Sepp Mall

Ai margini della ferita

traduzione di Sonia Sulzer

Keller editore, 2014, 188 p., € 14,50

 

 Keller editore 2014

 

La ferita sudtirolese raccontata da Sepp Mall

di Roberto Antolini

 

È un Sudtirolo grigio e soffocante quello che fa da sfondo al romanzo di Sepp Mall Ai margini della ferita, pubblicato ora in italiano (10 anni dopo l’edizione in tedesco) dalla Keller editore di Rovereto, per la traduzione di Sonia Sulzer. È un Sudtirolo indefinito, senza segni ‘caratteristici’ (niente portici, gerani alle finestre, montagne sullo sfondo), fatto di lattonieri e falegnamerie, reparti d’ospedale, casermoni di quartieri popolari, stazioni dei carabinieri con televisori accesi sui mondiali di calcio, e tanta fatica quotidiana. Non si riconosce neppure la città che fa da location al racconto, potrebbe essere la Merano dove vive l’autore, ma poi quando salta fuori la frase “poco prima del tramonto il sole splendeva sulle ciminiere della zona industriale e tingeva il cielo di rosso” uno pensa anche a Bolzano. È una città letteraria ovviamente, semplice sfondo opaco per la dimensione interiore (e ideologica) dei personaggi.

Di sudtirolese infatti c’è solo la ‘ferita’ che dà il titolo al romanzo. Ma è una ferita al tempo stesso intima (che disgrega l’Identità del sé) e storica: quella della conquista italiana, conficcata nella psiche dei personaggi, che produce tossine ancora nella generazione successiva a quella che il cambio di nazionalità lo ha vissuto sulla propria pelle. Gli anni che racconta qui Sepp Mall sono infatti gli anni ’60, è la stagione delle bombe, ma anche di una lenta, molecolare, osmosi linguistica fatta di famiglie tedesche che devono trasferirsi per ragioni economiche nel quartiere popolare italiano, di ragazzini tedeschi appassionati di calcio che sognano Mazzola, di coppiette miste che devono nascondersi agli adulti per motivi linguistici. Una contraddizione che alimenta le tossine prodotte dalla ‘ferita’ nella vita quotidiana di ragazzi qualunque, destabilizzando i loro rapporti con la generazione precedente e con il mondo in cui vivono, orientando il destino dei più fragili.

Sepp Mall conduce sapientemente la narrazione, annodando un po’ alla volta eventi minuti della vita quotidiana di un gruppo di ragazzi di lingua tedesca in modo che una parola dopo l’altra le vite si intreccino inconsapevolmente ma drammaticamente sullo sfondo del terrorismo etnico degli anni ’60. Un terrorismo anch’esso opaco, mediocre, distillato confusamente dalle tossine della ferita. E mette in scena il rapporto fra la grande Storia e le soggettive storie personali che la compongono. Scoppia malamente una bomba davanti ad un monumento agli alpini e c’è chi ci resta secco “qualcuno doveva sacrificarsi, disse, bisognava risvegliare il popolo, lasciare un segno. O dovremmo stare con le mani in mano mentre loro ci annientano? Perché Alex, ripetei. Voglio sapere che cosa c’entra con la lotta clandestina un ragazzino, il mio ragazzino balbuziente …”.

L’editore italiano del romanzo – come dicevamo – è Keller, l’unico editore attivo in regione specializzato in letteratura, piccolo ma con un notevole bagaglio di credibilità, conquistatosi sul campo con scelte lungimiranti com’è stata quella di mettere nel proprio catalogo, in italiano, Herta Müller l’anno prima del suo conseguimento del Nobel per la letteratura. Il romanzo di Sepp Mall è il primo ad entrare nel catalogo della Keller per il progetto “Confini”, dedicato a testi della letteratura internazionale che raccontino la Grande Guerra 1914-18. Un rapporto – come vediamo da Ai margini della ferita – non necessariamente diretto. Qui il legame con la Grande Guerra è sepolto, sta solo nelle radici del tempo che il romanzo racconta.