Autore - Carlo Romeo
Rif. bibl.
- Romeo, Carlo, Bertoldi Massimo (a cura di), Teatro Stabile di Bolzano. 1950 – 2000 (recensione), in "Storia e Regione/Geschichte und Region", annata 10 (2001), n. 2, pp. 168-9.

 

Maurizio Scaparro, L'ultima analisi, 1970, foto Pedrotti

 

 

Il Teatro Stabile di Bolzano

 

di Carlo Romeo

 

 

 

Nel 1950 il sindaco di Bolzano Lino Ziller invita la compagnia itinerante di Fantasio Piccoli (Il Carrozzone) a fermarsi nella cittadina di frontiera. È il periodo in cui in Italia, sull'esempio del "Piccolo Teatro" milanese di Strehler, si va affermando la politica culturale dei "teatri stabili", con compagnia e sede fisse e a finanziamento pubblico. Dopo Milano, Roma, Genova, Torino, Napoli (durato poche stagioni), viene la volta di due realtà di frontiera: Trieste e Bolzano.

Nasce così il Teatro Stabile di Bolzano, la cui cinquantennale attività, dai difficili inizi fino al solido assetto odierno, è raccolta in questo corposo ed elegante volume, arricchito da numerose illustrazioni, che rappresenta qualcosa di diverso - e di più - che una semplice celebrazione giubilare. È certamente una documentazione di grande interesse, di cui va segnalata la precisa e completa teatrografia in appendice, con le schede, in elenco cronologico, di tutte le rappresentazioni in mezzo secolo di stagioni. Il volume rappresenta inoltre il tentativo di trarre un bilancio storico che si declina in più prospettive. La prima è quella del ruolo, tutt'altro che secondario, che l'istituzione bolzanina ha avuto nel panorama teatrale italiano.

Come sottolineato da Ugo Ronfani nel capitolo introduttivo (Il Tsb nel contesto della scena italiana, pp. 5-15), nella situazione spesso critica dei teatri pubblici in Italia, alle prese con problemi di rifondazione e ridefinizione, quello di Bolzano «è un tra le 'fabbriche del teatro' capaci di una tenuta costante, meritevoli di credibilità, legate da un rapporto organico col territorio». Il "caso Bolzano", in altre parole, a dispetto - e forse proprio in virtù - di tutte le difficoltà gestionali e organizzative della sua tormentata storia, risulta essere oggi un esempio di rara sopravvivenza, utile anche per altri contesti. Un'altra prospettiva di lettura che emerge più volte nei contributi (e diventa programmatica in quello di Gianni Faustini: Aspetti della cultura italiana in Alto Adige: 1950-2000) è poi quella territoriale, ovvero la storia dei rapporti tra l'istituzione e la realtà sociale, culturale e linguistica della regione. Tra le finalità che sostenevano inizialmente il progetto, infatti, vi era anche il desiderio di dotare la città di frontiera di un prestigioso strumento-veicolo di cultura nazionale.

Una componente importante della storia del Tsb è quindi rappresentata dal suo lungo e faticoso percorso di integrazione nel contesto locale, di superamento delle diffidenze ed estraneità che a lungo lo hanno circondato. Una distanza duplice quella che separava quest'esperimento d'avanguardia dal contesto provinciale: da un lato, rispetto ai localismi e alle chiusure di una società arroccata e come soffocata culturalmente nello scontro etnico; dall'altro, rispetto alla ricca tradizione teatrale, soprattutto popolare, sudtirolese. Spicca a tale riguardo il ricordo dell'azione di un personaggio come Walther Amonn che, con la sua passione, col suo sostegno e i suoi interventi sulla stampa, promosse in anni decisivi l'istituzione presso il pubblico di lingua tedesca.

Emblematica delle difficoltà finanziarie e organizzative del Tsb è l'accurata ricostruzione fatta nel volume delle varie sedi di prove e rappresentazioni: dalle aule magne delle scuole, dalle sale di Hotel, dai cinema dismessi fino ad arrivare, dopo un tormentato iter, all'attuale struttura, progettata con caratteri specifici da Marco Zanuso. Parallelamente scorre il filo rosso delle vicende gestionali, fitto di periodi di crisi - la più grave alla fine degli anni Settanta - che portano persino ad ipotesi di definitivo scioglimento.   

Grande spazio è dedicato infine alla storia propriamente artistica del Tsb, e cioè all'itinerario di ricerca teatrale cui hanno contribuito, oltre a numerossimi attori di primo piano, soprattutto i direttori artistici con le loro scelte, da Fantasio Piccoli (1950 – 1966) a Maurizio Scaparro (1969 – 1975), da Alessandro Fersen (1975 – 1978) fino alla lunga, attuale direzione di Marco Bernardi (dal 1980). In questo senso l'istituzione si è fatta mediatrice rispetto alla realtà locale dei fermenti artistici, culturali, politici e anche ideologici, che hanno investito la società italiana, con un contemporaneo, continuo e irrevocabile allargamento delle esperienze teatrali all'area europea, e in particolare tedesca.

 

 

BERTOLDI Massimo (a cura di), Teatro Stabile di Bolzano. 1950 – 2000: cinquant’anni di cultura e di spettacoli, Provincia Autonoma di Bolzano/Cultura italiana e Teatro Stabile di Bolzano, realizzazione e distribuzione: Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo (Milano) 2000, pp. 227.