Autore: Carlo Romeo

 

Rif. bibl.: Romeo, Carlo, Un limbo di frontiera. La produzione letteraria in lingua italiana in Alto Adige, ed. Provincia Autonoma di Bolzano, Brunico 1998, pp. 157-159. 

 

 

Il Dulag di Bolzano in una fotografia del dopoguerra

 

 

Nel'aria de Bolsàn  (Egidio Meneghetti)

 

di Carlo Romeo

 

Le poesie dialettali di Meneghetti si collegano direttamente alla tradizione vernacola veronese che ha in Berto Barbarani il rappresentante novecentesco più noto. Tuttavia il tono e l'ispirazione si allontanano ben presto sia dal bonario e convenzionale umorismo che dal bozzettismo che caratterizzano tale tradizione, cariche come sono "della tragica esperienza di due generazioni perdute", come dice lo stesso Meneghetti nell'Avvertenza di Cante in piassa. Proprio nelle liriche che ricordano l'esperienza del Lager risalta l'insostituibile funzione del dialetto nel "mantenere aderenza con la più schietta anima popolare", il veicolo più idoneo ad esprimere con particolare forza l'accoramento e la partecipazione dolente della testimonianza. Le sei liriche della sezione "Lager" sono organicamente collegate, formando un quadro unico, in cui assumono particolare valore i richiami, le pause, le variazioni di tono. La prima lirica, quella che riportiamo, costituisce per il lettore una sorta di preambolo all'entrata nell'universo concentrazionario. Vi domina il contrasto, avvertito dagli internati, tra i colori e i profumi primaverili di Bolzano e l'"attesa" di qualcosa d'indefinibile che si preannuncia da sud. La "tempesta nera", che da un lato s'identifica con i funesti tuoni della guerra, dall'altro con l'evento che potrebbe annunciare la liberazione, è l'avvenimento che sta oltre il "limite" del lager. Al di qua vi sono soltanto sospensione, attesa, indecisione, ambiguità, espresse dalle antitesi (bugia-verità, vita-morte, bene-male). 

Nelle poesie seguenti si passerà, attraverso un tragico climax  ascendente, alle immagini di sofferenza quotidiana  e infine alle vicende più laceranti, di cui Meneghetti si fa umanissimo ed accorato interprete: la morte del giovane Bortolo Pizzuti, massacrato dalle famigerate SS ucraine Otto e Misha, e quella di una giovane ebrea «smorsada/come 'na candeleta/de seriola/consumà»).   

 

Da Cante in piassa, Neri Pozza, Venezia 1955.


Nel'aria de Bolsàn gh'è primavera,
el cielo de Bolsàn l'è rosa-blu,
ma tuti sente 'na tempesta nera
longo la vale che la rampa su.

Manda i pomari in fiór
a la cità,
sul ventesèl de april,
fresche caresse
de parfumo e colór 
ma inutilmente:
Bolsàn no la ghe bada,
no la sente,
de Wehrmacht ingorgada
d'Esse-Esse
e de fassisti slofi come strasse.
      
Nel'aria de Bolsàn gh'è primavera,
el cielo de Bolsàn l'è rosa-blu,
ma tuti sente 'na tempesta nera
longo la vale che la rampa su.

E a forsa de crussiarse e de spetàr
anca 'l dolor se cucia ingrotolì:
busìa con verità
vita con morte
e ben con mal
insieme i s'à smissià
in de 'na bisa sboba sensa sal
e ognuno el se strapéga la so sorte
come 'na strassa gamba informigà.

El cielo de Bolsàn l'è rosa-blu
e iè i pomari tuti quanti in fiór,
ma stòfega colór 
de primavera
el griso sporco de una sfondra guera.


Note al testo
se cucia ingrotolì = si accuccia raggomitolato; i s'à smissià = si sono mescolati; bisa sboba = bigia bobbia, brodaglia; se strapéga = si trascina; stòfega = soffoca; sfondra = sfondata.

 

Nota biografica 

Egidio Meneghetti (1892-1961), illustre farmacologo, docente all'università di Padova, è una delle principali figure della resistenza veneta. L'ateneo patavino rappresenta in quel periodo una delle roccaforti dell'opposizione degli intellettuali al fascismo e al nazismo. Meneghetti, Concetto Marchesi e Silvio Trentin sono incaricati dal CLN Veneto di tenere contatti con le province. Marchesi, dopo il clamoroso episodio all'inaugurazione dell'anno accademico nel novembre 1943 e le dimissioni da Rettore, parte per Milano e si dà alla clandestinità. Meneghetti continua a mantenere i contatti tra Padova, Verona e Milano. Si occupa anche della pubblicazione di opuscoli e materiale propagandistico diffuso tra gli universitari.  Arrestato, detenuto per più di un mese nelle carceri del comando generale delle SS di Verona, viene internato dai primi di marzo alla fine di aprile 1945 nel Lager di Bolzano. Dopo la liberazione ha l'onore di vedersi conferito il Rettorato dell'ateneo padovano dall'amico Marchesi, Commissario per conto dell'AMG.