Autore: Carlo Romeo

Rif. bibl.: Romeo, Carlo, La testimonianza di Mayr-Nusser, in: “Il Corriere dell’Alto Adige”, 22 febbraio 2004

 

 

La testimonianza di Mayr-Nusser

 

di Carlo Romeo

 

 

All'alba del 24 febbraio 1945, nel vagone di un treno di deportati per Dachau fermo da lungo tempo alla stazione di Erlangen, moriva il sudtirolese Josef Mayr-Nusser. Le guardie e i compagni di prigionia (SS condannate come lui per «disfattismo») avevano assistito alla sua lenta agonia trascorsa tra febbre, polmonite e dissenteria, ed erano rimasti profondamente colpiti dalla serenità di quell'uomo che pregava col vangelo in mano e dalla sua innata cortesia, che le brutalità e privazioni di quei mesi non erano riuscite a cancellare. Davvero singolare fu inoltre che il presidio di Erlangen ordinasse per quel condannato un funerale con onori militari e religiosi. La salma fu sepolta nel cimitero di guerra della cittadina. Quando la notizia della morte giunse a Bolzano, la grandezza della sua figura fu immediatamente avvertita da coloro che avevano seguito il suo lungo percorso di testimonianza umana e cristiana.

 

Formazione

Josef Mayr-Nusser era nato nel 1910 nel maso paterno alla periferia di Bolzano. Il padre, viticoltore, era morto nella prima guerra mondiale. Dopo gli studi presso l'istituto commerciale si era impiegato come cassiere in una ditta bolzanina (Eccel in seguito Amonn). L'energia e l'estrema disponibilità lo misero in luce all'interno dei gruppi cattolici giovanili. In seguito si sarebbe fatto apprezzare anche per l'impegno caritativo come presidente della Conferenza di San Vincenzo di Bolzano. La sua religiosità, improntata alla tradizione familiare di matrice contadina, si confrontava coi nuovi fermenti che circolavano nella Katholische Jugendbewegung. Nella sua formazione fu determinante l'incontro con don Josef Ferrari, l'animatore dell'Azione cattolica giovanile, di cui Mayr-Nusser divenne presidente. Ferrari condusse la sua azione di proselitismo e catechesi con uno stile che sconcertò il clero più conservatore (escursioni, sport, dibattiti). Famosa rimane la sua icastica espressione: «Per troppo tempo i cristiani ammosciati hanno dato un'immagine sbagliata della Chiesa». La priorità della difesa etnica della minoranza rischiava inoltre di arrestare il cammino dell'«ecclesia» locale. Protetta dal Concordato del 1929, la Chiesa sudtirolese (divisa allora tra la diocesi di Bressanone e i decanati tedeschi di Trento) divenne un luogo di doppia resistenza: linguistica e politica.

 

Opzioni

L'oppressione fascista nei confronti dell'identità tedesca favoriva la penetrazione tra la gioventù di nuovi orientamenti nazionalistici e, a partire dagli anni Trenta, delle parole d'ordine hitleriane.

Insieme a don Ferrari, Toni Kaser e al gruppo stretto intorno alla rivista «Jugendwacht», Mayr-Nusser, oltre a leggere i testi di Romano Guardini e i documenti del movimento di riforma liturgica, affrontò l'analisi delle aberrazioni del Terzo Reich: le persecuzioni razziali, l'eutanasia, il neopaganesimo (denunciato dall'enciclica di Pio XI "Mit brennender Sorge"). L'inconciliabilità del nazismo col cristianesimo risultava dalla lettura diretta dei testi del «nemico»: il «Mito del XX secolo» di Rosenberg, il «Mein Kampf» di Hitler, le tesi deliranti dei «Deutsche Christen». Quando giunsero le opzioni del 1939, la scelta di Mayr-Nusser fu immediata e radicale. Aderì all'«Andreas Hofer-Bund» di Friedl Volgger e Hans Egarter, il movimento che cercava di sostenere la causa del «Dableiben» (restare). Nel 1941 fu richiamato per breve tempo al servizio militare nell'esercito italiano (la prima volta era stata nel 1931). Pur nella preoccupazione della catastrofe cui stava portando l'escalation della guerra, quello fu il periodo più felice della sua vita: nel maggio 1942 sposò Hildegard Straub e l'anno seguente nacque il figlio Albert.

 

Giuramento

Dopo l'otto settembre del 1943 la situazione per i Dableiber si fa assai critica; alcuni sono arrestati, altri devono fuggire. Nel settembre 1944 Mayr-Nusser riceve l'ordine di arruolamento nelle SS e parte per l'addestramento a Konitz nella Prussia occidentale. Pochi mesi prima (febbraio 1944) il gruppo cattolico dei Dableiber ha rinnovato il tradizionale giuramento tirolese di fedeltà al Sacro Cuore di Gesù. Ora Mayr-Nusser è chiamato ad un altro giuramento, questa volta al Führer del popolo tedesco.

Il giorno prima della cerimonia, tra lo stupore dei camerati sudtirolesi, Mayr-Nusser comunica all'ufficiale di non poter prestare il giuramento delle SS per motivi religiosi. I superiori cercano di dissuaderlo, poi pretendono una dichiarazione scritta. Prima che venga arrestato, i compagni si avvicendano accanto alla sua branda. Gli ricordano che ha moglie e un figlio, si appellano al "buon senso", ma Mayr-Nusser è irremovibile: «Se mai nessuno trova il coraggio di dire a questa gente che si può anche non essere d'accordo con il sistema, allora questo sistema non cambierà mai». Poco prima ha scritto alla moglie: «Tale testimonianza è ormai ineluttabile, due mondi si stanno scontrando». Viene portato a Danzica e processato da un tribunale militare per «Zersetzung der Wehrmachtskraft», cioè per disfattismo. La pena di morte è sospesa e commutata in detenzione. Le ultime lettere scritte alla moglie rivelano la piena consapevolezza delle conseguenze del suo gesto, che lo porteranno all'agonia di Erlangen.

 

Dopoguerra

Il ritardo con cui l'opinione pubblica locale ha scoperto la figura di Mayr-Nusser è certo collegabile al processo di rimozione di uno scomodo passato: le opzioni e i compromessi con il nazismo cui era scesa la lotta per la difesa della Volksgruppe.

Solo nel 1979 un bel libro di Reinhold Iblacker (tradotto 10 anni dopo anche in italiano da figlio di Mayr-Nusser, Albert) ne ricostruiva adeguatamente la biografia e la vicenda. Nel 2000 il volume di Francesco Comina («Non giuro a Hitler») ha fatto conoscere il personaggio anche al pubblico nazionale. La coerenza di un'intera vita rende Mayr-Nusser la figura più esemplare dell'opposizione cattolica sudtirolese al nazismo; una coerenza che, com'è noto, ha meritato persino l'iniziativa della causa di beatificazione (ormai in fase avanzata), la cui completa documentazione è stata curata da Peter Egger.