REPERTI ARCHEOLOGICI DI BIOGRAFIA QUOTIDIANA

SEI OPERE DI CARLO DEVIGILI ESPOSTE ALLA LIBRERIA BLULIBRI DI ROVERETO,

DALL’11 AL 18 NOVEMBRE

 

 

di Roberto Antolini 

   

Carlo Devigili è un artista molto parco. Rare le sue mostre – non più di un paio per decennio – sempre in spazi off. Ma per chi lo ha seguito negli ultimi anni è davvero una sicura conferma : le sue poche mostre segnano, nel loro sviluppo, un percorso intenso ed affascinante, di inusitata poeticità.

 

Il suo è un orizzonte di creatività sintetica, capace di digerire ed inglobare linguaggi storici, reinventandoli e facendoli propri. Con una propensione (ma dissimulata, la si nota dopo un po’) per la lezione di maestri dell’informale come Burri e Fontana, riletti con una vena nostalgica che è il senno di poi, la distrazione dello sguardo da un presente ben diverso dagli anni felici del boom economico (quelli del fiorire di quei maestri e della sua infanzia).

Carlo Devigili, Ognissanti, 2010, acrilico, collage, 33x33

 

Le 6 opere che saranno esposte alla Libreria Blulibri di Rovereto, dall’11 al 18 novembre, registrano visivamente il trascorrere del tempo e sono dominate da una visione avventurosa della vita quotidiana, con una fascinazione per i suoi minuti oggetti, di cui Devigili coglie ed impagina la magia, su due diversi piani.

 

Il primo è quello della loro dimensione informale, materica. Quello della espressività originaria dei materiali con i quali sono stati a suo tempo costruiti, su cui il tempo ha “lavorato” deponendo i suoi segni (come piastre di ferro arrugginite), di cui l’artista si appropria con l’impaginazione (montandoli sulla tela di un classico “quadro” o inserendoli in una cornice) ed apponendovi solo un suo leggero, quasi impercettibile, tratto.

L’altro è quello della memoria umana, storica, in qualche modo certamente autobiografica, ma che tratteggia, nell’insieme, anche una sicura autobiografia collettiva. In questi casi Devigili giustappone sulla tela del quadro sequenze di quadratini – che sono diventati il suo tratto distintivo – di “reperti archeologici di biografia quotidiana”: ritagli di vecchie fotografie, di lettere, volantini, foglie secche, insieme ad altri muti ritagli materici come legni ricchi di venature, rugose schegge di roccia o la luminescenza riflessa di una lamina d’oro.

Il tutto dominato, risucchiato, da squarci della tela (anche questi quadrati) che aprono a questi frammenti di vita quotidiana la tematica di una trascendenza, di un indifferenziato altrove. Forse una domanda sul senso delle nostre labili, casuali, esistenze.

 

 

Carlo Devigili