AUTORE: Maurizio Visintin
DA: L’industria in Alto Adige nel dopoguerra (1945-1948). In: G. Mezzalira, F. Miori, G. Perez, C. Romeo (a cura di), Dalla liberazione alla ricostruzione. Alto Adige / Südtirol 1945-1948, © Edition Raetia / ANPI Comitato di Bolzano, 2013, , pp. 75-116.
Operai impegnati nella realizzazione della centrale idroelettrica di Glorenza. (Archivio Edison, Bolzano)
SOMMARIO DEL CONTRIBUTO
Continuità e cambiamento
L’inizio della “lunga marcia”
Industria e “italianità”
Fuori dalla guerra
Problemi e ostacoli
Le aziende
La Montecatini di Sinigo
Le Acciaierie di Bolzano
La Montecatini di Bolzano
Il Magnesio
La Lancia nel 1945
La Lancia nel 1948
La carrozzeria Viberti
Altre industrie della zona industriale e della città di Bolzano
L’industria idroelettrica alla conferenza di pace
Autonomismo idroelettrico e statuto regionale
Gli inizi del terrorismo
La Montecatini e i cantieri della Venosta
L’Azienda elettrica consorziale e la Pustertaler Energie-Gesellschaft
[…] CONTINUITÀ E CAMBIAMENTO
di Maurizio Visintin
“La fine della guerra – ha scritto Luciano Segreto – portò con sé un profondo rinnovamento dei gruppi dirigenti economici [...]. La scomparsa o l’uscita di scena di una intera generazione di imprenditori, quelli nati all’incirca negli anni ’70 dell’Ottocento, [...] segnò in un certo senso la fine di un’epoca”. L’evento simbolo, in questo senso, fu probabilmente la morte del senatore Giovanni Agnelli – avvenuta il 16 dicembre 1945 – ma nel triennio postbellico si spensero anche alcuni personaggi chiave della storia industriale altoatesina del periodo fascista: nel maggio 1946 Candido Viberti, nel gennaio 1947 Giorgio Enrico Falck, nell’aprile successivo – nel breve volgere di appena tre giorni – Guido Donegani e Pietro Terenzio Chiesa, ancora definito dall’Alto Adige “appassionato animatore ed oculato amministratore” della STE. Il dopoguerra industriale altoatesino iniziava dunque all’insegna della rottura con il periodo precedente ma anche della continuità: al momento del decesso gli ottantenni Falck e Donegani – personaggi largamente compromessi con il fascismo – avevano già sgomberato il campo ma i figli dell’uno e i “pupilli” dell’altro avevano ancora un ruolo chiave nella gestione delle Acciaierie e della Montecatini (1).
Anche l’Associazione degli industriali della provincia di Bolzano transitò praticamente senza soluzione di continuità dalla dittatura alla democrazia: l’organizzazione imprenditoriale – ha scritto Waldimaro Fiorentino – venne ricostituita “con la semplice perdita dell’aggettivo che l’aveva qualificata politicamente”, cioè l’appellativo “fascista”. L’attività dell’Associazione, sia pure a ritmo ridotto, proseguì anche a cavallo del 3 maggio 1945: il giorno seguente il commissario gerente Kandidus Ronchetti, insediato dai nazisti il 9 settembre 1943, consegnò gli uffici dell’Unione degli industriali al direttore Filippo Ongarato. Il 10 maggio il prefetto Bruno De Angelis nominò nuovo commissario l’ingegner Vincenzo Ventafridda, direttore delle Acciaierie di Bolzano, assistito nella sua opera dal vicedirettore Mario Ricci e successivamente da una commissione esecutiva provvisoria. Durante l’estate gli alleati decretarono lo scioglimento della vecchia organizzazione fascista ma a quel punto una
commissione di industriali era già da tempo al lavoro per l’indispensabile riforma, in senso democratico, dello statuto.
Il 25 ottobre 1945 ebbe luogo l’assemblea generale degli iscritti per la formale ricostituzione dell’Associazione, alla quale aderirono immediatamente 250 imprese. Il commissario Ventafridda venne chiamato alla presidenza ed affiancato dai vicepresidenti Walther von Tschurtschenthaler (cotonificio di Bolzano) e Angelo Donati (edilizia), da una giunta esecutiva di otto membri e da un consiglio direttivo con 17 componenti. L’organigramma dell’Associazione prevedeva la costituzione di 18 sezioni, otto delle quali vennero immediatamente attivate: edili, legno, meccanica, estrattive, grafiche, chimiche, tessili, spettacolo (2).
L’Associazione degli industriali divenne rapidamente un punto di riferimento per tutti gli imprenditori: il numero delle imprese affiliate salì rapidamente a 308 nel gennaio 1946 e a 341 due mesi più tardi. Mantenevano però sodalizi separati le imprese vinicole, i trasporti automobilistici e soprattutto le industrie elettriche private.
Sia il consiglio direttivo centrale che quelli sezionali svolgevano numerose riunioni per affrontare questioni associative, tariffarie, sindacali, salariali, tributarie, di approvvigionamento. Anche i dirigenti delle grandi aziende della zona industriale di Bolzano si incontravano frequentemente nei locali dell’Associazione per discutere tematiche tecniche, sindacali e sociali di interesse comune. L’8 febbraio 1946 una nutrita delegazione dell’Associazione degli industriali incontrò il nuovo prefetto Silvio Innocenti in lungo ed affabile colloquio (3).
Il 19 dicembre 1947 in occasione dell’assemblea annuale il presidente Ventafridda e il vicepresidente von Tschurtschenthaler dichiararono che ormai l’intera industria provinciale era rappresentata nell’Associazione: circa 400 stabilimenti e oltre 100 imprese di costruzioni, per un totale di 16 mila dipendenti. Un terzo delle aziende si concentrava a Bolzano, le altre erano distribuite in periferia. La prevista articolazione in 18 sezioni era stata pienamente raggiunta. Secondo la presidenza i rapporti con i lavoratori e le loro organizzazioni erano buoni, ma gli oneri sociali e fiscali in genere erano troppo pesanti (4). […]
NOTE
1) Segreto 1999: 57; Alto Adige, 16 aprile 1947; Fabrizio Miori, “I reparti”. In: Uomini 2001: 168; Alto Adige, 14 gennaio 1947; 17 aprile 1947; 19 aprile 1947; 8 maggio 1947.
2) Commissariato del Governo Bolzano – Regierungskommissariat Bozen, AGPB, fasc. Relazione sulla situazione delle varie industrie della provincia di Bolzano, 1946, XV, 1, Appunti sull’attività svolta dall’Associazione degli industriali e sulla situazione in generale dell’industria della provincia di Bolzano, s.d. (ma febbraio 1946); Alto Adige, 23 gennaio 1948; Notiziario dell’Associazione degli industriali della provincia di Bolzano – Mitteilungen des Verbandes der Industriellen der Provinz Bozen, dicembre 1945: 1-2; Fiorentino 1996: 118-
3) Commissariato del Governo Bolzano – Regierungskommissariat Bozen, AGPB, fasc. Relazione sulla situazione delle varie industrie della provincia di Bolzano, 1946, XV, 1, Appunti sull’attività svolta dall’Associazione degli industriali e sulla situazione in generale dell’industria della provincia di Bolzano, s.d. (ma febbraio 1946); Fiorentino 1996: 82; Notiziario dell’Associazione degli industriali della provincia di Bolzano – Mitteilungen des Verbandes der Industriellen der Provinz Bozen, gennaio 1946: 4; febbraio 1946: 2; maggio-giugno 1946: 3; agosto-settembre 1947: 2; marzo 1948: 2; agosto 1948: 2.
4) Alto Adige, 20 dicembre 1947; 23 gennaio 1948; Südtiroler Wirtschaftszeitung, 24 dicembre 1947: 205.
Un reparto dello stabilimento Lancia di Bolzano negli anni ’40. (Archivio Storico Iveco, Bolzano)
Maurizio Visintin, meranese, si occupa alternativamente di storia economica e nazionalismo nell’Alto Adige contemporaneo e di storia economica e sociale dell’Alta Valle di Non. Nel 2001 ha pubblicato Comodamente seduti nelle nostre carrozze elettriche. Centrali sul Novella e ferrovia dell’Alta Anaunia (1898-1940), nel 2004 La grande industria in Alto Adige tra le due guerre mondiali. È collaboratore di “Archivio Trentino” e di “Altrestorie”, riviste del Museo Storico in Trento.