologi le fecero ancor più rifulgere nel loro immenso fascino, sì che alle sponde eolie sempre più vennero gli amanti di pace e di bellezza, desiosi di conoscere quanto la natura nella sua immensità riesce ad offrire.
Luglio 1950 - Leopoldo Zagami
NOTA ALLA I EDIZIONE
Al grande affetto che mi lega alle Eolie devesi questo lavoro, nel quale ho cercato di porre in luce le gloriose vicende dell'antica e forte gente di Lipari e la vetusta civiltà di quelle isole.
Alquanto arduo si è presentato il lavoro di ricerca, data la scarsezza e la brevità delle notizie che si hanno dalle antiche fonti, le quali si occupano delle Eolie quasi sempre incidentalmente trattando della storia e della geografia della Sicilia.
Ad accrescere la difficoltà nel far luce su antichi ed oscuri periodi storici, va aggiunta la dispersione del materiale archeologico rinvenuto in quelle isole.
Formulo l'augurio che il mio lavoro possa contribuire a dare maggiore conoscenza alla storia di Lipari e nuovo impulso alle ricerche archeologiche nelle isole di quell'Arcipelago in cui Eolo e Vulcano ebbero la loro mitica dimora.
Oso nel contempo sperare che, attratto dalle antiche e gloriose vicende storiche, un maggior numero di visitatori si rechi ad ammirare quelle isole così ricche di mitologia e di bellezze naturali, che si ergono in una superba cornice azzurra di cielo e di mare e che per i suggestivi fenomeni vulcanici possono dirsi veramente l'arcipelago incantato del Mediterraneo.
28 febbraio 1939