Autori: C. Romeo, M. Verdorfer, H. Heiss, C. Hartungen, G. Pallaver

Rif. bibl.: Leopold Steurer: Vita activa, in: Demokratie und Erinnerung. Südtirol Österreich Italien. Festschrift für Leopold Steurer zum 60. Geburstag, a cura di C. Romeo, M. Verdorfer, H. Heiss, C. Hartungen, G. Pallaver, StudienVerlag, Innsbruck-Wien 2006.

 

 

L. Steurer, Suedtirol zwischen Rom und Berlin

 

 

VITA ACTIVA

(Festschrift für Leopold Steurer)

 

 

GLI STUDI

 

Leopold (Poldi) Steurer nasce il 20 novembre 1946 nel paese di Ried/Novale, tra Vipiteno e Colle Isarco, sesto di sette fratelli (due femmine, cinque maschi). Il padre è “Schlossbauer”, conduce la tenuta di castel Straßberg di proprietà dei conti von Sternbach. Dopo le scuole elementari, Leopold frequenta le scuole medie inferiori a Bressanone (alloggiando nel convitto Kassianeum) e quindi il locale liceo scientifico (Realgymnasium).
In questi anni è attivo in un’associazione studentesca cattolica ed entra nella Congregazione Mariana. È in occasione di una riunione di studenti cattolici a Bolzano che incontra per la prima volta Alexander Langer, il futuro animatore del movimento interetnico ed ambientalista sudtirolese, allora studente presso il Liceo dei Francescani di Bolzano. Nel 1967 si trasferisce a Vienna per studiare Storia, Filosofia e Germanistica. Sono anni importanti nella sua formazione intellettuale e politica, in cui intreccia rapporti destinati a durare nel tempo; conosce tra gli altri il giornalista e storico pusterese Claus Gatterer - che dal Sudtirolo si era trasferito a Vienna per lavorare presso l’ORF – con cui stabilisce subito un rapporto di stima, solidarietà ed amicizia. Dal 1969 al 1971 studia a Bonn (Scienze politiche), compiendo nel frattempo ricerche presso gli archivi della Germania Federale che si riveleranno fondamentali per il dottorato, concluso nel 1975 sotto la guida del prof. Ludwig Jedlicka. Il lavoro, incentrato sulla situazione del Sudtirolo dall’annessione alle opzioni, si contraddistingue per la mole dei materiali d’archivio recuperati, per l’ampiezza delle prospettive utilizzate e per la novità dell’impostazione. Esso elabora in chiave scientifica pagine della storia sudtirolese sino ad allora rimosse o deformate dall’uso strumentale della storia da parte della politica locale. Il lavoro, riveduto ed ampliato, viene pubblicato nel 1980. Sulla scia del cammino cominciato con le opere di Gatterer, il libro costituisce una vera svolta nella storiografia contemporanea sudtirolese.

 

 

LA RICERCA STORICA

 

Da allora l’attività scientifica di Leopold non conoscerà soste sino ad oggi, in direzione non solo di un approfondimento ma anche di un costante allargamento dei campi di ricerca: le lotte nazionali del Tirolo storico ottocentesco, le fasi della politica di italianizzazione dopo l’annessione, le reazioni all’interno del gruppo sudtirolese, la diffusione del nazionalsocialismo, le opzioni, la seconda guerra mondiale, il periodo dell’Alpenvorland, l’accordo De Gasperi-Gruber, la crisi della Regione, la stagione terroristica, il “Pacchetto”, etc. Non vi è quasi aspetto della storia novecentesca dell’Alto Adige che non sia entrato nella sua ricerca, sia nel quadro di vaste sintesi interpretative (come in Südtirol 1918-1945) sia nella dimensione di studio specifico.

Pur muovendosi al di fuori di università, accademie o centri di studio istituzionali (la sua professione rimarrà l’insegnamento nelle scuole superiori), Steurer riesce a creare, allargare e coltivare una vasta rete di contatti col mondo scientifico austriaco, germanico, italiano. Elemento caratteristico della sua storiografia è l’attenzione al contemperamento di diverse dimensioni e prospettive storiografiche, da quella “istituzionale” e diplomatica a quella sociale e persino biografica, valorizzando i “documenti umani” nella loro integrità. Esemplare in questo senso è il libro Verfolgt, verfemmt, vergessen che raccoglie interviste a disertori negli anni 1943-45 e ai loro familiari, e costruisce la prospettiva scientifica di una “storia diversa” del Sudtirolo di quel periodo attraverso le piccole, dimenticate “microstorie” di persecuzione ed emarginazione.

Oltre che alla conduzione delle proprie ricerche, Poldi dedica gran parte del proprio tempo e delle proprie energie ad aiutare e incoraggiare i giovani ricercatori, che si rivolgono a lui per consigli, suggerimenti, indicazione di materiali documentari e di bibliografia. 

 

 

INSEGNAMENTO E SINDACATO

 

L’insegnamento di Poldi comincia nel 1976 presso il Liceo scientifico di Merano, per continuare dal 1980 a Silandro. In seguito insegna (sino ad oggi) Storia e Filosofia presso il Liceo scientifico di Bolzano. Contemporaneamente è attivo nel sindacato UIL/SGK (dal 1978 al 1984), di cui diventa per alcuni anni responsabile del settore scuola, insieme a Giancarlo Mariani. Nel 1984 entra nel sindacato CGIL/AGB e viene eletto nel Consiglio scolastico provinciale.

L’insegnamento di Poldi è ricordato con affetto e riconoscenza da molti studenti; in primo luogo per la capacità di destare in loro il senso critico, in contrapposizione alla tradizionale concezione del docente quale semplice “trasmettitore” di nozioni; in secondo luogo anche per l’autenticità dell’interesse dimostrato verso la loro persona. Con molti dei suoi studenti Poldi è rimasto in contatto anche dopo la fine del ciclo scolastico, seguendone le scelte e i passaggi successivi, dai percorsi di studio alle esperienze lavorative. 

 

 

POLITICA E IMPEGNO

 

I primi interessi politici di Steurer risalgono al periodo universitario, trascorso, come già detto, tra Vienna e Bonn. Dopo un’iniziale fase di adesione a posizioni più radicali (marxiste), il suo orientamento politico si avvicinerà sempre più a concezioni “socialdemocratiche” in senso lato. Tuttavia la situazione sudtirolese, in cui si trova nuovamente immerso dal 1976, ha propri connotati, del tutto peculiari. La politica della minoranza sudtirolese è gestita pressoché integralmente da un partito di raccolta, “dominante”.

Steurer simpatizza sin dagli inizi col percorso del movimento interetnico di Alex Langer, che nel 1978 fonda la lista “Neue Linke/Nuova sinistra” ed entra in Consiglio Provinciale. È soprattutto il suo appello alla rottura dei “fronti etnici” a trovare in Steurer un convinto sostenitore. Sono numerosi i suoi interventi pubblici in cui denuncia le chiusure di una politica sudtirolese ripiegata su concetti etnici e che mira a fare della storia uno strumento di mobilitazione o legittimazione.
Si impegna, ad esempio, nella battaglia contro il primo “censimento etnico” del 1981, che richiama gli individui ad una “nuova opzione” attraverso la dichiarazione nominativa di appartenenza ad uno dei tre gruppi linguistici: italiano, tedesco o ladino. Candidando più volte in elezioni provinciali e comunali, Poldi segue direttamente l’evoluzione del movimento langeriano, che dopo “Neue Linke/Nuova Sinistra” (1978-1983) dà vita alle prime liste “verdi” in Italia, coniugando per il particolare caso altoatesino le istanze interetniche con quelle ambientaliste: “Lista alternativa per l’altro Sudtirolo” (1983), “Lista verde alternativa” (1988), “Verdi-Grüne-Verc” (1993), etc.

Pur personalmente restio al coinvolgimento in militanze “partitiche”, Leopold finirà col rappresentare negli anni un costante ed autorevole punto di riferimento per tutta l’area politica interpretata dalle “liste verdi”. La sua opinione sarà richiesta, in forme più e meno formali, riguardo ai programmi, alle più scottanti questioni dell’agenda politica, alla soluzione di controversie interne fino all’elaborazione della stessa lista dei candidati alle elezioni.

Ma la dimensione più propria dell’impegno di Poldi si è espressa in istanze che si potrebbero definire più ampiamente civili. Sono molti gli aspetti della conflittualità etnica della politica in Alto Adige-Südtirol su cui è intervenuto pubblicamente, ma quelli che hanno naturaliter sollecitato il suo impegno hanno riguardato il rapporto tra memoria e democrazia, le distorsioni imposte dalle visioni unilaterali del passato, l’appiattimento culturale intrinseco ai richiami delle “sirene nazionaliste”. E qui si è dimostrato un abile e coraggioso “polemista”, nel senso più alto e “illuminato” del termine.