Un romanzo all’apparenza surreale, che finge di raccontare l’innamoramento di un dio molto umano per una sua creatura di sesso femminile, in realtà usando l’escamotage per dare l’immagine di un’Italia ormai sprofondata nella crisi… (Roberto Antolini)

 

Giacomo Sartori, "Sono Dio", 2016

 

 

 

 

IL NUOVO LIBRO DI GIACOMO SARTORI “SONO DIO”:

UN’AFFABULAZIONE SULL’ITALIA CHE NON FUNZIONA E SPROFONDA

 

di Roberto Antolini

 

 

Nel 2008 avevo recensito il romanzo di Giacomo Sartori Sacrificio come romanzo della “mucillaggine italiana”, prendendo in prestito una espressione tratta dal rapporto di quell’anno del CENSIS, che la usava per descrivere un’Italia spompata già alle soglie della crisi che ancora ci affligge. Dicevo allora di Sacrificio:

«Insomma un crudo ed efficace affresco dell’Italia che ha da poco incoronato Berlusconi, rassegnata alla decadenza, perché quello che la potrebbe curare potrebbe scaturire solo da uno slancio progettuale collettivo che sembra non sia più nel suo patrimonio cromosomico» (www.questotrentino.it).

Ora Sartori – pervenuto nel frattempo al nuovo editore milanese NN – continua il discorso con Sono Dio, un romanzo all’apparenza surreale, che finge di raccontare l’innamoramento di un dio molto umano per una sua creatura di sesso femminile, in realtà usando l’escamotage per dare l’immagine di un’Italia ormai sprofondata nella crisi, non solo economica, visto che la ricerca scientifica è in mano a baroni dalla logica mafiosa, visto che sono necessarie raccomandazioni di vescovi pedofili, e che una dotatissima ricercatrice riesce a campare solo grazie ai miracoli.

Sartori si è fatto conoscere con una serie di romanzi che riscrivevano letterariamente alcuni noti episodi cronaca nera, sorretti da una scrittura seccamente “referente”, che raccontava le storie in modo efficacemente essenziale, senza alcuno svolazzo. Con questo Sono Dio, Sartori cambia registro. C’è sempre la “storia”, quella di una ricercatrice fuoriclasse, che sta:

1. alimentando col suo lavoro geniale per quanto precario l’attività di un centro di ricerca, nonché

2. la carriera del suo direttore (scrivendogli gli articoli per riviste scientifiche), e contemporaneamente

3. lavorando come inseminatrice artificiale di mucche da allevamento, e cionondimeno anche

4. portando avanti di nascosto un suo progetto sperimentale per produrre energia da una pila a batteri, per il quale «ha messo in piedi una rete di ricercatori di diversi paesi che considerano l’idea promettente» (p. 24).

Personaggio che è intriso di una caratteristica molto attuale: la precarietà; lavorativa prima di tutto e quindi abitativa, sociale, esistenziale. Ma i capitoli che raccontano questa “storia” sono alternati ad altri, di tipo affabulatorio, basati sulle divaganti riflessioni di un Dio che osserva il creato, ma ad un certo punto concentra la propria attenzione – trasgredendo l’etica divina, asettica ed imparziale – proprio sulle vicende della ricercatrice, non solo innamorandosene, ma tentando addirittura un disastroso approccio sessuale sotto mentite umane spoglie, come un qualsiasi deuccio della mitologia greca.

Generalmente si definisce l’io-narrante - quello che conduce la narrazione in prima persona - una specie di Deus ex machina. Qui Sartori lo ha fatto diventare conseguentemente un vero e proprio Dio, per quanto parodistico. Ma ovviamente è un Dio che, come ogni io-narrante, serve soprattutto a mettere in circolazione il punto di vista dell’autore. E qui infatti esprime il ben noto pessimismo cosmico di Giacomo Sartori, che scopriamo così essere di natura ecologico-nichilista:

«Dovrei depurare l’aria e l’acqua, tappare il buco di ozono, decementificare milioni di chilometri quadrati, piantare miliardi di alberi, smaltire montagne di rifiuti e plasticami, disinnescare milioni di mine antiuomo, ripescare dozzine di sottomarini atomici sovietici, rimettere in circolazione centinaia di migliaia di specie animali e vegetali estinte, rinnovare completamente la dotazione delle risorse naturali: un lavorone perfino per un dio onnipotente. Ma non sarò certo io a occuparmene: quello che dovevo fare l’ho fatto, non ho nessunissima intenzione di ricominciare tutto da capo solo perché quattro disgraziati si sono divertiti a sfasciare tutto. Chi rompe paga, come dice il proverbio» (p. 103).

Ma se questo è il pessimismo cosmico di Sartori, ce n’è uno anche storico-sociale, che si esprime invece nella storia della ricercatrice, a cui sembra ad un certo punto che vada tutto in vacca:

1. al centro di ricerca non la assumono in pianta stabile perché le preferiscono un’oca con profilo da valletta televisiva (sempre molto gentile con il direttore),

2. e la segano anche alla Associazione degli allevatori dove prestava opera come inseminatrice artificiale, perché risulta poco amante dei crocefissi, e deve quindi finire alla cassa di un supermarket, nonché

3. le rubano la motocicletta con cui era abituata a scorrazzare in giro e deve perdere ore e ore sui mezzi pubblici per arrivare al lavoro, e dulcis in fundo

4. la sfrattano.

 

La “storia della ricercatrice” si conclude beffardamente, tentando di salvare il salvabile con un intreccio di pessime raccomandazioni e modesti miracoli del dio innamorato (che si dimostrano meno efficaci delle prime), sbattendo il muso in (quasi) tutto quello che impedisce al nostro paese di funzionare, umiliando il talento, la giustizia, l’efficienza e tutte queste ottime cose che sembrano non fare per le nostre latitudini.

Insomma questa volta una cruda ed efficace parodia del paese, passato dalla padella nella brace. No Future? Ma proprio qui sta il bello! Fidatevi delle stoiche considerazioni del dio-autore:

 

«non sarebbe così difficile prendere atto che la loro esistenza [degli uomini] è emozionante e struggente proprio perché poi ha fine. E invece per negare la realtà, per non rassegnarsi, per illudersi che vivranno anche dopo essere morti, si raccontano delle stravaganze» (p.21).

È questo il divertissement 2016 di Giacomo Sartori: portare in scena un dio che sembra iscritto all’UAAR (Unione Atei Agnostici Razionalisti).

 

Giacomo Sartori, Sono Dio,

Milano, NNeditore, 2016, 213 p., € 17