Un ritratto d’autore del “pittore girovago” meranese

Alois Kuperion 

 

Autore: Antonio Manfredi

Rif. bibl.: Manfredi, Antonio, Alto Adige segreto, Edizioni Alphabeta Verlag, Merano 2022, pp. 116-118 (I ed.: Ricciardi Editore, Milano-Napoli 1963).

 

 

Kuperion

 

di Antonio Manfredi

 

 

Quando gli dissero: «attento a non bere, se no non entri nella sala della mostra» Alois Kuperion cominciò a perorare la causa dei suoi due litri di vino, che gli erano necessari ogni giorno. Stava composto, cortese, nell'ufficio dell'Azienda di Soggiorno di Merano. Era stato chiamato per la mostra di settanta suoi dipinti e disegni, da inaugurare il 3 giugno. Una mostra che studiavano da tempo e che sempre rinviavano temendo che Kuperion - il pittore girovago tirolese - non sapesse comportarsi come si deve in una sala da cerimonie, davanti alle autorità, sotto il parco-lampade della TV.

 

Invece ecco che Kuperion, qui nell'ufficio dell'Azienda, smentiva quei timori. La notizia  ̶  che avrebbe dovuto metterlo in subbuglio  ̶  lo lasciava indifferente davanti alla prospettiva d'una drastica riduzione di vino. E perorava la sua causa col garbo d'un signore. Vederlo trascinarsi per le strade e strusciarsi nei bar e osterie. Mendicare, come fa ormai da anni; e che non sa come mangiare, come dormire e vestirsi quando battono i 14 sotto zero. E dar via per pochi soldi quei foglietti dipinti. Questo giornaliero spettacolo sconsigliava senz'altro una mostra Kuperion, protocollarmente compiuta.

 

Ma s'aveva presenti i suoi lavori. Foglietti d'album, cartoncini di scatole di sigarette, pagine di taccuino. Dieci anni fa usava l'olio, oggi preferisce pastelli lapis colorati carboncino. Dipinge quello che ha visto e amato per tutti i settant'anni della sua umilissima esistenza. Dipinge  ̶  in una parola  ̶  "fantasie", com'egli stesso afferma. Il paesaggio dove ha lavorato da servo agricolo di maso in maso, nel cuore della Val Venosta dov'è nato (nel 1891 a Tarres, posto da lupi). Dove ha visto scorrere gli anni fino alla vecchiaia e all'indigenza. Di sabato (il giorno dei poveri in Alto Adige) Alois scendeva a Bolzano Merano, si presentava come tutti i barboni nei negozi, nelle botteghe, nelle trattorie. Rientrava in Val Venosta con la bisaccia rifornita per una settimana e con gli spiccioli che consentivano di continuare a far l'amore col mezzo litro.

Tornava sabato, ricominciava. Intanto aveva dipinto quei foglietti nella sua vecchia soffitta di Castelbello. I contadini non li volevano; volevano i quadretti di genere o sacri. E Kuperion cercava di soddisfarli. Poi in città cominciarono a dirgli che lui era bravo quando faceva le "fantasie". E allora Kuperion si dedicò alle fantasie: pittura di genere astratto. Monti, prati, cieli, tempeste, vecchie città, castelli: è un pozzo senza fondo.

 

La pittura di Kuperion ha attirato l'attenzione di qualificati ambienti atesini e di Milano, Firenze. L'editore Scheiwiller e importanti riviste hanno pubblicato molti suoi dipinti. E dalla Germania si muovono per l'acquisto in blocco.

Balbetta come un bambino, Kuperion, all'Azienda. poi viene a patti: berrà un solo litro, il fatidico 3 giugno. Intanto gli promettono camicie cravatte una giacca scarpe. Kuperion ascolta: l'importante che il litro sia assicurato. Vien condotto davanti ai suoi quadri, settanta, tutti incorniciati. Li tocca e ritocca, li riconosce: è l'opera di venti anni. Ma i suoi occhi s'inumidiscono, quando il litro di vino gli è solennemente concesso.

 

Alois Kuperion