Autore - Carlo Romeo

Rif. bibl. - Romeo, Carlo, Un limbo di frontiera. La produzione letteraria in lingua italiana in Alto Adige, Provincia Autonoma di Bolzano, Brunico 1998, pp. 70; 159-162.  

 

 

Rinaldo Dal Fabbro (Venezia 1899-Bolzano 1967)

 

 

Rinaldo Dal Fabbro:

una poesia sul Lager di Bolzano

 

di Carlo Romeo

 

L'esperienza del Lager è pure al centro della produzione poetica di Rinaldo Dal Fabbro, la cui vicenda personale è rappresentativa delle sofferte vicissitudini del piccolo ma significativo movimento resistenziale in Alto Adige.
Nato a Venezia nel 1899, dopo il diploma di perito industriale e la precoce esperienza del fronte nella prima guerra mondiale, si inserisce nei circoli socialisti veneti, orientandosi subito verso il massimalismo. Dopo il Congresso di Livorno entra nel P.C.d.I., diventando segretario della Federazione di Venezia. A partire dal 1926 comincia una serie di trasferimenti: in Sardegna per nove anni, poi in Africa Orientale e quindi, nel maggio 1940, a Bolzano. Nel 1944 entra nel Comitato di Liberazione Nazionale di Bolzano, guidato da Manlio Longon, in rappresentanza del Partito Comunista. Arrestato dalla Gestapo nel dicembre 1944, interrogato e torturato, viene internato nel "blocco celle" del Durchgangslager di Bolzano. Alla liberazione viene eletto per breve tempo presidente del CLN provinciale. Dal 1950 abbandona la politica attiva. Muore a Bolzano nel 1967. 
Le due raccolte liriche di Dal Fabbro (Nostra vita, 1947; Alghe e polipetti, 1956), pubblicate in proprio ed in economicissime edizioni, oltre che a costituire un esempio della stagione della poesia "militante" (il miglior esito in questa direzione è l'espressionistica Ogni giorno ), testimoniano una rara curiosità verso le contemporanee ricerche della poesia europea, mediate attraverso alcuni canali della cultura comunista del primissimo nostro dopoguerra (anzitutto «Il Politecnico» di Elio Vittorini). 

 

Ogni giorno ...

La lirica di Dal Fabbro, scandita in cinque tempi, ripercorre sul filo della memoria (una memoria particolare, interrotta dall'immediatezza del presente) l'internamento nel Durchgangslager  di Bolzano. Già a partire dalla dedica «Agli amici e compagni Sandro Gallo e Carlo Grazi, caduti nella lotta» è immediatamente presente il richiamo ad una concezione "militante" della poesia e alla dimensione epica, di "canto corale" che caratterizza una breve ma  significativa stagione della letteratura resistenziale. La produzione letteraria dell'autore si svolge contemporaneamente all'intensa attività politica (all'interno del P.C.I.) in  quei primi anni del dopoguerra.
Particolare forza proviene dalla strutturazione ellittica delle proposizioni nonché dall'isolamento delle parole e delle immagini. La brusca intromissione, nel corso del monologo, di lacerti di dialoghi diretti e voci esterne, talvolta graficamente evidenziate, contribuisce a creare una particolare tensione espressiva, che pare riuscire altresì ad evitare gli effetti deteriori di un certo contemporaneo populismo neorealista.

  

 

Da Nostra Vita , Bolzano 1947, pp. 3-7. La lirica, sotto lo pseudonimo di «Vincenzo» (assunto da Dal Fabbro nella Resistenza) è apparsa anche su «Il Nuovo Ponte», Bolzano, 25/4/47. 

 

OGNI GIORNO

 

I

Ogni giorno
ventiquattrore su ventiquattro
ritorno alla matrice
sul duro castello
della cella avvolto
nell'unica umida coperta
non dormo non veglio
non penso.

Fastidio 
di pidocchi
brulica sul pube
gelo
amputa i piedi
crampo di fame
ora non più
ossessione - languore - immobilità
domina 
economia di calorie
problema della vita
non dormo non veglio
non penso.

 

II

Fuori 
scricchiola la neve sotto la SS
penetrano i riflettori di guardia
la notte
fragore di vetro in frantumi
scarica di mitra: - GEFANGEN -

Sadismo 
ogni minuto
ferisce impotenza
cadaveri nudità di uomini
platea di risa ...

La polmonite
corre millepiedi sull'impiantito
s'inerpica capillare sui muri.
Attende
lo sportello lo scherno
della maledetta
parabola quotidiana
di 200 grammi di pane,
il "buiolo" 
dev'esser riempito.
Attende l'udito
il rantolo del compagno diviso - vicino
il disserrare stridulo dei catenacci
(ora tocca a me)
- LOS - Dove? - ZUM TEUFEL.
Precipita nell'eterno 
il tempo.

 

III

Di notte
nelle pause
è bello il silenzio delle celle
che si fan vive all'appello all'accordo:
- Paolo - Marco - Ivan - ...
Qualcuno non risponde.

 

IV

In me morto 
la casa aperta a tutti i morti
si popola.

- Ivan 
a quando la mina 
sulla strada di Campodazzo?
- Walter
le SAP della Zona attendono.
- Angelo, armi lunghe
armi lunghe, mi dici, hai trovato?

Nel tempo
vicino lontano
immagini e parole
passano ...
s'indugiano ...
- Sandro
la tua parola fluente
tremava al pianto d'un bimbo,
perché il volto di furore,
non muti e il gesto d'assalto?
- Eri lontano. Non sai. Brigata Calvi.
A Lozzo di Cadore
così mi fermò il tedesco.
- Il tuo labbro è ridente
e gli occhi di luce, Carlo,
un librone di chimica
serri sotto il braccio
e nella destra un fumante "Beretta".
Avanzi il petto alla parata
segnato di stelle.
- Ricordi? Venezia
la laguna? le gare in dingo?
- Cose passate. Altro 
ho da pensare ora, Rinaldo.
Foiano della Chiana. Non eri con me.
Piazza Garibaldi. Brigate nere,
plotone d'esecuzione
e la grazia
di un colpo di pistola qui alla nuca.

 

V

Non dormo. Veglio.
Penso.

Io sono uno
io sono cento
io sono centomila
compagni come me.

Nel morso della fame dell'odio
dei ricordi
la vita in ascolto
respira a metà
per allungare se stessa
incide parole di fiamma
e di speranza.



 

NOTE 
Paolo = Ferdinando Visco Gilardi; Marco = Enrico Pedrotti; Ivan= Tullio De Gasperi, morto a Mathausen; Walter =Walter Masetti, morto a Mathausen; Angelo = Manlio Longon, ucciso sotto interrogatorio dalla Ge.Sta.Po. nel dicembre 1944; Sandro = Sandro Garbin, del movimento clandestino veneto, morto alla testa di una formazione partigiana in Cadore; Carlo = Carlo Grazi, studente ventenne, catturato dalle Brigate Nere e fucilato nel giugno 1944.