Autore: Carlo Romeo
Rif. bibl.: Romeo, Carlo, “Kofler vive d’esilio”, in: «Il Mattino dell’Alto Adige», 12.02.1990.

 

 

La poesia dell’esilio di Gerhard Kofler

di Carlo Romeo

 

 

A pensare che qui a Vienna
da qualche giorno
mi ficcano i microfoni sotto il naso
per sapere che cosa vuoi dire essere un poeta del Südtirol...
mi viene voglia di rispondere
con 'nix verstehn, ich Gastarbeiter'.

 

La risposta di Gerhard Kofler, che potrebbe sembrare un'ironica battuta, è in realtà molto eloquente. Un sentimento indefinibile di «esilio» domina tutta la sua poesia. Nato a Bolzano nel 1949, trasferitosi in giovane età a Bressanone, vive ora a Vienna. Alle prime due raccolte di poesie aveva dato il titolo di Südtiroler Extravaganzen e aveva già rivelato alcune caratteristiche del suo «essere poeta sudtirolese». Anzitutto, come dato più appariscente, il trilinguismo delle sue liriche, scritte in tedesco, dialetto tirolese e tradotte da lui stesso in italiano.
Ma occorre sgombrare il campo da un possibile equivoco; le sue traduzioni non rispondono ad un automatismo superficiale, sono il frutto di una integrazione linguistica e culturale che precede e determina l'esigenza espressiva, al punto che non di rado diventa impossibile per il lettore determinare la lingua in cui è nata la «matrice» originaria.
Le parole in Kofler sono «cose» prima che «segni». Esemplare, in tal senso, è la breve poesia che dedica ai due «scherzi del primo aprile» che esistono in Alto Adige; i bambini italiani gridano «pesce d'aprile», quelli tedeschi «bue d'aprile».
 

Pesce d'aprile, pesce d'aprile
appena lo scopri già è fuggito
sotto i ciottoli in un ruscello
senti sguazzare lo scherzo.

Pesce d'aprile, pesce d'aprile
in tedesco qui si invoca il bue
una gran bestia, una pesante risata
che quasi non si muove.

 

Anche l'uso del dialetto risponde a quest'intima esigenza di concretezza; ad esso rimandano i ricordi dell'infanzia, sapori, colori, ma soprattutto frasi, richiami, depositati nella memoria e riscoperti ora con una punta di divertito stupore.
La sottile ironia che traspare anche nella sua ultima raccolta (L'altra facciata della geografia) è il registro migliore di Kofler, quello che meglio si addice al suggestivo equilibrio tra l'attaccamento alle cose della vita ed una consapevole malinconia: la fotografia di un carnevale, un libro «che Heidi non mi restituirà mai», i portici di Bressanone, sotto i quali passeggiando con Neruda, Lorca e Alberti sotto il braccio, «non diventai quel pallido canarino in gabbia o qualche altra metafora appassita tra le arrugginite sbarre etniche».
La metafora del viaggio, presente sin dal titolo, si rivela chiara nella poesia dedicata ad Italo Calvino e alle sue «città invisibili». Kofler autodefinisce il suo viaggio «purgatorio di provincia», rinvenendo al fondo l'esigenza di una perenne e quotidiana apertura: «non cerco un riassunto/ dove mi mancano troppe puntate». E ancora: «non volevo copiare, volevo trasformare... e il gioco continua».
L'indecisione, quindi, come stato esistenziale positivo (nel senso di un completo abbandono alla realtà) coincide col nucleo più profondo della lirica di Kofler. Anche l'interazione tra le due lingue tra i due mondi, tedesco ed italiano, diventa metafora (giocata, col consueto umorismo, attraverso l’immagine del tifo per due squadre, di quest’apertura quotidianamente rinnovata, senza preclusioni e condizionamenti.

 

non sapevo decidermi
facevo il tifo
per la Juve e per l’Inter

quando mi innamoravo
c’era subito un’altra

ero cattolico e comunista
(quando diventai eretico
non sapevo dove cominciare)

ora questo scrivere
in due lingue
mi sembra un abbraccio
tra la Juve e l’Inter

ma anche il Milan
(ora mi ricordo)
mi era sempre simpatico.

 

 


BREVE NOTA BIOGRAFICA
Gerhard Kofler nasce a Bolzano nel 1949. La sua famiglia si trasferisce a Bressanone nel 1952. Studia germanistica a Innsbruck e Salisburgo. Si stabilisce a Vienna dove è segretario della «Grazer Autorinnen/Autoren Versammlung». Vince ed è segnalato in concorsi letterari in tutt’Europa. Le sue poesie vengono tradotte in 13 lingue. Muore a Vienna nel 2005.
Tra le sue raccolte: Stravaganze altoatesine / Südtiroler Extravaganzen, Vienna 1981; L’altra facciata della geografia / Die Rückseite der Geographie, Vienna–Bolzano 1988; Intermezzo a Vienna.
21 poesie / 21 Gedichte, Vienna 1993; Poesie da calendario / Am Rand der Tage, Innsbruck 1996; Il posto esposto / Der ausgesetzte Platz, Innsbruck 1997; L’orologica dei versi / Die Uhrwerkslogik der Verse. 133 poesie / 133 Gedichte, Innsbruck 1999; Taccuino delle ninfee / Tagebuch der Wasserrosen, Klagenfurt 2005.