Option und Erinnerung La memoria delle opzioni

«Geschichte und Region / Storia e Regione»

22. Jahrgang 2013, Heft 2 – anno XXII, 2013, n. 2

Herausgeberin / curatrice: Eva Pfanzelter

 

StudienVerlag, Innsbruck-Wien-Bozen/Bolzano

www.studienverlag.at

 

 Storia e Regione / Geschichte und Region 2013/2

 

Editorial / Editoriale

Eva Pfanzelter, Die (un)verdaute Erinnerung an die Option 1939

Carlo Romeo, Le scelte degli altri. La memoria italiana delle opzioni del 1939

Hansjörg Stecher, Auf den Spuren von Anton Spechtenhauser. Ein Südtiroler Faschist als Opfer Südtiroler Nazis

Elisa Heinrich, Option – Geschlecht – Erinnerung. Genderspezifische Handlungsräume in der Erinnerung von ZeitzeugInnen an die Südtiroler Option 1939.

Sabine Merler, Heimat: Zur (Un)wandelbarkeit eines Begriffes

 

FORUM 

Vincenzo Calì, Claus Gatterer e il Trentino

Julian Kaser, Bericht zum Workshop „Krieg – Geschlecht – Region. Der Erste Weltkrieg aus frauen- und geschlechtergeschichtlicher Perspektive. Deutschland, Österreich und Italien im Vergleich“

Siglinde Clementi, Ellinor Forster, Christian Hagen, Margareth Lanzinger, Janine Christina Maegraith, Rechtsräume & Geschlechterordnungen als soziale Prozesse – transregional. Vereinbaren und Verfügen in städtischen und ländlichen Kontexten des südlichen Tirols vom 15. bis zum frühen 19. Jahrhundert – ein erster Projektbericht

 

REZENSIONEN / RECENSIONI

Günther Pallaver/Leopold Steurer (Hrsg.), Deutsche! Hitler verkauft euch! Das Erbe von Option und Weltkrieg in Südtirol (Eva Pfanzelter)

Thomas Mang, Die Unperson. Karl Ebner. Judenreferent der Gestapo Wien. Eine Täterbiografie (Martha Verdorfer)

Emanuele Curzel, Storia della Chiesa in Alto Adige (Florian Huber)

Gustav Pfeifer/Kurt Andermann (Hg.), Ansitz – Freihaus – corte franca. Bauliche und rechtsgeschichtliche Aspekte adligen Wohnens in der Vormoderne. Akten der Internationalen Tagung in der Bischöflichen Hofburg und in der Cusanus-Akademie zu Brixen, 7. bis 10. September 2011 (Werner Paravicini)

Franco Cagol/Silvano Groff/Serena Luzzi (a cura di), La Torre di piazza nella storia di Trento: funzioni, simboli, immagini. Atti della giornata di studio, Trento, 27 febbraio 2012 (Emanuele Curzel)

Volker Stamm, Grundbesitz in einer spätmittelalterlichen Marktgemeinde. Land und Leute in Gries bei Bozen (Christian Hagen)

Heimo Halbrainer/Gerald Lamprecht/Ursula Mindler (Hg.), NS-Herrschaft in der Steiermark. Positionen und Diskurse; Werner Anzenberger/Christian Ehetreiber/Heimo Halbrainer (Hg.), Die Eisenstraße 1938–1945. NS-Terror – Widerstand – Neues Erinnern; Heimo Halbrainer, Archiv der Namen. Ein papierenes Denkmal der NS-Opfer aus dem Bezirk Leoben (Peter Pirker)

Sabine Sommerer, Die Camera d´Amore in Avio. Wahrnehmung und Wirkung profaner Wandmalerei des Trecento (Leo Andergassen)

 

ABSTRACTS

 

 

 

Editoriale

di Eva Pfanzelter

 

La storia è sempre una costruzione; allo stesso modo, la memoria collettiva e la sua declinazione sotto forma delle varie culture della memoria sono delle messe in scena costruite. Se, come Maurice Halbwachs, Aby Warburg, Pierre Nora e molti altri, accettiamo l’idea che la storia e la memoria vengano rielaborate costantemente nel presente, il modo di presentare, rappresentare e dibattere la storia delle opzioni e la loro memoria in Sudtirolo può essere un tipico esempio di tale processo di mediazione. Questa costante rielaborazione caratterizza peraltro anche le nostre costruzioni identitarie, in continuo mutamento, e le categorizzazioni di noi stessi: in Alto Adige/Südtirol ciò è particolarmente manifesto date le diverse identità dei gruppi linguistici presenti sul territorio.

Muovendo da questa consapevolezza, il progetto “Die Südtiroler Option 1939: Rezeption, museale Darstellung, Erinnerungs- und Erfahrungsgeschichte” (Le opzioni sudtirolesi del 1939: ricezione, rappresentazione museale, storia della memoria e delle esperienze), finanziato con fondi di ricerca della Österreichische Nationalbank (1), e diretto da Eva Pfanzelter presso l’Institut für Zeitgeschichte dell’università di Innsbruck, affronta la storia della memoria delle opzioni del 1939. Oggetto fondamentale dell’indagine è quello del ricordo nella memoria collettiva dei/lle sudtirolesi, con particolare riferimento alle continuità e alle cesure nella memoria delle opzioni a 75 anni di distanza. La ricostruzione evenemenziale di quanto avvenuto nel 1939 può considerarsi in ampia misura conclusa, anche se, naturalmente, mancano ancora studi particolari su singoli aspetti. Questo numero monografico, più che proporsi di raccogliere episodi e dettagli riguardanti le opzioni, mira scoprire che cosa rappresenti oggi nella memoria collettiva il loro ricordo e che cosa abbia plasmato, modificato e influenzato questa memoria.

Per rintracciare la memoria collettiva delle opzioni, nel corso del progetto sono state condotte – forse per l’ultima volta – interviste biografiche semi-strutturate con dei/lle testimoni del tempo della prima generazione, ossia che hanno vissuto in prima persona quegli eventi. A esse si sono aggiunte alcune interviste con persone della seconda generazione e una serie di colloqui con storici/che. Inoltre, tra l’estate e l’autunno del 2013 sono state realizzate 57 videointerviste, grazie a una collaborazione casuale (rivelatasi feconda e costruttiva) con le Vereinigte Bühnen Bozen, sotto la direzione del regista Alexander Kratzer. La loro équipe di professionisti, formata da cineoperatori e tecnici di teatro, si è infatti messa alla ricerca di tracce della memoria riguardante le opzioni sudtirolesi. Il gruppo di lavoro di Innsbruck, formato da Sabine Merler, Elisa Heinrich, Hansjörg Stecher e da me, ne ha realizzata un’altra dozzina fra il luglio 2013 e il luglio 2014. Dopo essere state oggetto di un’accurata analisi qualitativa da parte del gruppo di lavoro di Innsbruck, le settanta interviste formeranno una raccolta di video con commento, che verrà messa a disposizione del pubblico presso l’Ufficio Audiovisivi della Ripartizione Cultura Tedesca della Provincia Autonoma di Bolzano. In una prima fase è stata compiuta una raccolta quantitativa dei dati biografici delle persone intervistate e, successivamente, un’analisi qualitativa sulla base dei questionari con il software ATLAS.ti (Qualitative Data Analysis). Queste lunghe operazioni hanno dischiuso al gruppo di lavoro tutta una serie di temi e ambiti di ricerca. Alcuni di essi vengono presentati in questo volume.

Come cornice e contestualizzazione dei contributi seguenti, il primo saggio (Eva Pfanzelter, “La (in)digesta memoria delle opzioni del 1939”) passa in rassegna criticamente sette decenni e mezzo di storia della memoria delle opzioni. Esso fa anche il punto sullo stato attuale della ricerca. La memoria tedesca in Sudtirolo si caratterizza per l’elaborazione di una propria storiografia, una “storiografia nazionale” della minoranza sudtirolese, incentrata intorno a una tesi vittimistica. È quest’ultima a rafforzare la costruzione di un’identità distinta, separata, che si autodefinisce attraverso la propria sofferenza, della quale sono individuati come responsabili l’Italia come nazione e il fascismo come regime. In questo senso le opzioni vengono ancor oggi presentate come “prova” a sostegno di questa concezione vittimistica. Nel mio saggio approfondisco queste considerazioni. La mia analisi prende le mosse dalla seguente constatazione: nella memoria collettiva dei sudtirolesi di lingua tedesca e ladina, le opzioni continuano a vivere o rivivere, senza distinzione tra Dableiber o Geher, come una disgrazia vissuta da un’intera comunità colpita da potenze straniere o dal fato. Certo è svanita in gran parte l’amarezza legata a quel ricordo. In questo senso c’è stata storicizzazione, non solo per quanto riguarda la scienza storica e la divulgazione, ma anche la memoria collettiva.

Fra i temi cruciali emersi dall’analisi delle interviste è comparso – come peraltro c’era da aspettarsi – il concetto di Heimat (patria), inserito in molteplici contesti e collegato in vario modo ad altri argomenti di conversazione. L’etnologa Sabine Merler è partita proprio da questi enunciati sulla patria e li ha confrontati, registrando a volte contrasti a volte concordanze, con gli enunciati sullo stesso tema espressi da giovani musicisti/e del Tirolo e del Sudtirolo. La studiosa ha classificato le espressioni sulla Heimat tenendo conto delle continuità e delle fratture registrate a partire dagli anni Trenta del secolo scorso. La sua analisi ha evidenziato che già prima dell’avvento del fascismo era emersa un’immagine romantico-trasfigurata della Heimat, che si è strutturata e consolidata nel periodo fra le due guerre e all’epoca delle opzioni, a seguito di una strumentalizzazione politica e di un processo di ideologizzazione. Grazie all’azione dei mezzi di comunicazione di massa tale immagine è rimasta viva anche nel secondo dopoguerra ed è giunta  quasi intatta fino a noi. Comunque, la forte idealizzazione e stereotipizzazione della Heimat affonda le sue radici nel periodo fra la fine degli anni Trenta e l’inizio degli anni Quaranta del secolo scorso.

La storica Elisa Heinrich, che analizza le interviste in un’ottica di genere, soddisfa un’esigenza spesso espressa nei confronti degli studi sulle opzioni. Da un lato l’indagine affronta sistematicamente le differenze tra gli universi esistenziali e le sfere d’azione di uomini e donne, dall’altro le modalità del funzionamento (e le loro trasformazioni) delle rappresentazioni del maschile e del femminile nel quadro delle politiche fasciste di snazionalizzazione, del movimento nazista sudtirolese clandestino e della successiva occupazione tedesca. Nel suo saggio sui ruoli e sulle funzioni di genere, Heinrich si muove nel solco di approcci scientifici e modelli teorici di grande attualità. La studiosa si interroga su quale rilevanza abbia il rapporto fra i sessi nei racconti e ricordi dei/delle testimoni del tempo. Rileva, tra l’altro, che in numerose opere di riferimento sulla storia contemporanea sudtirolese si impiegano categorie apparentemente neutrali sotto il profilo di genere (come ad esempio sudtirolesi, optanti, Dableiber etc.), che mascherano il fatto che si tratta soltanto della variante maschile del nome collettivo e che le varianti femminili sono viste  come una flessione della variante maschile. Sarebbe però sbagliato pensare che le donne, escluse formalmente dall’esercizio politico dell’opzione, non avessero alcun margine d’azione. Le donne che emigrarono dovettero farsi carico dell’organizzazione del trasferimento e delle pratiche connesse all’integrazione nella “nuova Heimat”, anche perché molti uomini, subito dopo l’opzione per il Reich, vennero arruolati nella Wehrmacht. Le donne svolsero un analogo ruolo di protagoniste sul fronte interno in seguito al progressivo avvicinarsi del fronte di guerra.

Altrettanto ai margini dell’attenzione storiografica sono rimasti finora quegli eventi considerati come una “coda” delle opzioni perché accaduti dopo l’8 settembre 1943 e nei quali emerge con chiarezza la “correità” di tanti sudtirolesi. Un caso esemplare risalente a quegli anni è documentato da Hansjörg Stecher, che tratteggia la biografia di Anton Spechtenhauser, il quale nel 1943 fu vittima di collaborazionisti nazisti sudtirolesi in quanto amministratore fascista sudtirolese. Diversi furono i motivi per cui il nome di Spechtenhauser fu cancellato dalla memoria degli abitanti di Curon in Venosta, il suo comune: spregiudicato uomo d’affari, podestà di Curon, oppositore dell’opzione per la Germania, Spechtenhauser fu arrestato su denuncia e con l’aiuto fattivo di funzionari nazisti locali. Dopo una sosta nel carcere della polizia di Innsbruck, ai primi di novembre fu internato come Schutzhäftling (per custodia preventiva) nel campo di concentramento di Dachau e, infine, nel gennaio 1944 trasferito nel campo di sterminio di Majdanek, nel distretto di Lublino, dove nell’aprile dello stesso anno morì ufficialmente di “febbre petecchiale”. Ciò che rende così particolare questa biografia è il fatto che essa ribalta i tradizionali modelli narrativi. L’accurata indagine di Stecher evidenzia come in questo caso, e probabilmente in tanti altri, le stereotipizzazioni semplicistiche siano del tutto fuorvianti.

Il progetto di Innsbruck non prevedeva interviste a testimoni delle opzioni di lingua italiana. Carlo Romeo nel suo saggio su “Le scelte degli altri. La memoria italiana delle opzioni del 1939” analizza la ricezione del fenomeno da parte del gruppo linguistico italiano in Alto Adige nel suo rapporto con la memoria dell’“altro gruppo”. Per fare ciò lo studioso nella sua analisi distingue due fasi: quella riguardante il periodo delle opzioni e quella della memoria postbellica. A fronte della loro tabuizzazione all’interno del gruppo tedesco, le opzioni rappresentarono in campo italiano un’arma diplomatica e un forte argomento propagandistico. Tuttavia, a partire dagli anni Ottanta del secolo scorso, anche questo tipo di strumentalizzazione ha ceduto il passo a una più adeguata comprensione di questa difficile pagina della storia sudtirolese, con un allargamento della prospettiva capace di guardare dentro l’universo esistenziale e il vissuto degli “altri”.

Nel complesso, si può rilevare come il ricordo delle opzioni del 1939 costituisca un punto cruciale di cristallizzazione nella memoria collettiva dei/lle sudtirolesi. Sebbene nelle giovani generazioni la conoscenza di quegli eventi sia alquanto superficiale e approssimativa, a causa di un semplicistico ritorno a modelli interpretativi tradizionali veicolati dai mass media, ciò deve comunque costituire uno stimolo a continuare lo studio di questa storia particolare, in cui due dittature di stampo fascista decisero di adottare politiche scellerate di trasferimento di popolazioni. Proprio questa pagina di storia e la sua memoria confermano la legittimità della sentenza di Hannah Arendt: “Nessuno ha il diritto di obbedire!” Questa citazione in tre lingue, apposta sul bassorilievo di Piffrader in Piazza del Tribunale a Bolzano, “coprirà” la figura del Duce. I saggi raccolti in questo volume e il ricordo del periodo delle opzioni da parte dei/lle sudtirolesi non possono che concordare con essa.

 

 

Nota

1)      Progetto numero 15268, approvato nel dicembre 2012, durata del progetto: marzo 2013–febbraio 2015.