Autore: Hubert Mock

Rif. Bibl.: Mock, Hubert, Neubeginn im Schatten des Krieges. Brixen 1945–1948. In: G. Mezzalira, F. Miori, G. Perez, C. Romeo (a cura di), Dalla liberazione alla ricostruzione. Alto Adige / Südtirol 1945-1948, © Edition Raetia / ANPI Comitato di Bolzano, 2013, pp. 251-288.

 

 

SOMMARIO DEL CONTRIBUTO

 

Das Kriegsende – Ende des Krieges?

Stadtpolitik zwischen Vergangenheitsbewältigung und Zukunfts-management

Schwieriges Erbe (1). Aspekte gesellschaftlicher Befindlichkeiten nach der Befreiung

Mondlandschaft: Die Bombendörfer Albeins und Tschötsch

Schwieriges Erbe (2). Notizen zur politischen Säuberung

Ansätze der Normalisierung und des Aufbaus

Kultur, Sport, Soziales

Aufbau des Schulwesens

Wirtschaft: Verzögerter Aufschwung

Von der Konsolidierung zu neuen Perspektiven. Die Überwindung der Nachkriegszeit

Gegeneinander, nebeneinander, miteinander: Anmerkungen zur ethnisch geprägten Gesellschaft im Brixen der Nachkriegszeit

 

 

 La chiesa di Albes bombardata (Milesi 1998)

La chiesa parrocchiale di Albes distrutta dal bombardamento dell’ottobre 1944 (Milesi 1998)

 

 

 

Abstract

 

RICOSTRUIRE SULLE MACERIE DELLA GUERRA.

BRESSANONE 1945-1948

 

di Hubert Mock

 

 

Il 1° maggio 1945 risuonò a Bressanone l’ultimo dei 260 allarmi aerei dall’inizio dell’anno. Nell’autunno precedente si erano registrate 20 vittime civili. La fine della guerra lasciò anche qui uno strascico di sangue. Il pomeriggio del 4 maggio alcuni internati civili italiani rientrati dalla Germania cercarono di penetrare in un magazzino di merci alla stazione. I soldati tedeschi spararono sulla folla, uccidendo tre internati civili, due ferrovieri e due passanti e ferendo altre persone. Poco dopo arrivarono gli americani dell’88° Divisione di Fanteria. Nelle prime settimane si poterono vedere pattuglie miste di americani e tedeschi.

Uno dei problemi più immediati fu la raccolta dei materiali bellici di vario tipo (dagli automezzi alle armi) presenti in grande quantità sul territorio. Nonostante le ordinanze vi furono numerose appropriazioni illecite. Gravi incidenti – spesso con bambini come vittime – si verificarono con gli esplosivi.

Il sindaco nominato nel periodo dell’Operationszone Alpenvorland, Hans Stanek, restò in carica fino al 28 maggio, giorno in cui subentrarono, su nomina del prefetto De Angelis, Alberto Onestighel come sindaco e Otto von Guggenberg come vice. Il ritorno alla “normalità” fu simbolicamente rimarcato il 1° giugno 1946 con la ricollocazione del crocefisso –  allontanato durante l’occupazione nazista - nella sala consiliare del Comune.

La nomina del sindaco Onestighel, notaio di origine trentina vicino alla DC, suscitò le rimostranze della locale sezione della SVP (istituita il 10 giugno 1945) che avrebbe preferito von Guggenberg. A dispetto delle tensioni che l’occupazione aveva lasciato in eredità, Onestighel si sforzò di amministrare a favore dell’intera popolazione. Si impegnò, ad esempio, per facilitare il ritorno di prigionieri militari sudtirolesi in Italia. Si fece inizialmente affiancare da dieci “consultori”, cinque in rappresentanza dei rispettivi partiti del CLN e cinque scelti dalla SVP. Di lì a poco un’ordinanza fissò il numero dei membri della giunta dei Comuni a secondo della consistenza della popolazione. Bressanone ne ebbe sei (quattro effettivi e due supplenti); la loro nomina si trascinò sino a novembre in un braccio di ferro tra SVP e Prefettura.

Come in ogni altra realtà comunale, in tutto il periodo considerato dominarono i problemi dell’approvvigionamento e razionamento dei generi alimentari nonché della scarsità di materie prime per il settore artigianale e il riscaldamento. Più volte la stampa locale si fece interprete dell’accusa rivolta ai contadini da parte dei “cittadini” riguardo alla distrazione di grandi quantità di prodotti destinati all’ammasso. La Conferenza di San Vincenzo e il Convento dei Cappuccini videro drasticamente aumentare in quegli anni il numero degli assistiti. La cronaca brissinese di quegli anni registra inoltre un forte aumento della microcriminalità e non pochi “fatti di sangue”. Grave risultava anche la carenza di alloggi e la disoccupazione. Da segnalare la nascita di un’associazione “interetnica” di disoccupati.

Mentre il centro di Bressanone era stato risparmiato dai bombardamenti le frazioni di Albes e Scezze avevano subito molti danni. Solo dopo diverse richieste giunsero i primi sussidi ai tanti “senzatetto” alloggiati in gran parte in baracche.

L’emergenza non riguardava solo le abitazioni ma anche i servizi base (dai vigili comunali alla pulizia delle strade) che il Comune, con le scarse risorse a disposizione, poteva garantire soltanto in piccola parte.

Il contributo analizza poi le consistenti variazioni nei saldi migratori del Comune dal periodo delle opzioni fino al dopoguerra. La grande mobilità riflette il fitto succedersi delle vicende politico-istituzionali: partenza degli optanti, diminuzione del gruppo italiano durante l’Alpenvorland, ritorno nel dopoguerra etc. L’epurazione seguì a Bressanone le stesse dinamiche degli altri comuni della provincia, con conseguenze quasi nulle sulle persone coinvolte. Una sessantina furono invece le domande di riacquisto della cittadinanza italiana respinte in prima battuta in base al decreto sulle “riopzioni” del 1948.

Un capitolo del contributo è dedicato al riavvio delle strutture sociali, culturali e sportive, generalmente nel segno della divisione etnica. Nel 1948 Bressanone non ebbe come Bolzano elezioni comunali. Solo nel 1952 i comuni della provincia poterono democraticamente eleggere i propri consigli comunali, dopo una interruzione di ben 27 anni. Nelle elezioni per il parlamento (18 aprile 1948) fu eletto alla Camera dei deputati il vice-sindaco Otto von Guggenberg. La SVP trionfò sia in queste consultazioni che in quelle regionali (autunno). La Democrazia Cristiana si profilò come il maggior partito italiano.

Dopo le dimissioni da sindaco da parte di Onestighel (novembre 1947), subentrò fino al luglio dell’anno successivo Adolf Kunz, ingegnere d’origine boema che a suo tempo aveva optato per l’Italia. A lui succedette l’avvocato Natale Dander, che si caratterizzò per ambiziosi progetti di rilancio anche turistico della città. Dati gli scarsi finanziamenti, tali progetti rimasero sulla carta ma segnarono almeno simbolicamente la cesura tra “emergenza” e “ricostruzione”.

La parte conclusiva del contributo analizza i fattori, anche psicologici, alla base della divisione tra i gruppi etnici alla fine della guerra e che avrebbe impedito per lungo tempo una effettiva collaborazione. La divisione, oltre ai partiti e alla stampa, attraversava anche l’ambito ecclesiastico. L’attivismo del principe vescovo Geisler in favore dell’autodeterminazione, anche se fallimentare sul piano diplomatico, riuscì però in quello della mobilitazione e del compattamento identitario attorno al trinomio: Volksgruppe, partito, Chiesa. Certo non mancarono figure e circoli di contatto tra i gruppi linguistici, ma l’enorme distanza che regnava nel dopoguerra può essere icasticamente riassunta dall’immagine delle due processioni che sfilarono il 12 settembre 1948 (Festa del Nome di Maria). Con questa cerimonia la popolazione brissinese si era impegnata sin dal primo dopoguerra a ringraziare il Signore per la salvezza ottenuta. Una processione a partecipazione “tedesca” sfilò dal Duomo verso Novacella; un’altra “italiana” verso Millan.

 

 L'avvocato Dander (Archivio Comunale di Bressanone)

L’avvocato Natale Dander, nominato dalla Prefettura sindaco di Bressanone nel novembre 1948, guidò il Comune fino alle prime elezioni amministrative del 1952. (Stadtarchiv Brixen / Archivio Comunale di Bressanone)

 

 

L’AUTORE

Hubert Mock, nato a Bolzano nel 1960, dirige l’Archivio Comunale di Bressanone. Le sue numerose ricerche hanno riguardato il periodo fascista in Sudtirolo, le opzioni, l’associazionismo, la storia urbana. Socio fondatore dell’associazione “Storia e Regione/Geschichte und Region” e collaboratore dell’omonima rivista, ha contribuito alla realizzazione, tra gli altri, dei volumi bilingui Hans Egarter: scorci di una vita (2009) e 100 anni: il Municipio di Bressanone (2011). È stato tra i curatori del volume Bressanone. La storia (2004) di cui ha curato la parte relativa al periodo tra le due guerre (Transizioni: Bressanone 1918-1945).