Foto Franz Oberkofler, Bozen

 

Da Bolzano a Sandbostel: il racconto di Orazio Leonardi (1924-2015), Internato Militare Italiano, in un documentario di Franz Oberkofler, realizzato dal Circolo Culturale ANPI di Bolzano.

 

 

___________________________________________________

 

Circolo culturale / Kultur Verein Franca “Anita” Turra e Hans Egarter

ANPI Associazione Nazionale Partigiani d’Italia / Antifaschistischer Verein

Bolzano Bozen Bulsan

 

“Anch’io ho detto no”: da Bolzano a Sandbostel

Orazio Leonardi, Internato Militare Italiano

 

 

Orazio Leonardi, allora giovane militare di leva, venne catturato a Bolzano insieme ai commilitoni il 9 settembre 1943 e deportato in Germania. Internato nel lager di Sandbostel venne rimpatriato il 30 luglio 1945. Il suo racconto, preciso e commosso al tempo stesso, rievoca la drammatica vicenda degli oltre 600.000 Imi (Internati militari italiani), un capitolo della Resistenza per lungo tempo misconosciuto.

Scriverà più tardi nel suo diario: “Ho voluto portare questa mia testimonianza in memoria di quei sessantamila Imi morti, che con il loro sacrificio contribuirono al riscatto dell’Italia, anche se da questa non sono stati ancora sufficientemente riconosciuti, come meriterebbero”. 

 

Circolo cultura ANPI Bolzano 2017

 

Film Dokument Bozen - Regia di Franz Oberkofler ©

Consulenza storica di Carlo Romeo e Giorgio Mezzalira

Riprese di Franz e Lorenz Oberkofler – Musiche di Andrea Fusacchia (sax), Daniele Fusacchia (organetto)

Disegno di copertina di Mara Rauzi

Grafica di Pozzo Gianni GP graph

Realizzato da ANPI Bolzano con il contributo della Provincia Autonoma di Bolzano – Cultura italiana

Con interventi di Enzo Orlanducci e Rosina Zucco (Museo degli IMI, Roma), Lionello Bertoldi (presidente emerito ANPI Bolzano), Hannes Obermair (Archivio Storico Città di Bolzano)

 ___________________________________________________________________________

 

[...] Quando sono sotto casa mia e vedo le finestre... mi è venuto un magone, le lacrime… che pensavo "ormai non vedrò più questa casa".

Quando siamo arrivati al Monumento alla Vittoria ci buttano giù nel Talvera. La stagione era secca era settembre e c'era tanto spazio vuoto e ci hanno portato dentro e c'erano tanti di quei soldati che erano arrivati prima di noi. Il Talvera a quei tempi era un torrente con tanti sassi e sabbia, era una pietraia ed eravamo tutti ammucchiati sulla sabbia, sui sassi e dico “mamma mia!” e pensavo ai miei genitori… che vengano giù, anche per sentire qualcosa. Intanto passano le ore e vedo sui bastioni della passeggiata tutta sta gente che cercavano amici e parenti e vedo proprio i miei genitori che stavano parlando con una sentinella tedesca. Sono corso da loro e ci siamo abbracciati. Ho visto nei loro occhi il terrore, ho visto la loro angoscia e praticamente abbiamo detto “cosa succederà?”

 

Bolzano, 9 settembre 1943 – Militari italiani concentrati

allo Stadio Druso prima della deportazione

Militari italiani catturati, Bolzano 9.9.1943

 

[...] Scesi, siamo subito accolti da civili tedeschi che ci gridano "Badoglio, Badoglio!" e ci mostrano i pugni. “Siamo a posto qua!”, ho pensato, "cominciano già adesso, cosa potrà succederci ancora?" Ci hanno incolonnati ed abbiamo camminato per dieci chilometri. Sudati eravamo, perché li c’era il sole, vestiti con le divise, eravamo una massa di disperati. Siamo arrivati a Sandbostel. Era un grande campo di concentramento, solo a vederlo ci ha preso la paura e... il destino che si stava per compiere […]

Quando eravamo nel campo di concentramento a Sandbostel sono venuti degli ufficiali tedeschi assieme all’ambasciatore di Berlino e ci ha detto “il re vi ha traditi, è scappato” eccetera, “vi hanno imprigionato e se volete aderite alle SS tedesche e praticamente diventate liberi”. C'è stato un coro di fischi, tutti che protestavano e mandavano insulti a questo ambasciatore e poi sono tornati un’altra volta e c'era anche uno vestito da fascista, tutto di nero col fez ecc. E questa volta ci hanno chiesto di aderire alla Repubblica di Salò italiana che era stata formata da Mussolini. Volevano fare un reggimento di italiani qui in Germania per Mussolini per poi trasferirlo in Italia. Lì eravamo circa cinque/seimila in questo gran piazzale, forse sono andati via un centinaio, che hanno aderito per andare con Mussolini.

 

Disegno del pittore e illustratore Giuseppe Novello,

Internato Militare Italiano a Sandbostel e Wietzendorf

 Disegno di Giuseppe Novello

 

[...] “Appello, fuori dalla baracca!”, al freddo perché siamo al nord, e ci hanno detto che siamo ad Amburgo, perché non sapevamo niente e “siamo nella raffineria Shell dove voi dovete lavorare” [...] Il lavoro sembrava anche facile, perché dovevamo spostare dei bidoni da un posto all'altro. Però dopo un po’, io che sono alto per spingere i bidoni dovevo piegarmi e spingere molto. Anche le ginocchia dovevo piegare perché ero troppo alto per quel lavoro […] A un certo momento, ero al lavoro e mi sono sentito male, mi hanno portato in baracca ed è venuto un medico e questo qua mi ha guardato solo così e dice, “questo deve andare nel lazzaretto”. Mamma mia, pensavo, adesso la vita è finita perché si sa che portano solo quelli che sono inabili al lavoro e li si muore, non c'è niente da fare. Piangevo ed ero disperato, non riuscivo neanche più a parlare e gli altri miei amici, compagni mi consolavano, cercavano di consolarmi, tutto andrà bene...

 

Il lager di Sandbostel oggi (foto F. Oberkofler)

  Foto Franz Oberkofler, Bolzano

 

[...] Sono salito con la funicolare e poi sono andato a piedi fino a Ronzone, perché non c'erano mezzi, non c'era niente e sono arrivato in una stradina alle prime case e ho chiesto a una signora se conosce i Leonardi per favore e questa fa: “Ma tu sei Orazio? Ah quante volte abbiamo parlato di te con tua mamma. Vieni da me” e mi ha fatto un caffè e diceva che va lei a chiamare i genitori. Infatti poi ho visto mio padre, mia sorella che venivano sul sentiero e venivano verso di me e ci siamo abbracciati. Certe cose… non si possono spiegare, anche se sono gioiose si piange lo stesso… perché è stata la più grande gioia della mia vita. Quando sono tornato a casa, la mamma era in mezzo alla stanza, la mamma era piccola e l'ho presa in braccio. Lacrime di felicità. Le emozioni vengono fuori quando anche tu non vuoi… devo piangere, solo piangere.

 

Orazio Leonardi con la moglie in un viaggio sui luoghi della prigionia (2006)

Orazio Leonardi 

 

Alla raffineria Shell

Orazio Leonardi 

 

A Öjendorf, presso il sacrario degli IMI morti in Germania

Orazio Leonardi