Centro Studi Lipari 2001

 

SOMMARIO

  

INTRODUZIONE di Felice Laudadio

IMMAGINI PER UN FILM DELLA MEMORIA di Giulio Baffi

LA FORZA SIMBOLICA DI MARIO RUOPPOLO di Alberto Castellano

L'ASSOLO TROISIANO di Franco Lapolla

QUEGLI OCCHI GRANDI, PROFONDI, INTENSI, LUCIDI. TRISTI di Danilo Baroncini

LA VAGA BELLEZZA DELL'ISOLA CHE NON C'È di Mario Franco

UN FILM INTELLIGENTE E LIEVE intervista ad Anna Pavignano a cura di Luisa Mattia

LA TENACIA DI UN GRANDE ATTORE intervista a Michael Radford a cura di David Grieco

“IN QUEL FILM C'È LA SUA ANIMA" intervista a Philippe Noiret a cura di David Grieco

I COLORI DEL MEDITERRANEO E L'ANIMA DI UN GRANDE ATTORE intervista. ad Anna Bonaiuto a cura di Giulio Baffi

"VOGLIO FARE QUESTO FILM CON IL MIO CUORE" intervista a Roberto Scarpa a. cura di Giulio Baffi

MUSICA DA OSCAR PER UN FILM DALLE CINQUE NOMINATION intervista a Luis Bacalov a cura di Antonio Tricomi

OLTRE IL RESPIRO di Rosaria Troisi

LA FAVOLA DEL POSTINO

SUL SET

RASSEGNA STAMPA a cura di Paola Visone

 

 

Cecchi Gori Group

 

 

Il tempo trasforma gli oggetti della memoria. Cosa diventa allora un film come Il Postino se lo si allontana nel tempo? Lo rivediamo cercando di cancellare le emozioni ed i sentimenti dolorosi dei giorni della morte improvvisa di Massimo Troisi. Mettendo da parte l'ansia che ci prendeva il cuore all'uscita del "suo" film sugli schermi italiani. Quando s'impastavano insieme in un groviglio d'emozione e d'affetto le parole e le immagini di una storia d'amore, di speranze, di delusioni, di illusioni, di dolore, di sogni, di felicità e di scoperte improvvise.

Chi lo aveva amato ne lesse il dolore oltre le immagini, se ne commosse e ne partecipò con tutta la possibile passione. Gli altri cercarono di mantenere una "distanza critica" forse impossibile.

A rivederlo ora, quel film bello e imperfetto, appassionato e dolente, tenero e disperato, si potrebbero dire e scrivere cose molto diverse da quelle dette e scritte in quei giorni del 1994. Nel giugno attonito in cui fummo feriti, nel settembre delle prime proiezioni di quel film che custodiva il suo ultimo sguardo di grande attore generoso.

In questo volume ho cercato di tracciare un percorso attraverso il ricordo di chi ha partecipato alla realizzazione del film. […]

Giulio Baffi 

 

 

 

Sette anni fa, il 17 aprile del 1994, Massimo Troisi scendeva da un elicottero all'eliporto di Malfa, nell'isola di Salina. Aveva 41 anni e un cuore malato che gli avrebbe concesso solo altri 48 giorni. Il mattino dopo era in programma il primo ciak del film più importante della sua carriera.

Non era la prima volta che il suo sguardo si posava su quest'isola dalla storia millenaria (l'antica Didime); c'era stato con amici molti anni prima per una breve vacanza ma nessuno l'aveva notato.

Questa volta sarebbe stato diverso. Pur rimanendo appena 17 giorni (una parte del film venne girata successivamente a Procida) il suo passaggio avrebbe lasciato un segno incancellabile. La gente di Salina lo ricorda con affetto profondo e parla di lui come di una persona di casa. Quando il 4 giugno arrivò la notizia della morte molti piansero. Ancora oggi, facendo il suo nome la reazione è di mestizia, come se si evocasse un parente che ha lasciato questa terra troppo presto. […]

Danilo Baroncini

 

 

 

Centro Studi Lipari / Cecchi Gori Group 2001

 

 

[…] Il Postino di Neruda, restava, comunque, una storia geograficamente e cronologicamente lontana da Troisi e dall’Italia. Come avete affrontato il problema? 

Una volta chiaro il punto di forza della storia e cioè il protagonista, dopo è venuto il normale lavoro di adattamento. Il film non poteva essere fatto in Cile. Tra l'altro, lo stesso Skarmeta aveva già girato un film, proprio in Cile, tratto dal suo romanzo. C'è venuto in aiuto il fatto che, nella realtà storica, Neruda aveva passato un breve periodo a Capri, nel 1952.

Questo ha creato la possibilità di rendere credibile un incontro italiano, in quegli anni, tra un protagonista, Troisi, ben più adulto del personaggio del libro e il poeta cileno. Capri, però, non era per nulla somigliante alla Isla Negra del romanzo. Dunque, abbiamo trasportato la storia del postino su un'isola italiana del tutto immaginaria, ma abbastanza solitaria e selvatica da somigliare a Isla Negra. […]

 

La rivoluzione che Mario Ruoppolo vive è parallela a quella vissuta dal postino cileno, cosi come lo racconta il romanzo. Lì, nel romanzo, c'è l'incontro, che lo travolge, con la brutalità del colpo di stato di Pinochet...

Cosa che ovviamente manca nel film. Il postino di Troisi muore tra le bandiere, è vero, ma durante un comizio e, probabilmente, senza la consapevolezza di una scelta politica. Mario è lì spinto dalla voglia di leggere, finalmente, la poesia dedicata a Neruda, che per lui è metafora di libertà, di riscatto e anche di profonda amicizia. Le sue scelte politiche sono sempre filtrate dai sentimenti, dall'espressione delle emozioni, dalla poesia.

È vero che, nonostante fosse chiaro che il postino cresce come personaggio attraverso l'emozione dell’incontro con il poeta, attraverso la conquista di libertà che gli viene dall'espressione dei propri sentimenti e dei propri pensieri, alcuni hanno voluto leggere nel film una chiave politica di parte che non era nostra intenzione evidenziare. Per Mario Ruoppolo la conquista della poesia coincide con la pratica della libertà. Questa è la vera sostanza "sovversiva" della sua storia. Il contesto storico e politico - gli anni Cinquanta in Italia, la legge-truffa e tutto il resto - sono la cornice verosimile e verificata che serve a raccontare una vicenda umana semplice ma non banale. […]

Anna Pavignano intervistata da Luisa Mattia

 

Centro Studi Lipari / Cecchi Gori Group 2001