Il booklet sulla serie di film Verkaufte Heimat, sceneggiati da Felix Mitterer, nell’edizione con sottotitoli in italiano. Un lontano progetto (2009) dell’Ufficio Bilinguismo e lingue straniere della Provincia Autonoma di Bolzano. Quarta parte: Komplott

 

Verkaufte Heimat 

 

Rif. bibl.: Romeo, Carlo, Tra fiction e storia, in: Verkaufte Heimat, Provincia Autonoma di Bolzano-Cultura italiana, Bolzano 2009, pp. 38-45. Booklet allegato al cofanetto DVD Verkaufte Heimat. Dal libro di Felix Mitterer. Con sottotitoli in italiano - Prov. Aut. Bolzano - Rip. 15 - Ufficio Bilinguismo e lingue straniere.

 

 

Quarta parte: Komplott

 

di Carlo Romeo

 

 

Titolo e dintorni

Il termine Komplott (“complotto”) intende riferirsi al contesto di trame, in gran parte ancora oscure, che si intrecciarono negli anni più tragici del terrorismo in Alto Adige: dal 1961, dopo la “notte dei fuochi”, al 1969, anno in cui giunse la soluzione politica della questione e contemporaneamente ebbero fine gli attentati.

In piena “guerra fredda” i confini dell’Alto Adige coincidevano con quelli della stessa NATO. Fu così che la provincia divenne un “punto caldo” delle tensioni internazionali e campo di interesse (e di azione) dei servizi segreti di diversi Paesi.

Da parte italiana la reazione agli attentati sempre più cruenti (una ventina di morti e decine di feriti tra forze dell’ordine e civili) portò ad accrescere la rete di controspionaggio (con informatori e infiltrati). Diversi indizi usciti da inchieste successive indicherebbero il coinvolgimento di parti “deviate” degli apparati di sicurezza, con l’ausilio di gruppi di estrema destra, in azioni di controterrorismo in Austria e di “provocazione” in Italia. Va detto che la tesi ha trovato sinora scarse conferme in sede giudiziaria.

Momento culminante di queste trame è l’omicidio di Luis Amplatz e il ferimento di Georg Klotz avvenuto nel settembre 1964 in una malga in Val Passiria, per opera del compagno (in realtà collaboratore della questura italiana) Christian Kerbler. Kerbler fu fatto fuggire all’estero e, molti anni dopo, condannato in contumacia.

 

Verkaufte Heimat

 

La trama

Hermann Tschurtschentaler è riuscito a fuggire dall’ondata di arresti seguiti alla “notte dei fuochi”. Passato il confine ritrova il fratello Toni, anch’egli latitante. Insieme progettano di continuare dal Tirolo del Nord le loro azioni terroristiche.

All’interno dei servizi segreti italiani c’è chi decide di alimentare la tensione con “azioni nascoste” e di controterrorismo, cercando di attribuirne la responsabilità ai sudtirolesi.

Per queste operazioni viene usato anche Andrea, il figlio di Ettore ed Anna.

Alfons Rabensteiner si ritrova sempre più invischiato nel suo ruolo di spia, sia per soldi che per alleggerire la posizione del padre, considerato il capo dei terroristi. Accetta di aiutare gli italiani a catturare Hermann e Toni.

Si creano intanto le prime fratture all’interno del gruppo degli attentatori. Hermann vuole una lotta partigiana in Sudtirolo. Edlinger, un docente universitario di sentimenti neonazisti, vuole invece allargare il raggio dell’azione terroristica. Vengono colpiti bersagli nel Nord Italia e aumenta il tragico bilancio delle vittime.

Hermann e Toni continuano da soli le loro spedizioni oltre confine. In una di queste avrebbero l’occasione di uccidere il brigadiere Tozzer, responsabile di tanti maltrattamenti. Ne nasce invece una sparatoria in cui rimane ucciso Ettore. Ora più che mai Anna vive una disperata lacerazione intima e familiare: suo fratello le ha ucciso il marito e il figlio Andrea ha giurato di vendicarlo.

Nel frattempo il doppio gioco di Alfons Rabensteiner viene scoperto. È allontanato con disprezzo dai compagni. Il senso di colpa e la coscienza della propria viltà lo spingono a togliersi la vita.

La presenza di Hermann, Toni e degli altri latitanti comincia a diventare scomoda per l’Austria, interessata a migliorare i rapporti con l’Italia per poter entrare nella Comunità europea. Cessano così le protezioni e i latitanti sudtirolesi sono sottoposti a più stretta sorveglianza.

Esasperato per la morte anche del secondogenito, il vecchio Oberhollenzer aggredisce il brigadiere Tozzer. A salvare quest’ultimo interviene il parroco del paese. Ma è proprio quest’ultimo, nella colluttazione, a rimanere ucciso da una pallottola dello stesso Tozzer.

Hermann, che incautamente rilascia clamorose interviste sulla stampa italiana ed estera, viene attirato in una trappola, attraverso Reinhard, un infiltrato del colonnello Lonico. Costui si spaccia per un regista che vuole far propaganda per il movimento di liberazione sudtirolese. È lui ad accompagnare i due fratelli in un’ennesima azione in Sudtirolo. In una baita, nel cuore della notte, uccide Toni e ferisce Hermann, che riesce a scappare un’altra volta.

Intanto si è concluso il processo per la “notte dei fuochi”. Pur con dure condanne, la posizione degli imputati è stata alleviata dalla decisione di Rabensteiner di abbandonare le rivendicazioni di separatismo. Egli muore in carcere per un attacco di cuore.

Mentre progrediscono le trattative che porteranno ad una soluzione politica dell’autonomia sudtirolese, per Hermann, latitante in Austria e abbandonato dai politici, tutto è ormai finito. La moglie Paula è in custodia cautelare, il suo maso rischia di dover essere venduto e il sogno di tornare un giorno in patria si è infranto per sempre.

 

 

Hofer e il traditore Raffl

 

Toni. Guarda là, Reinhard!

Reinhard. Cosa c’è?

Toni. Laggiù dall’altra parte della valle, là c’è la Pfandleralm.

Reinhard. Dove hanno catturato Andreas Hofer?

Toni. Sì. Dove il Raffl lo ha tradito.

Reinhard. Giù alla locanda mi sono fatto dare del tè caldo. Ne volete?

 

Toni ed Hermann sono tornati in Alto Adige con armi ed esplosivo, accompagnati da Reinhard. Quest’ultimo personaggio rappresenta nella realtà storica Christian Kerbler, collaboratore della Divisione affari riservati del Ministero dell’interno, al servizio del questore di Bolzano.

L’omicidio di Amplatz e il ferimento di Klotz, la notte del 6 settembre 1964 nella malga “Brunner” presso Saltusio in Val Passiria, è uno degli episodi che hanno lasciato una lunga ombra di mistero e polemiche. Kerbler, presentatosi all’alba, coi vestiti strappati e in stato confusionale, presso un presidio militare, fu trattenuto per qualche ora in stato di fermo e consegnato al capo dell’ufficio politico della questura di Bolzano. Durante il trasporto verso il capoluogo gli sarebbe riuscita un’improbabile fuga. Con ogni evidenza fu aiutato a fuggire all’estero. Diversi anni dopo fu condannato in contumacia per l’omicidio, quale unico responsabile. Negli anni successivi alcune ricostruzioni (non giudiziarie) sulla base di rivelazioni da parte di soggetti legati ai servizi segreti hanno presentato l’episodio come un’iniziativa “concordata” dall’alto, una specie di “delitto su commissione”.

 

 

Terrorismo e autonomia

 

Sepp. Noi non combattiamo per l’autonomia, ma per l’autodeterminazione!

Parroco. Allora vi beccherete l’ergastolo! Tutti! Attentato all’integrità dello Stato! Così si chiama! Gli avvocati possono aiutarvi solo se dite che l’avete fatto per l’autonomia.

 

Per i 94 imputati al processo di Milano per la “notte dei fuochi” (1963/64) l’accusa più grave era quella di attentato all’“integrità dello Stato” (art. 241) che comportava la pena dell’ergastolo. Su suggerimento degli avvocati difensori essi dichiarano di aver avuto come obiettivo l’autonomia provinciale e non il separatismo. Le sentenze furono abbastanza equilibrate e molte furono riduzioni e le amnistie successive. Le pene più dure furono date soprattutto ai latitanti, tra cui Georg Klotz (18 anni) e Luis Amplatz (26 anni).

È opinione assai diffusa che senza gli attentati degli anni ’60 (che miravano al separatismo) i sudtirolesi non avrebbero ottenuto l’autonomia provinciale. Il clamore internazionale destato dalla “notte dei fuochi” contribuì certo a sollecitare il governo italiano a cercare soluzioni politiche, ad esempio con l’istituzione della Commissione dei 19. Va però sottolineato che l’escalation della violenza negli anni successivi ebbe l’effetto di danneggiare i rapporti diplomatici e le trattative italo-austriache, ritardando di fatto la presentazione e l’accettazione del “Pacchetto”.

 

Verkaufte Heimat

 

Padri e figli

 

Hermann. Non ho ucciso tuo padre, Andrea. È stato un altro, ma io ne sono responsabile. Mi dispiace, Andrea, veramente. Un tempo io ho odiato a morte tuo padre, lo ammetto. Allora, quando si sono messi insieme, tua madre e lui. Noi non volevamo accettare che nostra sorella andasse con un italiano. Ma non abbiamo mai voluto ucciderlo. Tuo padre era una brava persona. Se tutti gli italiani fossero stati come lui, non si sarebbe arrivati a questo punto.

 

Andrea ha scoperto dove si nasconde lo zio in Austria e vorrebbe ucciderlo per vendicare il padre. Le parole di Hermann concludono amaramente la parabola della fiction, ricollegandosi alle saghe delle prime puntate e a quello che ne era stato il Leitmotiv: la relazione tra Ettore ed Anna, osteggiata sin dal suo nascere e ora infranta per sempre dalla violenza del contesto.

 

 

Cronologia

 

1962/63

Continuano gli attentati su iniziativa soprattutto del “gruppo Burger”, di ispirazione neonazista, che allarga il raggio delle azioni all’Italia settentrionale. Un’esplosione alla stazione ferroviaria di Verona provoca una vittima (Gaspare Erzen).

Prime azioni di rappresaglia in Austria (con vittima l’ispettore Kurt Gruber ad Ebensee, settembre 1963)

 

1964

Vengono conclusi i lavori della Commissione (paritetica) “dei 19” e riprendono le trattative italo-austriache sull’Alto Adige, danneggiate dai sempre più gravi atti terroristici con vittime tra militari e forze dell’ordine.

Ridefinizione territoriale delle diocesi di Trento e Bolzano.

Il carabiniere Vittorio Tiralongo viene ucciso in Pusteria (Selva dei Molini, 3 sett.).

Nella notte tra il 6 e il 7 sett. Christian Kerbler (informatore dei servizi italiani) uccide Luis Amplatz e ferisce Georg Klotz (Saltusio, Val Passiria).

 

1965

Crescono gli agguati contro militari e forze dell’ordine. A Sesto Pusteria sono uccisi i carabinieri Luigi De Gennaro e Palmerio Ariu (sett. 1965).

Fallisce l’iniziativa del ministro austriaco Kreisky di far accettare ai nordtirolesi e alla SVP le proposte italiane.

 

1966

Attentati esplosivi causano la morte dei finanzieri Bruno Bolognesi (Passo di Vizze, Val d’Isarco, 23 maggio), Martino Cossu, Herbert Volgger, Franco Petrucci (Malga Sasso, Brennero, 9 sett.). Numerosi anche gli attentati a fuoco (vittime i finanzieri Salvatore Gabitta e Giuseppe d’Ignoti, Passo Resia 27 ago.)

Il governo italiano avanza ancora il cosiddetto “pacchetto” di provvedimenti per l’Alto Adige.

 

1967

Il neonazista Burger viene clamorosamente assolto da un tribunale di Linz.

L’agguato con esplosivo di Cima Vallona (prov. di Belluno) causa la morte dei carabinieri Francesco Gentile, Mario Di Lecce, Olivo Dordi e dell’alpino Armando Piva. Il governo italiano si oppone all’entrata dell’Austria nella Comunità europea.

Attentati esplosivi a treni e stazioni: a Verona muoiono i poliziotti Filippo Foti e Edoardo Martini).

 

1969

Dopo gli ultimi incontri tra Aldo Moro e Kurt Waldheim, il congresso Svp di Merano (nov.) e i parlamenti italiano ed austriaco approvano il “pacchetto” e il “calendario operativo” di attuazione.

Il nuovo statuto di autonomia entrerà in vigore nel 1972.