Umberto Matino 2015 

 

UMBERTO MATINO, Tutto è notte nera.

Edizioni Biblioteca dell’Immagine, 2015

399 p., 14 euro

 

 

 

ANTROPOLOGIA LETTERARIA DELL’AREA ‘CIMBRA’

NEI ROMANZI DI UMBERTO MATINO

 

di Roberto Antolini

 

«In quella serata buia l’unica cosa che gli appariva chiara ed evidente era il motivo per cui, nei tempi andati, quei paraggi erano stati chiamati ‘alle Elle’, dalla parola cimbra Hell, che significa inferno. Nell’immaginario degli abitanti del pedemonte vicentino l’inferno non era, evidentemente, un luogo avvolto dal fuoco e dalle fiamme. Il clima schifoso di quelle contrade li aveva indotti a credere che la casa del demonio fosse un anfratto flagellato dal gelo, dal vento e dalla tempesta. Per quei montanari todeschi il mondo degli inferi assomigliava in tutto e per tutto a quella valle, dove la pioggia perenne inzuppa i campi imputridendo i raccolti e un freddo umido e maledetto ghermisce le case di pietra».

 

Questo breve passo iniziale dell’ultimo romanzo di Umberto Matino Tutto è notte nera spiega bene quale è il metodo di lavoro letterario di questo autore: una osservazione minuta ed al contempo globale della realtà locale. La realtà si schiude così al suo sguardo, che attraversando secoli e generazioni e riesce ad interpretarne il presente alla luce delle sue radici, magari dimenticate ma ancora operanti sotto la crosta delle apparenze. Matino - di professione architetto  - è insomma un osservatore appassionato dell’ambiente delle Prealpi vicentine, le valli che stanno a monte di Schio, Thiene, Valdagno, sul confine con il Trentino, e – letteralmente – le sviscera nei suoi romanzi. È ormai un particolarissimo caso letterario. I suoi tre romanzi della “trilogia cimbra” (La valle dell’Orco del 2007, e L’ultima Anguàna del 2011, oltre a quest’ultimo) si trovano in tutte le edicole, ma anche nei negozi di ‘generi misti’, dei paesi delle zone da Matino raccontate, ed hanno raggiunto le decine di migliaia di copie senza nessuna particolare campagna promozionale della Foschi, la piccola casa editrice che ha pubblicato i primi due volumi (ora è passato alla Biblioteca dell’Immagine, che ha una distribuzione un po’ meglio). Il fatto è che gli abitanti di queste zone, dove un tempo si parlava un dialetto germanico, si sono identificati completamente nei personaggi dei suoi romanzi e li hanno adottati come vicini di casa ed emblemi letterari della loro cultura.  Ogni tanto, alle presentazioni dei suoi libri, salta fuori un assessore leghista che comincia a pontificare sulle radici della cultura veneta, ed allora Matino - che è stato consigliere comunale del PCI a Schio, e poi segretario regionale veneto della Lega Ambiente – racconta divertito che lui è di origini pugliesi, figlio del classico carabiniere spedito a Schio. Proprio questo suo partire dall’esterno deve avergli dato la spinta per quella attenzione analitica e penetrante alla realtà locale che ora trasfonde nei suoi romanzi, nei quali assembla una trama gialla - destinata ad avvincere il lettore tenendolo incollato alla pagina – alla descrizione delle caratteristiche fondanti della realtà storico-antropologica dell’area ex-cimbra vicentina.

Così nel primo romanzo la trama particolarmente gotica serve ad illustrare le radici germaniche delle antiche popolazioni della zona, mentre nel secondo racconta l’epopea della emigrazione degli anni ’50 e la scomparsa del vecchio mondo contadino. Questo terzo romanzo ruota invece attorno al tema delle tracce della penetrazione “eretica” al tempo della riforma protestante, che aveva trovato nelle radici germaniche della popolazione un humus particolarmente accogliente. 

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