Autore - Carlo Romeo
Rif. bibl. - Romeo, Carlo, Farsi capire, in: “Il Segno”, 2 ott. 1993, p.10.

Don Giorgio Cristofolini celebra una messa alla miniera di Monteneve/Schneeberg, anni '50 (www.carloromeo.it)

Qualche volta don Giorgio si è sentito solo. La sua era la solitudine di chi, piuttosto che venir meno alla propria missione di testimonianza, preferisce essere "scomodo". Ma aveva fatto una promessa, all'inizio del suo sacerdozio, alla memoria di suo padre. Suo padre era un "uomo con la valigia"; così definiva quei piccoli grandi uomini che, anonimi dietro le fredde cifre dei flussi migratori e dell'occupazione, sono i protagonisti senza voce della storia. Aveva fatto la promessa di essere sempre con loro, con gli ultimi. Cristo lui l'aveva riconosciuto e seguito lì, in basso, sempre più giù, fino a quelle mani e quei visi seminascosti alla luce delle torce, in fondo alle miniere. E quella promessa l’aveva mantenuta anche quando era stato destinato a dirigere "Il Segno". Ma come scrivere? Semplice, prima di mandare in tipografia i suoi articoli, li leggeva a due amici operai. Di tanto in tanto una mano si alzava, una voce lo interrompeva: "Non capisco questa parola! Cosa vuol dire questa frase?"
E don Giorgio sostituiva, correggeva, ampliava, fino a che l'espressione non fosse divenuta chiara, essenziale, "vitale". Ciò che importava era dar conto delle "cose". Le parole dovevano essere "cose". Quelle stesse per cui si batteva con coraggio. Non si accontentava di capirle; voleva cambiarle. E giorno per giorno sapeva prendere posizione, sapeva denunciare le pigrizie, gli alibi, le ipocrisie. Sapeva dimostrare che giustizia, dignità, solidarietà, pace, non sono soltanto degli slogan.
Non si trova negli editoriali di don Giorgio nemmeno un'ombra di retorica o di quel quietismo senza indignazione, che suole confortare senza aiutare. Preferiva la schiettezza delle verità scomode. Per questo qualche volta si sentiva solo.
Grazie, don Giorgio. Le parole erano facili e chiare. Non occorre sostituirle, cambiarle. Forse sono di quelle che non si scrivono.

 

Nota biografica
Don Giorgio Cristofolini, è stato uno dei protagonisti della vita diocesana altoatesina del dopoguerra. Nato ad Arco (TN) nel 1922, nel 1950 è nominato assistente provinciale delle ACLI e si dedica soprattutto alla cura e all'assistenza dei lavoratori dei cantieri, delle centrali idroelettriche, delle cave e delle miniere (fondamentale l'esperienza a Monteneve/Schneeberg). Sono gli anni di una massiccia immigrazione in regione di lavoratori italiani, soprattutto meridionali. Don Giorgio si occupa della loro collocazione, della loro corrispondenza e dei loro rapporti con la realtà locale, fino a meritarsi, come lui stesso ricorderà, l'ironico soprannome di «vescovo di Nicastro». Dirige poi il settimanale in lingua italiana “Il Segno” della neonata diocesi di Bolzano-Bressanone, fino alla morte avvenuta nel 1993.
Sulla sua figura cfr.: Il Vescovo di Nicastro, intervista a cura C. Romeo, in: AaVv., È sempre lavoro: Frammenti di storia del lavoro e dei lavoratori in Alto Adige, Lega Provinciale delle Cooperative di Bolzano, Bolzano 1993, pp. 217-22; Un prete in miniera, intervista autobiografica di Paolo Valente, Edizioni Dehoniane Bologna, Bologna 1993; «Il Segno», numero speciale, 2 ottobre 1993.