Autore: Carlo Romeo

Rif. bibl.: Romeo, Carlo, Il poeta al bar della piazza. In: “Il Mattino dell’Alto Adige”, 10 febbraio 2001

 

 

Cesare Guglielmo,

 

Cesare Guglielmo

Il poeta al bar della piazza

 

di Carlo Romeo

 

Nel panorama letterario bolzanino Cesare Guglielmo è certo una vecchia conoscenza. Fondatore e animatore di benemerite riviste (ad esempio «Adige Panorama»), organizzatore culturale, come poeta e prosatore si è caratterizzato sempre per un’inesauribile, connaturata curiosità nel percorrere strade nuove di scrittura. È quindi di particolare interesse l'uscita del suo ultimo libro, «Tra le mura tarlate» (Mierma editore), che riprende in prosa alcune intuizioni già presenti nel poemetto «Camporotondo». Quest’ultimo è un paesino di poche centinaia d’anime nell’entroterra marchigiano. Da ben tre lustri l’autore vi trascorre metà dell’anno, vicino alle radici familiari a cui la permanenza bolzanina non l’ha mai completamente strappato. Il microcosmo narrato in queste prose è rigorosamente circoscritto dal perimetro del paese e degli immediati dintorni. Il centro d’osservazione, il fulcro narrativo, è costituito dal bar Monia, in cui confluiscono e s’intrecciano ad ogni ora del giorno le storie e le chiacchiere di tutti, proprio tutti gli abitanti.

Lontano dal bozzetto di maniera o dalla stilizzazione caricaturale, Guglielmo dei suoi personaggi dà nome, cognome, indirizzo, caratteri, vizi e virtù, con una concretezza tale da far temere per la sua incolumità al suo prossimo ritorno in quel paese. Il fascino della realtà, la concretezza delle cose e delle persone, hanno nutrito da sempre la poesia di quest’autore, le cui pagine migliori sono proprio quelle in cui si contaminano l’osservazione prosaica, quasi diaristica, e l’improvvisa illuminazione lirica.

Il sentimento del tempo inesorabile, che trascorre sulle mura tarlate delle vecchie case, segna profondamente questo sguardo disincantato e curioso al tempo stesso, che racconta l’avvicendarsi delle generazioni sullo sfondo del rapido declino di una piccola comunità rurale in lotta tra tradizione e modernità. Questa “poesia della quotidianità” corrisponde intimamente alla continua sfida che la scrittura pone alla vita, cercando di fermarne sulla pagina almeno qualche frammento autentico, grande o piccolo che sia: gli episodi allegri e tristi, le voci di “corna” e grandi amori, le gambe delle “belle” al passeggio, gli scherzi, le liti, persino le vicende dei gatti e dei cani del paese. Tutte cose che vivono concrete come il presente nelle pagine di questo libro, come l’eco di un chiacchiericcio serale che non si spegne, proveniente dai tavolini di un bar di paese.

 

 

Nota biografica

 

Cesare Guglielmo nasce ad Amelia, in provincia di Terni, nel 1920. Compie gli studi a Castiglion Fiorentino, Assisi e Napoli. Partecipa alla seconda guerra mondiale, subendo una lunga prigionia. Nel dopoguerra si trasferisce in Alto Adige. Insegnante e pubblicista lavora a Bressanone e quindi Bolzano. Attivo organizzatore culturale, è alla guida della Pro Cultura di Bressanone, del Circolo Amici della Poesia e dell'Associazione scrittori del Trentino Alto Adige. Direttore di «Adige Panorama» e poi «Regioni Panorama», fondatore del premio «Città di Bolzano».

 

Tra le numerose raccolte liriche: Il citofono inquietante (1970), Il giorno perfetto (1973), Il gatto morto sul ciliegio in fiore (197), Al di là dei vetri (1981), Le mura del sole (1983), Poesie a Diotìma (1985), Preghiere con Diotìma (1992), campo rotondo (1996). Tra le opere di narrativa: Il cavallo di Diotìma (1985), I miei angeli (1992) e Le mura tarlate (2000). Si spegne a Camporotondo di Fiastrone (Macerata) nel 2001.