Il tempo sospeso

Un volume a più voci sull’Alto Adige / Südtirol nel periodo tra la fine della Prima guerra mondiale e l’ascesa del fascismo (1918-1922).  

 

 

DIE ZEIT DAZWISCHEN

Vom Ende des Ersten Weltkrieges

bis zum faschistischen Regime. Südtirol 1918–1922.

 

IL TEMPO SOSPESO

L’Alto Adige tra la fine della Grande Guerra

e l’ascesa del fascismo (1918-1922)

 

 

Ulrike Kindl, Hannes Obermair (Hrsg. / a cura di)

 

© 2020 Edizioni alphabeta Verlag, Merano (BZ)

www.edizionialphabeta - ISBN 978-88-7223-365-8

 

 Il tempo sospeso

 

 

IL TEMPO SOSPESO. L’ALTO ADIGE NEL PERIODO

TRA LA FINE DELLA GRANDE GUERRA E L’ASCESA DEL FASCISMO

 

di Ulrike Kindl e Hannes Obermair

 

L’annessione dei territori tirolesi a sud della linea del Brennero compie cento anni: il 10 ottobre 1920 le nuove province – l’Alto Adige/Südtirol e il Trentino, allora la “Venezia Tridentina” – vennero ufficialmente inglobate nel Regno d’Italia in seguito al trattato di pace di Saint-Germain.

Tra le eredità lasciate dalla Grande Guerra e dal collasso dell’Impero asburgico vi fu un territorio, la futura provincia di Bolzano appunto, destinato a rimanere sospeso tra l’italianizzazione forzata e il culto del tradizionalismo, schiacciato dalla logica e dalla retorica dei nazionalismi contrapposti. Il destino del “bottino di guerra” era segnato, in realtà già da tempo, ma il trauma del “passaggio” avrebbe potuto essere attutito. Negli anni che seguirono non mancarono le voci ragionevoli di persone di buona volontà impegnate ad accompagnare con saggia sensibilità l’ormai inevitabile annessione. Si discusse persino di una possibile autonomia che avrebbe potuto disinnescare sul nascere quel conflitto etnico che continua tuttora a covare sotto le ceneri.

Uno sguardo al periodo 1918-1922 può dunque offrire l’occasione di ripensare a un doloroso passato, smentendo il mito del vittimismo sudtirolese che dell’indubbia oppressione fascista ha fatto la propria bandiera, ma anche mettendo in luce il valore intrinseco di questi brevi anni di transizione. L’operazione storiografica che questo volume intende affrontare può infine permettere di ripercorrere una lunga vicenda che dopo decenni di “disagi” e di pericolose derive ha finalmente portato a una convivenza apparentemente pacifica, rinviata troppe volte e che avrebbe – forse – potuto avere inizio già in quel lontano “tempo sospeso”.

Otto saggi cercano, nella prima parte del volume, di illustrare i nodi salienti di quel periodo rimasto in penombra, in bilico tra un passato che faticava a cedere il passo agli avvenimenti in atto, e un futuro che per il Tirolo traumatizzato dalla Grande Guerra e dallo smembramento dell’antica Contea si presentava minaccioso e pieno di incognite.

Alice Baccin, studiosa di Relazioni internazionali, presenta un quadro dettagliato della situazione nell’immediato dopoguerra, soffermandosi soprattutto su fatti concreti di ordinaria amministrazione, che non di rado creò screzi tanto dolorosi quanto quasi esilaranti nella loro assurdità, data l’incompatibilità tra l’organizzazione collassata del defunto Impero austriaco e le esigenze delle Autorità italiane di assumere il controllo dei territori annessi: Un difficile passaggio. Dall’Impero asburgico al Regno italiano, 1919-1921. Nonostante intoppi inevitabili sorprende la velocità con cui si tornò, dopo i mesi caotici in seguito all’armistizio e al disarmo delle truppe allo sbando, alla tranquillità di un funzionante ordine pubblico, turbato purtroppo assai presto dai primi segni della violenza fascista che iniziò a dilagare.

Oswald Überegger, storico di chiara fama, mette a nudo le radici profonde che hanno, in ultima analisi, determinato gli avvenimenti che sconvolsero il Tirolo, portando cento anni fa alla nascita di questa nostra Provincia irrequieta che, per trovare il suo ubi consistam, tentenna fino al giorno d’oggi a fare i conti con il passato. La lucida analisi sul tema Zwischen den Nationalismen. Tirol vom italienischen Intervento zur Annexion Südtirols (19151920), disegna un quadro a tutto tondo di quel periodo che decise le sorti del Tirolo meridionale, senza falsi miti, affidando all’indagine storiografica la ricostruzione precisa e imparziale dei fatti.

Nello scontro tra i nazionalismi dei due maggiori gruppi linguistici del Tirolo storico, il cui ruolo fatale è descritto magistralmente nel saggio di Überegger, rimase impigliata la terza etnia presente sul territorio, la piccola minoranza ladina che dovette ricorrere a tutta la sua resilienza per conservare la propria identità minacciata. Questo argomento, spesso ignorato, viene affrontato dallo studioso Werner Pescosta: La “questione ladina”. Strumento di espansione e di giustificazione

delle espansioni nazionalistiche italiane e tedesche.

Il saggio del politologo Günther Pallaver prende in esame l’interessante aspetto dell’organizzazione della vita pubblica dopo il passaggio dell’Alto Adige all’Italia: nel breve periodo prima dell’avvento del fascismo si ebbe una vivace dialettica tra partiti e opinioni, inevitabilmente in continua oscillazione tra il rimpianto del passato e una sostanziale diffidenza verso il futuro: Zwischen Desorientierung und Neuorientierung. Südtirols Parteien in der italienisch-liberalen Phase. Comunque, va ricordato che l’Alto Adige godette, dopo l’annessione al Regno, di un breve periodo di governo liberale e tollerante che avrebbe potuto favorire lo sviluppo di un dialogo costruttivo con il nuovo Stato di appartenenza. Sfortunatamente, il tempo concesso fu troppo breve.

Alla difficile cultura memoriale della Provincia, troppo a lungo ostaggio dei vari miti patriottici italiani e tedeschi, inconciliabili tra loro, è dedicato il bel saggio di Adina Guarnieri: Das Meraner Andreas-Hofer-Standbild und das Siegesdenkmal in Bozen: Spuntini mentali per una rivalutazione monumentale. Con sagacia e sottile ironia, la studiosa smaschera la riluttanza, se non l’evidente incapacità di entrambi i gruppi linguistici di affrontare l’ingombrante eredità storica, mentre solo l’urgente contestualizzazione di monumenti tuttora scottanti potrebbe offrire l’occasione di disinnescare il rischio perpetuo di un’ennesima deriva di stampo nazionalistico.

Il giornalista Maurizio Ferrandi, attento osservatore della realtà altoatesina e noto biografo di Ettore Tolomei, l’uomo che “inventò l’Alto Adige”, ricostruisce un episodio significativo che getta una luce sinistra su quel breve lasso di tempo in cui fu soffocato sul nascere ogni dialogo possibile tra i due ex nemici. La vicenda riportata, Traduzione e tradimento. Tolomei e Credaro, storia di un libro, racconta la polemica nata in seguito all’edizione italiana del volume di Karl von Grabmayr, Südtirol. Land und Leute vom Brenner bis zur Salurner Klause (1919), tradotto nel 1920 sotto il titolo La passione del Tirolo innanzi all’annessione, e accompagnato da una breve premessa da parte del commissario civile della nuova provincia, Luigi Credaro. Le righe rispettose di Credaro, profondo conoscitore del mondo tedesco, suscitarono le ire di Tolomei che non vedeva l’ora di dare il via al suo famigerato progetto di snazionalizzare il “bottino di guerra”, cancellando ogni traccia della plurisecolare tradizione tedesco-austriaca del Tirolo.

Matthias Schönweger, scrittore e poeta, performer, collezionista e artista multidisciplinare si occupa a modo suo del “tempo sospeso”: Die Presse halt / halt die Presse / nur gut, dass jeder weiß. Schönweger spulcia i taccuini privati (inediti) del giornalista, editore e opinion maker Albert Ellmenreich (1870-1937), una figura-chiave nel mondo della stampa e dell’editoria meranese del primo Novecento. Titolare di una delle gazzette allora più influenti, la “Meraner Zeitung” di orientamento liberal-nazionale, Ellmenreich accompagnò gli avvenimenti degli anni tra il 1915 e il 1924 – anno che vide la chiusura della testata – affidando le sue tanto acute quanto perturbanti osservazioni a una serie di Kriegstagebücher, ossia “diari di guerra”, fortunatamente giunti insieme a gran parte del lascito di Ellmenreich fino ai giorni nostri. Schönweger, cui si deve una prima, interessantissima indagine sul ruolo di Ellmenreich, presenta un significativo florilegio dei vari taccuini, arricchito e integrato da citazioni della stampa coeva, offrendo ai posteri una visione inconsueta degli umori allora dominanti tra la gente, traumatizzati dalla finis Austriae e spaventati da un futuro incerto.

Il variegato quadro offerto dalle suddette letture e riletture del “tempo sospeso” è completato da un saggio conclusivo che passa in rassegna gli anni salienti; è di Adina Guarnieri il commento puntuale e pungente del mondo tirolese in bilico tra il tramonto dell’aquila asburgica e l’insorgere dell’aquila romana: Die „schöne Welt“ zwischen Doppeladler und aquila romana. Alto Adige/Südtirol nel decennio 19151925.

 

La seconda parte del volume è dedicata a un’ampia rosa di voci: il giornalista Patrick Rina, redattore presso la sede bolzanina dell’emittente televisiva ORF (Österreichischer Rundfunk) interpella otto studiosi e/o personaggi pubblici esperti e cultori della materia, raccogliendo riflessioni e confronti autorevoli, non di rado contrastanti tra loro, come del resto è insito nell’argomento stesso. Cento anni fa nacque l’“Alto Adige/Südtirol”, oggi uno dei territori più prosperi dell’area europea; l’atto di nascita, comunque, fu un trauma, generando in gran parte della popolazione (di ambedue le lingue) un malcelato risentimento che stenta tuttora a trasformarsi nella dovuta disponibilità a cogliere la sfida di una convivenza viva e vissuta.

Cento anni dopo, Bolzano continua a essere la “provincia incompiuta”? Per dare al quesito la giusta dimensione, bisogna prendere in considerazione il contesto storico di quell’epoca difficile che per tutta l’Europa centrale fu un “tempo sospeso”. I fragili sistemi democratici nati in Austria e in Germania dopo la disfatta entrarono ben presto in fibrillazione. L’Italia, pur uscita vittoriosa dal conflitto, sprofondò in una profonda crisi politica e sociale che consegnò il Paese, dopo il breve interstizio del “biennio rosso” al Ventennio nero. L’Europa, sfibrata dall’orrore della Grande Guerra e per niente pacificata dal trattato pasticciato di Saint-Germain, ebbe altro a cui pensare che ai destini dell’Alto Adige, un problema, tutto sommato, marginale nel contesto di un periodo storico da cui fuggì, inorridito, persino l’Angelus Novus, l’opera di Paul Klee, dipinto nel 1920.

Partecipano alla discussione: Martha Stocker, Carlo Romeo, Anton Pelinka, Gian Enrico Rusconi, Hans Woller, Gustavo Corni, Carlo Moos, Federico Scarano.

 

L’appendice contiene i programmi di Autonomia presentati dalle forze politiche tedesco-tirolesi al governo italiano nel periodo postbellico, in attesa dell’annessione:

Autonomieentwurf des “Deutschen Verbandes” (1919), corredato dalla versione italiana: Progetto d’Autonomia presentato al Governo italiano dalla Lega tedesca (1920); Autonomieprogramm der Sozialdemokratischen Partei Südtirols (1920).

 

La finestra del “tempo sospeso” fu troppo breve, le iniziative politiche per assicurare all’Alto Adige/Südtirol quell’autonomia che solo dopo le tremende esperienze del nazifascismo e della seconda guerra mondiale prese corpo, non fecero in tempo a maturare, prima che l’avvento del fascismo spazzasse via l’ordine liberale del Regno, spegnendo ogni tentativo di dialogo sul nascere. Oggi, cento anni dopo, l’Alto Adige/Südtirol ha tutte le carte in regola per riprendere quel dialogo interrotto negli anni venti del Novecento, durante il periodo del “tempo sospeso”.

 

 

INHALT / INDICE

Prefazione / Vorwort - Il tempo sospeso

Ulrike Kindl - Das Ende einer Welt und der Beginn keiner neuen?

Hannes Obermair - Eine Einführung. Rund um 1920 – bloße Transition oder besonderes  historisches Momentum?

Alice Baccin - Un difficile passaggio. Dall’Impero asburgico al Regno d’Italia, 1919-1921

Oswald Überegger -  Zwischen den Nationalismen. Tirol vom italienischen Intervento zur Annexion Südtirols (1915–1920)

Werner Pescosta - La “questione ladina”. Strumento di espansione e di giustificazione delle ambizioni nazionalistiche italiane e tedesche

Günther Pallaver - Zwischen Desorientierung und Neuorientierung. Südtirols Parteien in der italienisch-liberalen Phase

Adina Guarnieri - Das Meraner Andreas-Hofer-Standbild und das Siegesdenkmal in Bozen. Spuntini mentali per una rivalutazione monumentale

Maurizio Ferrandi - Traduzione e tradimento. Tolomei e Credaro, storia di un libro

Matthias Schönweger - Die Presse halt / halt die Presse / nur gut, dass jeder weiß. Die Rolle der Presse zwischen Meinungsvielfalt und  Gleichschaltung 1919–1922

Adina Guarnieri - Die „schöne Welt“ zwischen Doppeladler und aquila romana. Alto Adige / Südtirol nel decennio 1915-1925

Patrick Rina - Stimmen: acht Interviews / Voci: otto interviste

Martha Stocker - Carlo Romeo - Anton Pelinka - Gian Enrico Rusconi - Hans Woller - Gustavo Corni - Carlo Moos - Federico Scarano

Anhang / Appendice

Autonomie-Entwurf des Deutschen Verbandes (1919) - Progetto d’autonomia presentato al governo italiano dalla Lega Tedesca - Autonomieentwurf der Südtiroler Sozialdemokraten