Particolare scavi Gries (Bolzano) 2016

 

I recenti scavi archeologici (2016) a Gries (presso il Grieserhof) curati dall'Ufficio provinciale beni archeologici della Provincia di Bolzano, diretto da Catrin Marzoli, hanno sinora portato alla luce i resti di una villa romana del I secolo d.C. e di un edificio pubblico, forse di culto. Insieme a monete, anfore, pezzi di colonne in marmo, tessere di mosaici, tracce di affreschi etc. è stata trovata la testa di una statuetta femminile.

 

Anche queste nuove acquisizioni potrebbero contribuire, a mio avviso, a considerare l’opportunità di una risistemazione museale per ciò che riguarda le varie età dell’archeologia in provincia. Il primo allestimento del Museo di Archeologia di Bolzano (1998), infatti, aveva efficacemente sintetizzato percorsi dalla preistoria all’età dei Ferro, dai Reti ai Romani fino all’alto Medioevo. Le successive risistemazioni, focalizzate pressoché esclusivamente su “Ötzi” (la “mummia” dell’età del Rame restituita dai ghiacci del Similaun), non hanno più lasciato spazio all’esposizione dei preziosi reperti di altre epoche. (c.r.)

 

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Autori: Carlo Romeo, Erika Kustatscher

Rif. bibl.: Kustatscher Erika, Romeo Carlo, Passaggi e Prospettive. Lineamenti di storia locale, vol. 1 (L’area tirolese dalla preistoria al tardo Medioevo), Casa editrice Athesia, Bolzano 2010, pp. 32-53, ISBN 978-88-8266-741-2.

 

 

Sulle vie di Roma. L’età romana

(secoli I a. C. – V d. C.)

 

di Erika Kustatscher e Carlo Romeo

 

 

Per secoli nell’immaginario dei Romani le Alpi erano rimaste una barriera di difficile penetrazione, un mondo chiuso alla «civiltà» e caratterizzato da una natura ostile come i suoi abitanti, descritti quali crudeli predoni. L’impresa del cartaginese Annibale, che aveva sferrato il suo micidiale attacco proprio attraversando le Alpi occidentali (218 a. C.), contribuì a mutare le concezioni geopolitiche romane.

L’espansione romana nella Gallia cisalpina (la pianura padana), poi in quella transalpina e di qui nell’area renano-danubiana portò inevitabilmente alla necessità di un possesso sicuro dei collegamenti attraverso le Alpi. L’inglobamento dell’arco alpino nell’impero romano avrà conseguenze di lunga durata sull’assetto del territorio atesino, sui suoi insediamenti e confini, sugli sviluppi economici e culturali. Anche se la cosiddetta «spedizione retica» voluta dall’imperatore Augusto è legata ad una data ben precisa (16/15 a. C.), il processo di romanizzazione è un fenomeno più ampio e complesso. Esso inizia molto prima grazie ai rapporti commerciali e diplomatici che si sviluppano tra la crescente potenza di Roma e le genti alpine, tra cui il regno celtico del Noricum. Lungo tutto il I secolo a. C. la romanizzazione sembra spingersi da Tridentum/Trento verso nord (fino alla conca di Bolzano) con modalità pacifiche. Dopo la conquista militare, essa si compirà attraverso vari canali (esercito, burocrazia, colonizzazione agricola), facendo peraltro sopravvivere forme di mediazione con le tradizioni «retiche». In questo senso la data del 15 a. C. viene assunta, in modo del tutto convenzionale, per indicare l’inizio di quel processo che nel Medioevo avrebbe portato alla nascita della lingua ladina.

L’amministrazione romana traccia nel territorio atesino importanti confini, che sopravviveranno a lungo anche dopo la caduta dell’impero: tra la Venetia (X regione d’Italia), la provincia della Raetia e quella del Noricum. L’eredità più importante lasciata dai Romani è comunque l’efficiente rete stradale. La Via Claudia Augusta – con le varie diramazioni lungo le valli principali – rappresenta una delle principali arterie di transito e commercio di tutto l’impero. È lungo queste strade che si sviluppano stazioni di sosta e insediamenti, affiancati da presidi militari. Come per le età precedenti, non mancano però tracce di nuclei abitativi più interni, su terrazzi più o meno elevati, in zone adatte alla coltivazione, soprattutto della vite.

Le élite locali, ottenuta la cittadinanza, assumono le cariche pubbliche collegate agli unici due veri e propri capoluoghi (municipia) presenti sul territorio: Tridentum e Aguntum presso l’attuale Lienz (Tirolo orientale). L’esercito romano inquadra militari di origine retica e promuove lo stanziamento di veterani sui fondi agricoli (praedia). Sono soprattutto i militari ad importare nel territorio vecchi e nuovi culti diffusi nell’impero, tra cui quelli orientali (come Mitra) o quelli collegati alla divinizzazione dell’imperatore e della sua dinastia.

 

Nell’ultima fase dell’impero romano ha inizio l’opera di cristianizzazione, che dalle città raggiungerà anche le vallate, non senza incontrare resistenze. La tradizione dei martiri cristiani sul territorio (tra cui San Vigilio vescovo di Trento) esprime il travagliato confronto della nuova religione imperiale con gli antichi culti pagani. […]

 

La sistemazione amministrativa dell’area alpina centro-orientale sotto l’impero romano, divisa tra le province della Raetia, del Noricum e della Venetia et Histria (X regio Italiae). Lungo la rete viaria (soprattutto lungo la Via Claudia Augusta) si consolidarono alcuni importanti insediamenti.

 

 Casa editrice Athesia, Bolzano 2010

 

 

La società urbana

 

Una volta stabilizzata la rete commerciale, merci e novità provenienti da ogni angolo dell’impero raggiunsero con relativa continuità tutta la regione atesina attraverso i due municipi di Tridentum e Aguntum. Numerosi reperti in terra sigillata (ceramica rossa decorata e prodotta in serie), lampade, anfore e vetri testimoniano anche il passaggio e la diffusione di beni di lusso. La tendenza a conformarsi ai modelli di vita urbani è documentata da manufatti e resti architettonici anche in contesti apparentemente periferici: riscaldamento a hypocaustum e terme, mosaici e affreschi, stele figurate e iscrizioni di ottima qualità. Negli insediamenti maggiori crebbe la specializzazione artigianale: fabbri, vasai, sarti, panettieri. Documentata è anche l’attività di produttori locali di tegole e laterizi.

A capo delle magistrature municipali vi era la classe degli honestiores. Diversi nomi ci sono stati tramandati da iscrizioni. I loro compiti (non retribuiti) risiedevano nell’amministrazione della giustizia (duoviri iure dicundo), delle finanze (questori), delle opere e infrastrutture pubbliche (edili). Altra carica municipale era quella dei seviri augustales, un collegio di sei «notabili» inizialmente incaricato di curare il culto dell’imperatore e poi anche materie amministrative. Alcuni loro nomi (Metrodorus e Trophimus a Trento) rivelano un’origine greco-orientale. Il seviro Marcus Betutius fu sepolto a Nalles, dove ne è stata rinvenuta la lapide.

Anche la classe dei funzionari doganali, composta in genere da schiavi liberati (liberti) al servizio dell’imperatore, indicano spesso una provenienza orientale. Oltre al già ricordato Aetetus di Parcines, sono documentati Chrisogonos (Malles), l’arcarius (cassiere) Festinus e Mercurialis, gli ultimi due attivi in Val d’Isarco, probabilmente a Sublavione.

 

Come già detto, uno dei canali più importanti della romanizzazione fu l’esercito, in primo luogo per lo stanziamento di truppe e presidi lungo le arterie stradali (presso dogane, ponti e stazioni), poi per il definitivo insediamento di veterani. Costoro, al termine del lungo servizio militare, venivano compensati con somme di denaro o direttamente con fondi rustici. Tra i veterani vi erano spesso anche indigeni (Reti e Celti), che diedero luogo al fenomeno che va sotto il nome di «romanizzazione di riflusso». Dopo aver militato nelle truppe dell’impero, regolari o ausiliarie, tornavano in patria portando con sé lingua, costumi, tradizioni e culti romani. Quasi sempre veniva loro concessa la cittadinanza romana, estesa alle mogli e ai figli. L’obiettivo era di creare anche nelle province più lontane una classe autoctona di piccoli cittadini-proprietari fedeli a Roma e all’impero. […]

 

 

Casa editrice Athesia, Bolzano 2010

 

 

Sommario del capitolo 2 (pp. 32-53)

SULLE VIE DI ROMA 32

L’età romana (secoli I a. C. – V d. C.)

La conquista romana delle Alpi 34

Un lento avvicinamento 34

Trento, da oppidum a municipium 35

La spedizione retica 36

Province e confini 38

Vie, stazioni e insediamenti. Economia e società 40

La difficile viabilità 40

Nella X Regio 42

Nella Rezia 43

Nel Norico 44

Insediamenti agricoli 45

La società urbana 46

La religione 48

Il tardo impero romano e il cristianesimo 50

Al confine con i Germani 50

La crisi dell’impero 51

Le invasioni 52

Il cristianesimo 53