LA “GIOCONDA BRIGATA” A FIRENZE (GITA DEL 1928)

Da: Annuario del Regio Liceo-Ginnasio “Giosue Carducci” di Bolzano. Anno scolastico 1927-28, Bolzano, SITE 1929, pp. 11-13.

 

 

 

VIAGGIO DI ISTRUZIONE A FIRENZE

(Relazione del prof. Ferruccio Agosti, insegnante di storia dell’arte)

 

La gita pasquale che ormai per tradizione consuetudinaria la terza liceale compie ogni anno, ha avuto questa volta per meta Firenze. Durante le vacanze pasquali e qualche giorno dopo le vacanze stesse, la gioconda brigata degli studenti bolzanini dell’ultimo corso liceale, guidati dall’Insegnante di Storia dell’Arte, ha lasciato la sua ridente città altoatesina e si è recata a ritemprarsi di tiepido sole primaverile e a deliziarsi di bellezze dell’arte italiana lungo le rive dell’Arno. La gita – effettuata in gran parte con contributi della Cassa Scolastica e di altri Enti cittadini – dischiuse nuove mete agli animi e alle menti dei nostri giovani che, lasciando riposare per un poco i sudati libri, impararono molto dalla visione diretta delle cose, rinvigorendo e rinsaldando cognizioni apprese sui testi durante l’anno scolastico.

Con lezioni sintetiche tenute dall’Insegnante di Storia dell’Arte nei giorni precedenti alla partenza – lezioni che valsero ad ordinare e a chiarire quanto era stato loro precedentemente insegnato sull’arte italiana e in ispecie sulla quattrocentesca fiorentina – si cercò di mettere l’animo degli studenti in condizioni di felice recettività onde ottenere il massimo rendimento dalla gita che si stava per compiere; e finalmente, dopo l’attesa, non scevra di qualche trepidazione, la mattina del primo di aprile, una giovanile brigata di tredici giovani e d’un professore partivano da Bolzano con un comodissimo diretto che alle due del pomeriggio giungeva a Bologna e verso le sei in vista di Firenze. Sotto la linea azzurra degli Appennini che già si confondeva col cielo vesperale, la cupola di Brunelleschi si innalzava possente, sembrando quasi di lontana dare il benvenuto ai giungenti che la salutavano con grida festose come si saluta una cara vecchia conoscenza.

 

Arresto di treno, confusione, vociare tumultuoso: e già si cammina spediti per le vie di Firenze che sembra di aver sempre calcato. Qualcuno se la pretende a guida con un certo sussiego, e mostra ai compagni S. Maria Novella, e snocciola forsanco qualche notizia storica o qualche data. Ma son cose di poco momento, ché altre cure più necessarie interessano adesso il capo drappello il quale, dopo una mezz’ora di vicende, è contento di vedere il suo lieto gregge bene installato in un albergo che – se pur non offre tutti i conforti di un primissimo ordine – modestamente e pulitamente darà luogo ospitale ai profondi sonni cui gli stanchi visitatori la sera si daranno in braccio, dopo la movimentata giornata. Si cena in un ottimo ristorante e poi si compie una passeggiata di ricognizione nel centro, a vedervi il movimento fervido dell’andirivieni serale e a dare una prima occhiata a Santa Maria del Fiore, al Campanile di Giotto, al Battistero, alla Piazza della Signoria, ai Lungarni. E la prima giornata finisce verso le dieci con un meritato quanto saporito riposo che si protrae, tutto d’un fiato, fino alle sette del mattino successivo.

 

 

Istituto Fotografico dello Stato

 

Nelle giornate seguenti, mediante un’operosa attività che s’iniziava alle otto e mezzo del mattino e finiva – con qualche ora di intervallo per il pranzo e per il caffè – verso le sei della sera, si vide tutto quanto può interessare un visitatore colto e di buona volontà che brami vedere Firenze non solo nel lato artistico ma in ogni suo aspetto di bellezza. La mattina solitamente era dedicata ai Musei, Ufizi, Pitti, Bargello, S. Maria, Arte Moderna e alle Chiese; e il pomeriggio veniva riservato ad itinerari che avevan l’aria di semplici passeggiate: Viale dei Colli, Passeggiata Michelangelo, S. Miniato al Monte, Fiesole, Cascine. Così si avvicendava ciò che si poteva considerare vera cultura – piacevolissima cultura che si apprende con infinito diletto – con ciò ch’era semplice spasso dello spirito e lieta distrazione e riposo. Si può dire che quanto può interessare un amatore di cose belle, fu visitato: e si cercò di tenere anche nella visita, un certo ordine cronologico: ciò che è possibile a Firenze senza soverchia dispersione di tempo, date le non grandi distanze.

Furono visitate con diligenza tutte le opere d’arte più interessanti: il Battistero, S. Maria del Fiore, S. Croce, S. Maria Novella col Cappellone degli Spagnuoli, S. Lorenzo con la Cappella di Michelangelo e la Chiesa del Carmine con le pitture di Mosaico; le Gallerie degli Uffici, Pitti e d’Arte Moderna; il Museo di S. Marco e il Museo del Bargello: S. Apollonia, il Palazzo mediceo, l’Annunziata e molte altre chiese e monumenti e cose d’arte, secondo se ne presentasse l’occasione. Ed era ogni giorno uno stupore nuovo nei visitatori; ed era una nuova rivelazione che appariva all’animo dei giovani studenti, bramosi di conoscere dal vero ciò che avevano studiato, ed avidi di veder cose nuove.

Stanchezza quasi mai: qualche volta soltanto, nelle giornate più movimentate. Ma per lo più, l’itinerario giornaliero era preparato in modo che desse il massimo rendimento con la minore fatica possibile. E così, veloci e serene – serene quantunque qualche pioggerella e qualche acquata primaverile avesse oscurato il cielo – passarono queste giornate; e con l’animo illuminato di una bella luce nuova, si ritornò, con molto rimpianto manifesto in tutti.

Erano state cinque giornate piene di sensazioni nuove e mutevoli le quali diedero a taluni degli studenti (che non si erano spinti fin allora molto più in là della regione altoatesina e della zona delle dilette Dolomiti) una sensazione mai conosciuta prima, di vita e di sentimento.

Il ritorno fu accompagnato da una pioggia torrenziale che divenne tormenta sull’Appennino e bufera di neve a Bologna dove le poche ore di sosta del pomeriggio, che avrebbero dovuto essere impiegate, secondo l’itinerario precedentemente preparato, in una rapida visita della città, dovettero invece essere squallidamente spese in un caffè. Ma il cielo, rasserenatosi e purificatosi presto, preparò a sera un magnifico stellato che rideva vivo e scintillante quando alla stazione di Bolzano, verso le ventidue, i ritornanti, stanchi e felici, venivano lietamente accolti da babbi e mamme e parenti recatisi in buon numero a festeggiare il loro ritorno in famiglia.