Il booklet sulla serie di film Verkaufte Heimat, sceneggiati da Felix Mitterer, nell’edizione con sottotitoli in italiano. Un lontano progetto (2009) dell’Ufficio Bilinguismo e lingue straniere della Provincia Autonoma di Bolzano. Prima parte: Brennende Lieb

 

Verkaufte Heimat

 

 

Autore: Carlo Romeo

Rif. bibl.: Romeo, Carlo, Tra fiction e storia, in: Verkaufte Heimat, Provincia Autonoma di Bolzano-Cultura italiana, Bolzano 2009, pp. 14-21. Booklet allegato al cofanetto DVD Verkaufte Heimat. Dal libro di Felix Mitterer. Con sottotitoli in italiano - Prov. Aut. Bolzano - Rip. 15 - Ufficio Bilinguismo e lingue straniere.

 

 

Brennende Lieb (Verkaufte Heimat I)

 

di Carlo Romeo

 

 

Titolo e dintorni

Brennende Lieb (“amore ardente”) è il nome popolare con cui sono chiamati i gerani. A questo fiore, così amato e così presente nell’iconografia domestica sudtirolese, furono dedicate nel periodo delle opzioni due poesie, di segno completamente opposto.

La prima fu scritta dal poeta popolare sudtirolese Karl Felderer (1895-1989), famoso per la canzone “Wohl ist die Welt so gross und weit” (inno degli alpinisti bolzanini e ufficiosamente di tutto il Südtirol). Le due quartine di Felderer divennero la poesia dei Geher, di coloro che optavano per il trasferimento. Vi è cantato lo straziante sentimento di rinuncia alla propria terra (identificata col geranio) in nome della fedeltà ad una superiore comunità etnico-nazionale (Deutschland, cioè il Reich germanico).

 

So reißet vom sonnigen Erker

Die letzte brennende Lieb;

Die Treue zu Deutschland war stärker,

Das Heiligste, was uns blieb.

Wir nehmen sie mit im Herzen,

Für andre dereinst Symbol;

Sie stille des Heimwehs Schmerzen:

Leb wohl, du mein Südtirol!

 

Strappate quindi dal balcone assolato

L'ultimo Amore ardente;

La fedeltà alla Germania è stata più forte,

La cosa più sacra che ci è rimasta.

Lo porteremo nel nostro cuore,

Simbolo per altri in futuro;

Possa placare il dolore della nostalgia:

Addio per sempre, mio Sudtirolo.

 

A questi versi rispose quasi “per le rime” Hans Egarter (1909-1966), uno dei giovani leader cattolici dell’Andreas Hofer-Bund, l’organizzazione dei Dableiber che si batteva contro il trasferimento. Si osservi al terzo verso la significativa contrapposizione del termine Heimat a quello di Deutschland.

 

Am Erker blühet wie immer

Die leuchtende Brennende Lieb.

Die Treue zur Heimat war stärker,

Wie jauchzen wir, daß sie uns blieb.

O blühe und leuchte Du Blume

Ein Zeichen der Treue Du bist!

Und künde, daß Glaube und Heimat

Das Höchste für uns ist.

 

Sul balcone fiorisce ancora

Il luminoso Amore ardente

La fedeltà alla Patria fu più forte,

Quale gioia che sia rimasta in noi.

Fiorisci e risplendi, tu fiore

Un segno della fedeltà sei tu!

E annuncia che Fede e Patria

Sono la cosa più grande per noi.

 

 

La trama

Le saghe familiari di Verkaufte Heimat hanno inizio in un paese sudtirolese nel marzo del 1938. Sono trascorsi quasi 20 anni da quando, con la fine della prima guerra mondiale, questa provincia di confine è stata annessa al Regno d’Italia. Dietro una facciata di italianità, la politica snazionalizzatrice del fascismo (impersonata dal podestà che è anche maestro di scuola) non ha ottenuto grandi risultati. La comunità locale mostra un aperto disprezzo nei confronti degli italiani e di chi, soprattutto per motivi economici, è costretto

a cedere alla “politica del consenso”. È il caso della famiglia Rabensteiner, che su iniziativa dell’energica Kathl, italianizza il proprio cognome in “Pietracorvo” e fa indossare ai figli la divisa dei Balilla. Il marito avverte questo cedimento come un’insopportabile vergogna.

I bambini del paese frequentano al mattino la scuola italiana e al pomeriggio, di nascosto, i corsi clandestini di tedesco: la cosiddetta “scuola delle catacombe”, perseguita in ogni modo dalle autorità.

Ettore è un giovane carabiniere siciliano che manifesta rispetto e simpatia verso la comunità locale. Corteggia Anna Tschurtschenthaler, i cui fratelli si sono già messi in luce per il loro atteggiamento anti-italiano. La sincerità dei sentimenti di Ettore finisce col far breccia nel cuore della giovane, che lo sposa pagando il prezzo dell’esclusione e del disprezzo da parte dei familiari.

Si accendono intanto gli entusiasmi per la Germania nazista. Hitler ha annesso l’Austria; il Reich è al Brennero e presto, si dice, annetterà il Sudtirolo. Invece arrivano le notizie dell’alleanza sempre più stretta tra i due regimi fino all’accordo sull’Alto Adige, le cosiddette “opzioni”. I sudtirolesi dovranno scegliere se restare in Sudtirolo, rinunciando di fatto alla propria identità nazionale, oppure diventare cittadini germanici e trasferirsi nel Reich.

Dopo un’iniziale resistenza, anche i nazisti locali accettano l’accordo, su pressione di Berlino. Si muove la propaganda nazista, guidata nel paese dall’oste ed ex sindaco Kofler. Molte sono le promesse: un territorio di insediamento unitario, masi e migliori condizioni di vita.

Alla propaganda di Kofler si contrappone quella del parroco, che mette in

guardia dal trasferimento. La minoranza dei Dableiber, considerati dei “traditori”, è sempre più osteggiata. Questa è la sorte di Hans Oberhollenzer, che nonostante abbia avuto un figlio morto in uno scontro con i carabinieri, non vuole abbandonare il proprio maso. I vicini non gli rivolgono più la parola e subisce atti intimidatori.

Il film si chiude con la sera di capodanno  del1939, termine delle opzioni. Nella Casa del Dopolavoro gli italiani cantano “Giovinezza”; nell’osteria del capo nazista Kofler si canta l’inno germanico e si festeggia il risultato quasi plebiscitario per la Germania.

 

Verkaufte Heimat

 

Scuola ufficiale e scuola clandestina

 

Podestà. Cos’è questa, Tschurtschenthaler?

Siegfried. Ma, signor maestro, questa è una “s”!

Podestà. È una “s” latina?

Siegfried. No, tedesca!

Podestà. E tu come lo sai?

Siegfried. Non lo so!

 

Numerose sequenze del film riguardano la scuola. A partire dal 1923, con la riforma del ministro Giovanni Gentile, l’italiano fu progressivamente introdotto come lingua unica di insegnamento anche nelle scuole “alloglotte”. Ciò significò la fine delle scuole tedesche in Alto Adige, slovene nella Venezia Giulia e francesi in Val d’Aosta.

Pochissimi insegnanti tedeschi riuscirono a inserirsi nella scuola italiana. Attraverso di essa il regime pensava che l’assimilazione si sarebbe compiuta velocemente, nel giro di una generazione. A ciò avrebbero contribuito i vantaggi forniti dall’appartenenza alle organizzazioni giovanili del Partito Fascista (Opera Nazionale Balilla, divenuta nel 1937 Gioventù Italiana del Littorio).

In realtà le giovani generazioni vissero in genere come un’irriducibile antitesi la sovrapposizione tra la dimensione ufficiale italiana e quella privata, familiare, tedesca.

Fu organizzata una rete, per quanto possibile capillare, di corsi clandestini per insegnare ai bambini almeno i rudimenti della lingua tedesca. Le autorità italiane cercarono di colpire i responsabili, applicando talvolta severe sanzioni, come l’ammonizione o il confino (come avviene nel film con la maestra Gemassmer).

 

 

Gli accordi per l’Alto Adige

 

Parroco. Sì, gente, ora ci hanno proprio stretto nella morsa. Hanno fabbricato l’asse tra la Germania e l’Italia. E noi sudtirolesi siamo il lubrificante di questo asse!

 

Il 23 giugno 1939 si svolse a Berlino un incontro italo-germanico, alla presenza di Heinrich Himmler, comandante supremo delle SS, che gestiva le questioni delle minoranze tedesche all’estero. Nell’incontro furono concordati i punti essenziali, perfezionati sino alla definitiva firma il 21 ottobre 1939 delle “Norme per il rimpatrio dei cittadini germanici e per l’emigrazione di allogeni tedeschi dall’Alto Adige”.

I punti principali si possono riassumere così:

- trasferimento obbligatorio dei cittadini germanici ed ex austriaci (circa 10 mila) nel Reich;

- entro il 31 dicembre 1939 opzione volontaria dei cittadini italiani di lingua e razza tedesca per la cittadinanza germanica oppure per il mantenimento di quella italiana;

- trasferimento entro la fine del 1942 degli optanti per la Germania.

All’opzione furono ammessi i cittadini “allogeni” delle province di Bolzano, Trento, Belluno e Udine (anche i ladini della Val Gardena, Badia, Livinallongo, Cortina).

I beni immobili dovevano essere liquidati attraverso commissioni paritetiche.

In provincia furono aperti uffici della Amtliche Deutsche Ein- und Rückwanderungsstelle (ADERST, Ufficio germanico per l'emigrazione e il rimpatrio)

L’opzione spettava di norma al capofamiglia, che decideva quindi per i figli minorenni e consorte. Per i giovani in obbligo di leva o che fossero già sotto le armi, la domanda equivaleva automaticamente all’acquisto della cittadinanza.

 

 

Sangue e suolo

 

Hofer. Il trasferimento significherebbe la perdita definitiva di terra tedesca. Non è conciliabile con il programma del nazionalsocialismo. Si era sempre detto: “Sangue e suolo!” E adesso volete separare il sangue dal suolo?

Himmler. (…) Come tedeschi dovete obbedire al Führer come ogni altro tedesco! Signori miei, siamo di fronte alla più grande lotta per l’esistenza della nostra storia. Chissà quanti tedeschi bagneranno il suolo del proprio sangue eroico. E voi non volete fare questo piccolo, insignificante sacrificio? (…) E per ciò che riguarda il sangue e suolo, signor Hofer, il motto adesso può essere soltanto o sangue o suolo! Il sangue tedesco appartiene al sangue tedesco! E il suolo ve lo daremo, lo conquisteremo col nostro sangue – in Polonia, in Moravia o in Crimea – e sarà suolo tedesco. Perché dovunque ci sono tedeschi, quella è terra tedesca!

 

Peter Hofer è il capo del Völkischer Kampfring Südtirol, l’organizzazione clandestina nazista sudtirolese. Alla notizia dell’accordo sulle opzioni si era pronunciato decisamente contro, insieme ai rappresentanti del Deutscher Verband. Da Berlino giunse però l’ordine di adeguarsi alla volontà del Führer e di impegnarsi per ottenere il massimo successo del trasferimento.

 

 

Gregge e pastore

 

Vicario Generale. Il clero deve essere neutrale. Il nostro Vescovo ha impartito chiare indicazioni […] E tu ti reputi neutrale?

Parroco. No, non posso esserlo!

Vicario Generale. […] La maggioranza dei nostri fedeli si è decisa per il trasferimento! Il pastore deve seguire il suo gregge!

 

Il termine dell’opzione dell’opzione del clero era stato fissato alla fine del giugno 1940, in modo che non influenzasse la decisione della popolazione. Fino al 1964 la provincia di Bolzano fu divisa da un punto di vista ecclesiastico tra le diocesi di Trento e di Bressanone (alta Val d’Isarco, Pusteria). Mentre da Trento arrivarono informali indicazioni contro il trasferimento, Bressanone invitò alla massima neutralità. Nel 1939 questa diocesi era retta dal vescovo Johannes Geisler (1930-52) e dal nuovo vicario generale Alois Pompanin, di chiare simpatie filonaziste. Entrambi optarono per Germania. Prima di firmare l’apposito modulo, Geisler si tolse l’anello pastorale, specificando di “firmare come vescovo e non come uomo di Chiesa”. In altra occasione disse che “il pastore segue il suo gregge”.

In generale, il basso clero (parroci, cooperatori etc.) si impegnò a fondo contro l’opzione, denunciando gli aspetti anticristiani della politica germanica.

 

 

Restare o partire?

 

Hans. Sarà stato giusto?

Rosa. Rimanere a casa propria è sempre giusto!

Hans. Non lo so. Mi fanno proprio diventare pazzo con la loro politica!

 

Il personaggio di Hans Oberhollenzer rappresenta la scomoda scelta dei Dableiber, pagata con minacce, emarginazione e disprezzo. La propaganda nazista usava, adeguandoli ai soggetti, i più disparati argomenti. Si davano assicurazioni sui vantaggi anche economici del trasferimento: il Reich avrebbe destinato ai sudtirolesi un territorio di insediamento unitario, migliore di quello abbandonato. Ma in sostanza la chiave del successo fu quella di stravolgere il significato dell’opzione in una professione di fede nazionale: “tedesco o italiano”, “walsch o deutsch”.

La contropropaganda italiana fu carente. Tardiva fu, ad esempio, la smentita della cosiddetta “leggenda siciliana”, cioè della voce, fatta circolare ad arte dai germanici, secondo cui i sudtirolesi che non si fossero trasferiti nel Reich, sarebbe stati trasferiti a “sud del Po”, in Sicilia o addirittura in Africa.

 

 

Cronologia

 

1919 e seguenti

Col Trattato di Saint-Germain il Tirolo meridionale (Deutsch-Südtirol e Trentino) è annesso al Regno d’Italia. Esso viene amministrato prima da un governatore militare poi da uno civile.

I partiti tedeschi (cattolici e liberali) si uniscono nel Deutscher Verband. Falliscono i progetti di autonomia.

 

1922

Il 2 e 3 ottobre una spedizione fascista occupa il Municipio di Bolzano e a Trento allontana il governatore civile. Con l’avvento al potere del fascismo la politica di assimilazione verso le minoranze tedesca e slovena diventa più radicale.

 

1923 e seguenti

È istituita la provincia unica della Venezia Tridentina (Alto Adige e Trentino). Al posto della toponomastica tedesca viene introdotta quella italiana elaborata da Ettore Tolomei. Il nome “Tirolo” è proibito insieme a ogni sua derivazione.

L’italiano diventa lingua unica nella scuola, nell’amministrazione, nei tribunali. Nasce la scuola clandestina tedesca.

 

1925/26

Svolta autoritaria del regime fascista: leggi eccezionali colpiscono la libertà di stampa, i sindacati e i partiti politici. Nasce il Tribunale speciale per la difesa dello Stato. Col “confino di polizia” vengono perseguitati gli oppositori.

Nel gennaio 1926 è introdotto il decreto sulla “restituzione” dei cognomi nella Venezia Tridentina.

La riforma delle amministrazioni locali (comuni) impone dall’alto la figura del podestà (sono sciolti i consigli comunali).

 

1927

Viene istituita la provincia di Bolzano, staccata così da quella di Trento (che mantiene però la Bassa Atesina).

 

1929

L’11 febbraio i Patti Lateranensi chiudono il conflitto tra Vaticano e Regno d’Italia. La Chiesa in Alto Adige conserva così alcuni spazi di libertà (lingua, stampa).

 

1933

Adolf Hitler, capo del Partito nazionalsocialista tedesco del lavoratori (NSDAP), diventa cancelliere della Germania. In Alto Adige nasce un movimento giovanile di ispirazione nazista (VKS).

 

1934

Un tentato putsch nazista porta all’assassinio del cancelliere austriaco Dollfuss, alleato di Mussolini. Divisioni italiane sono schierate al Brennero in difesa dell’indipendenza austriaca.

 

1935

Con un plebiscito la Saar torna al Reich; entusiasmo anche tra i sudtirolesi. L’aggressione italiana all’Etiopia e le sanzioni economiche da parte della Società delle Nazioni porta ad un avvicinamento tra Mussolini e Hitler.

Parte il progetto della zona industriale di Bolzano.

 

1936

Hitler occupa la Renania e insieme a Mussolini appoggia Franco nella guerra civile spagnola. Nasce l’“Asse Roma-Berlino”.

 

1938

L’Anschluss dell’Austria (marzo) porta a manifestazioni sudtirolesi, con incidenti e centinaia di attivisti confinati. In autunno la Germania annette anche i Sudeti.

 

1939

Il Reich impone il “protettorato” sulla Cecoslovacchia e occupa Memel in Lituania. L’Italia “risponde” con l’annessione dell’Albania.

In maggio viene firmato il “patto d’acciaio” tra Italia e Germania. In giugno c’è l’incontro di Berlino sul trasferimento dei sudtirolesi, perfezionato in ottobre. Il termine delle “opzioni” è fissato al 31 dicembre.