Lesley de Vries (1926-2012)

Federico Lesley de Vries Cantoni (1926-2012) nacque a San Bernardino in Paraguay da padre anglo-olandese e da madre italiana (milanese). Emigrato da bambino in Europa, studiò arte a Roma, Napoli, Zurigo e Parigi, concentrando i suoi interessi sugli autori del rinascimento, dell’impressionismo e dell’espressionismo, in particolare Cèzanne, Van Gogh e Kokoschka. Si interessò anche di fotografia industriale. Sulla base di eccezionali capacità di disegno, i suoi paesaggi e ritratti si caratterizzano anche per dinamismo e vivacità cromatica. I suoi soggetti spaziano dalla piccola realtà di ogni giorno alle grandi vicende della Storia.

Residente a Chiusa/Klausen dal dopoguerra, ottenne con mostre personali e collettive prestigiosi riconoscimenti in Italia, Austria, Germania, Inghilterra. Sue opere sono conservate tra l’altro presso la galleria Nazionale di Roma, la Civica di Milano, il Ferdinandeum di Innsbruck, il Museion e il Museo Civico di Bolzano, il Museo Civico di Chiusa, oltre che in diverse collezioni private. (c.r.)

 

Lesley de Vries 1926-2012 

 

Incipit del manoscritto

NON VENNE UNA MANO DAL CIELO

di Federico Lesley de Vries Cantoni

 

 

Lesley de Vries lavorò al romanzo in più fasi, fino agli ultimi giorni della sua vita. Ambientato a Capri nell’immediato dopoguerra, esso presenta come vicenda principale l’amore tra un giovane straniero, originario della lontana Danimarca, e una ragazza italiana. Il romanzo è però intessuto di continui flashback che riportano il lettore alle tragedie delle dittature e della guerra appena trascorsa. Sarà proprio la scoperta delle diverse esperienze personali e familiari vissute dai due protagonisti a impedire fatalmente ogni sviluppo del loro legame sentimentale. (Carlo Romeo)

 

 

Il centro della “Roccia fiorita”, geograficamente Capri, era ancora immersa nella luce solare del pomeriggio. L’avvicinarsi di un esteso banco di nuvole scure gliel’avrebbe però tolta assai presto. Lontano, molto lontano, guizzavano fulmini nelle acque provocando nell’aria il suono di un lieve brontolio. Ma captare tutto questo, insieme a una moltitudine di altri tenui rumori che giungevano da ogni dove dell’abitato isolano, era per ora privilegio dei pochi dotati di udito particolarmente fine.

Ancora nessuno dei perdigiorno, dei villeggianti o dei residenti - vestiti in modo semplice con pantaloni, pantaloncini, gonne, camicie, bluse, taluni anche con cappellini, il tutto in colori piuttosto allegri, calzando scarpine di lino con le suole fatte di canapa intrecciata - si fece disturbare dall’idea che presto sopra le loro teste potesse arrivare il nucleo di un temporale. Come se nulla fosse, tutti rimanevano a bighellonare in Piazza Umberto I, chi ai piedi della grigia torre campanaria, con l’orologio del volgo, il cui simbolo era l’ampio quadrante decorato con piastrelle di maiolica; chi sui dieci gradini di una larga scalinata che aprendosi sul lato ovest dell’area, conduceva in alto verso il portale della cattedrale, bianca come la neve, eretta in gloria di Santo Stefano. Uno dei migliori esempi dell’architettura isolana in stile barocco moresco. […]

Sempre in Piazzetta, tra gli avventori del Piccolo Bar, si trovava anche un giovane biondiccio che vestiva pantaloni di tinta grigio-azzurra e una camicia beige; intorno al collo – con effetto simile a quello che produce il puntino sulla lettera i - annodato negligentemente, un sottile pannicello di vaporosa seta grezza. I piedi delle sue gambe lunghe invece erano calzati da basse e leggerissime espadrilles, scarpine dalla tomaia di tela e dalle suole di corda di sparto o canapa intrecciata. Un abbigliamento del tutto consono all’atmosfera disinvolta ed al clima subtropicale che imperava sull’isola. […]

 

Lesley de Vries 1926-2012