Sui motivi del successo dei romanzi di Giacomo Sartori presso il pubblico anglosassone: una riflessione (di Roberto Antolini)

 Randall e Sartori

 

Frederika Randall e Giacomo Sartori

 

 

 

LA FAVOLA DI GIACOMO SARTORI E L’EDITORIA USA

 

di Roberto Antolini

 

Non mi pare succeda tutti i giorni che un romanzo italiano, in traduzione inglese, infili contemporaneamente due significative segnalazioni di rilievo nazionale in Inghilterra e negli Stati Uniti. È però quello che è successo a cavallo fra 2019 e 2020 con la versione in inglese di Sono Dio dello scrittore trentino-parigino Giacomo Sartori (di professione agronomo e studioso del suolo), edito in Italia nel 2016 dall’editore milanese NN, e proposto in inglese nel 2019 dalla Restless Books di Brooklyn, NY, con il titolo I Am God.

 

God

 

A fine anno il «Financial Times»  ̶  il principale giornale economico-finanziario inglese  ̶  raccoglie una lista di consigli di lettura da scrittori e autorevoli collaboratori, per proporli ai propri lettori: è il FT Best books of critics’ picks (1). Nel novembre 2019, fra i best books dell’anno è saltato fuori anche I Am God, presentato da Howard Davies, chairman della Royal Bank of Scotland, ed ex direttore della London School of Economics. Mentre nella primavera 2020, sull’altra sponda dell’Atlantico, nel Michigan, lo stesso I Am God si è visto attribuire il gold metal (medaglia d’oro) per la categoria Literary (Adult Fiction) al Foreword INDIES Book of the Year Award (2), il premio attribuito dalla rivista di recensioni librarie «Foreword Reviews» al miglior libro dell’anno pubblicato da case editrici piccole, indipendenti ed universitarie: il Ghota dell’editoria indipendente in lingua inglese.

C’è di che rimanere un po’ sorpresi dal fatto che stia raccogliendo questo interesse nel mondo anglosassone un libro che, nell’originale italiano, si erano filati ben in pochi, tanto che – in casa dell’autore   ̶   era stato escluso addirittura dal book festival di Caldonazzo.

Che cosa ci trovano gli anglosassoni, che era sfuggito da noi? Ci aiuta a capire le ragioni di questo interesse la motivazione che ha dato della sua scelta a favore di I Am God l’economista Howard Davies, nella sua scheda di presentazione per «Financial Times».

 

scheda Davies

Scheda che segnala come sia protagonista del romanzo una giovane donna di scienza – una genetista – dai vezzi anticlericali, che per arrotondare svolge l’attività (sicuramente considerata di solito poco letteraria) di inseminazione artificiale delle mucche. La quale signorina, attirando l’interesse molto umano di un Dio decisamente surreale, lo fa riflettere sulle pecche della creazione (gli squilibri ambientali e sociali di questo mondo). «Un romanzo molto originale – commenta Howard Davies – che mostra come, per fortuna, nella narrativa italiana c’è qualcosa di più di Elena Ferrante». Insomma, qui sembra che a venir apprezzata sia l’ironica irriverenza di un romanzo sicuramente distante dall’immagine nazional-popolare e televisiva che evidentemente domina la percezione che si ha all’estero della letteratura italiana contemporanea.

 

Ma da dove salta fuori una avventura letteraria americana del genere, per uno scrittore nemmeno così famoso in patria come Giacomo Sartori? Salta fuori in Italia dall’attività di un blog letterario che si chiama significativamente Nazione Indiana (a ricordare la dimensione da riserva indiana delle attività letterarie oggi, nel tempo dell’editoria industriale e “finanziarizzata”). Sartori, di Nazione Indiana è uno dei fondatori, e vi pubblica con regolarità suoi scritti. Cinque anni fa, Sartori riceve una e-mail da Frederika Randall, una giornalista e consulente editoriale americana (nata a Pittsburgh) che vive in Italia da 35 anni, dedicandosi principalmente alle traduzioni in inglese di articoli e libri italiani, proponendoli ad editori e riviste statunitensi. Lei chiede a Sartori di poter tradurre l’opera poetica “Se muoio prima io” che ha letto in Nazione Indiana (3), e dalla mail nasce una collaborazione e una amicizia che ha portato prima alla pubblicazione di poesie e racconti dell’autore trentino su riviste americane, e poi (rispettivamente nel 2019 e nel 2020) dei due suoi ultimi romanzi Sono Dio e Baco per la Restless Books, una casa editrice programmaticamente dedicata ai libri “irrequieti”.

Così Sartori, senza aver dietro cricche né centri di potere editoriale, ma grazie solo alla indubbia qualità della sua scrittura, si è trovato a navigare nelle perigliose (ma da molti desiate) acque dell’editoria anglosassone, raccogliendo ultimamente – come abbiamo visto – qualche riscontro.

La lieta favola ha però anche una conclusione “umana, troppo umana”. Frederika Randall si è spenta a Roma il 12 maggio di quest’anno, di una malattia che la inseguiva da tempo. Facendo un ultimo regalo a Giacomo Sartori, la traduzione e pubblicazione in un e-book con contributi di scrittori internazionali, dedicato alla pandemia di Covid19 dalla Restless Books, di quella che è stata la sua ultima uscita su Nazione Indiana del 13 maggio di quest’anno La mia segregazione (4) dedicata al suo look-down vissuto a Parigi, di cui scrive:

         «Poi un po’ alla volta ho capito che non sono il centro del mondo, non posso essere il suo salvatore, seguo anch’io quello che succede, come tutti. Magari davvero quello che sta accadendo è l’inizio dei rivolgimenti che porteranno guerra e morte, non lo posso sapere. Ho però un piccolo margine di manovra. Ho anch’io paura della morte, come è d’uso nelle nostre società materialistiche, ma posso lavorarci sopra. E a ben guardare qualcosa nel mio piccolo faccio anch’io. Nel mio lavoro ho sempre cercato di fare capire che i terreni sono fondamentali per la sopravvivenza dell’uomo, e che vanno risparmiati e trattati bene. E anche nei miei romanzi i temi dell’ambiente e delle relazioni tra gli uomini sono al centro. È già qualcosina, anche se certo cercherò di impegnarmi di più. Adesso so che seguirò quello che succede, e proverò a fare il mio meglio. Per il momento assaporo la mia solitudine, che è sintonia con me stesso e con la morte, e coltivo il mio giardino»

 

 

LINK

 

(1)      FT Best books of critics’ picks:

https://www.ft.com/content/6a27dfb8-0c15-11ea-b2d6-9bf4d1957a67

 

(2)      Foreword INDIES Book of the Year Award:

https://www.forewordreviews.com/awards/winners/2019/literary/?fbclid=IwAR37pEEuDggckTbbyeg6uLWEtrg80RsQW3Tzyt16-rraKrHumH5FGf1T67s

 

(3)      “Se muoio prima io” in Nazione Indiana:

https://www.nazioneindiana.com/?s=se+muoio+prima+io

 

(4)      “La mia segregazione” in Nazione Indiana:

https://www.nazioneindiana.com/2020/05/13/la-mia-segregazione/