Carlo Lazzerini: una biografia
di Luisa Bertolini
A poco più di un anno dalla morte il Liceo classico "Carducci" ricorda con un piccolo convegno, una mostra e due incontri musicali la figura di Carlo Lazzerini che in questa scuola ha insegnato dal 1958 al 1990. Il professore era toscano e aveva scelto l'Alto Adige alla fine della guerra: nel 1945 si era trasferito qui con la giovane fidanzata, Carla Gommellini, anche lei insegnante, e aveva iniziato l'insegnamento nell'Istituto magistrale di Bolzano, era passato poi al Liceo scientifico e dal 1951 al 1958 aveva lavorato nel Liceo di Bressanone. La biografia di Carlo Lazzerini è però più complessa rispetto a questo elenco di impegni scolastici e le carte, i quaderni, i quadri che la figlia Anna ha messo a disposizione della scuola - e che verranno collocati nella mostra - ci rivelano alcune sorprese.
Carlo Lazzerini nasce a Livorno il 7 febbraio 1920 e lì frequenta le scuole primarie e il liceo. Già dal 1938 inizia l'attività politica clandestina antifascista che prosegue durante l'università, a Pisa, dove si iscrive a lettere e filosofia e segue le lezioni di Guido Calogero, maestro di logica, ma anche impegnato nel progetto politico di Giustizia e libertà. E proprio sul concetto di libertà Lazzerini vuole laurearsi, chiede la tesi a Calogero e inizia a lavorare sul pensiero di Piero Martinetti, uno dei pochissimi professori che avevano rifiutato il giuramento fascista.
Alla fine del 1941 Lazzerini viene arruolato come tenente di vascello; è di stanza a Prevesa nel golfo d'Arta, in Grecia. Si porta appresso il grosso volume di Martinetti e prosegue gli studi. L'anno seguente però Calogero viene mandato al confino per la sua attività politica antifascista. Il nuovo relatore è Cesare Luporini che gli propone prudentemente di limitarsi a un'esposizione generale della filosofia di Martinetti. Anche Luporini - racconta Lazzerini nella video-intervista di Giorgio Delle Donne che verrà proiettata sabato mattina alle 10 nella sede della mostra - viene allontanato; compare nei documenti come relatore ufficiale, ma sotto la supervisione di Armando Carlini, il filosofo fascista, autore di un libro sulla filosofia di Mussolini. Lazzerini si laurea quindi il 4 giugno del 1943.
Pensa di proseguire gli studi: forse medicina, ma dopo l'8 settembre, assieme agli altri soldati italiani impegnati nella zona di Prevesa, viene "preso in consegna" dai tedeschi. Una volta varcato il confine austriaco inizia la deportazione: Carlo Lazzerini e i soldati italiani che rifiutano di aderire alla Repubblica di Salò vengono rubricati come Italienische MilitärInternierte (IMI). Abbiamo cercato di ricostruire, anche assieme alla figlia Anna e nei colloqui con alcuni amici di Carlo - il dott. Enzo Conciatore, il prof. Italo Mauro, la prof. Diana Masè, il sen. Lionello Bertoldi -, il percorso della deportazione e dei campi, scandito dai temi: la fame, la morte e i trasferimenti, tre capitoli di un racconto che Lazzerini voleva scrivere e che non ha mai concluso. C'è una frase nei quaderni, riscritta una seconda volta, a macchina come presentazione di un canovaccio radiofonico, che abbiamo riportato nella mostra e che riassume il dolore degli anni della prigionia: «Ad un certo punto cominciarono a credere che quella fosse la vita normale, la vita che un dio adirato aveva destinato agli uomini, e che l'eccezione fossero quei giorni lontani che si intravedevano nel tempo favoloso al di là dei reticolati.»
Lazzerini torna in Italia nel 1945, viene ricoverato a Merano, in un ospedale della Croce rossa, pesa 32 chili ed è ammalato di tubercolosi. Nonostante la previsione di un mese di vita, si riprende, riprende anche le letture e gli studi e sceglie di rimanere in Südtirol.
Negli anni Cinquanta e Sessanta cura alcune traduzioni di Kant, Hegel, Platone e Frege e la lettura dei suoi scritti a commento ci rivelano la voce dell'insegnante che scioglie i passaggi più difficili con l'ostinazione di chi non vuole in alcun modo ridurre il pensiero di questi autori a esposizione manualistica, che invita alla lettura e alla rilettura di testi interi. Nella passione per la logica si può cogliere - cercherò di illustrarlo nel mio intervento - l'istanza morale che si esercita sul tema della libertà e si ricollega all'argomento della tesi.
Accanto all'insegnamento Lazzerini riprende anche l'impegno politico-culturale, collabora con la rivista "Il Cristallo", partecipa alla riflessione sulla riforma della scuola e sull'insegnamento della filosofia, interviene nella commissione didattica della Società filosofica nazionale e internazionale e più tardi nella costituzione della sezione locale della SFI. Rimane anche l'attenzione alla politica generale, alla discussione sul tema dei confini e della nazione, fino alla partecipazione alle elezioni del 20 novembre 1988, nelle quali si presenta come indipendente nelle liste del Partito Comunista. Coltiva inoltre un appassionato interesse per il teatro che risale ai tempi dell'università e collabora con Alberto Fortuzzi nella stesura di Memorie inutili messe in scena per umiltà, una rivisitazione di Gozzi e Goldoni, rappresentata nel 1984 al Teatro Stabile di Bolzano (ristampata sulla rivista online "Fillide").
