Autore: Carlo Romeo

Rif. bibl.: Romeo, Carlo, Il “Papa re” e il Risorgimento. Immagini di Kulturkampf in Italia. In: Gustav PFEIFER / Josef NÖSSING (Hrsg / a cura di), Kulturkampf in Tirol und in den Nachbarländern. Akten des Internationalen Kolloquiums des Tiroler Geschichtsvereins (Sektion Bozen) im Kolpinghaus Bozen, 9. November 2012, Innsbruck: Universitätsverlag Wagner, 2013, pp. 83-104.

 

 Archivio Provinciale di Bolzano 2013

 

Il “Papa re” e il Risorgimento.

Immagini di Kulturkampf in Italia

di Carlo Romeo

 

 

Sommario del contributo

 

Il caso italiano

“Ferrovie e inferno”: il Papato nella Restaurazione

“Viva Pio IX!”: la breve illusione neoguelfa

Di fronte alla guerra: la svolta del 1848

“Dio e Popolo”: la Roma di Mazzini

“Libera Chiesa in libero Stato”: il Kulturkampf sabaudo

“Erunt mala super mala”: la maledizione sui Savoia

Il “malgoverno del Papa” di fronte all’Europa

Il caso Mortara

Il Papa prigioniero e “infallibile”

L’“anticoncilio” di Napoli

Roma città dello scontro

Balletti, istruzione e massoneria

La conquista dello spazio pubblico

Monumenti e polemiche

“Né eletti né elettori!”

Letteratura e anticlericalismo

 

 Litografia senza data, Milano, Civica raccolta delle Stampe Bertarelli

Caricatura anticlericale raffigurante una delle fatiche di Ercole-Garibaldi. L’“eroe dei due mondi” abbatte gli uccelli (preti) che oscurano il sole.

 

[…] La conquista dello spazio pubblico

 

[…] Il conflitto si traduce in quegli anni anche in episodi di tensione nell’ordine pubblico. Aggressioni, manifestazioni violente, devastazioni di tipografie e sedi di giornale sono all’ordine del giorno. Risonanza internazionale raggiunge il tumulto verificatosi in occasione della traslazione della salma di Pio IX il 13 luglio 1881. Morto nel 1878, Mastai Ferretti aveva lasciato la disposizione di essere sepolto nella basilica di San Lorenzo in Verano. Dopo tre anni, presi accordi con le autorità, fu deciso di traslare la salma a mezzanotte proprio per evitare incidenti. L’evento non fu tenuto nella segretezza convenuta e, alla partenza della carrozza col feretro da San Pietro, migliaia di fedeli si erano già raccolti per seguire la processione, recitando preghiere con lumi e candele.

Si erano mobilitati anche qualche centinaio di provocatori appartenenti a circoli anticlericali. Lo scontro più violento avvenne sul ponte di Sant’Angelo. Oltre che sassate e pugni, si levarono cori ingiuriosi e persino l’invito a gettare al fiume la salma del pontefice.

Grande è l’indignazione della stampa cattolica in tutt’Europa e il governo deve difendersi dall’accusa di non aver impedito la profanazione della cerimonia. Il primo ministro Agostino Depretis cerca persino di addossare parte delle responsabilità al tentativo dei “settari clericali, i quali osarono profanare una pia cerimonia, convertendola in una dimostrazione e provocazione politica clandestinamente organizzata” (19). A fronte delle proteste della stampa cattolica, i giornali anticlericali si lanciano in violenti attacchi verbali. Così scrive il giornale “La Capitale”:

Roma ha accolto questa dimostrazione come si meritava, ed il potere temporale può scrivere nelle pagine della storia che il convoglio funebre dell’ultimo suo rappresentante non poté attraversare le vie di Roma senz’essere scortato e difeso come il carrettone dell’accalappiacani. (20)

L’anno dopo (1882) la morte di Garibaldi fornisce il pretesto per altri disordini. Su invito delle stesse gerarchie vaticane, la stampa cattolica si astenne in genere da qualunque provocazione, ad eccezione di qualche foglio minore. Questo è il caso del già citato “Cassandrino”, giornale politico-umoristico nato nel 1848, che definisce “filibustiere” l’“eroe dei due mondi”. Un gruppo di studenti, tra i quali vi era Guglielmo Oberdan(k), ne devasta la tipografia ottenendo il plauso di tutta la stampa democratica, repubblicana e radicale.

 

 

Monumenti e polemiche

 

Nella mitologia della “nuova Italia” si rende necessario anche intervenire nello lo spazio pubblico di Roma attraverso una monumentalistica che segnali il nuovo ruolo nazionale, in concorrenza con la più che millenaria immagine di capitale della cattolicità. Un esempio significativo è il Pantheon in cui nel 1878 è sepolto Vittorio Emanuele II. D’ora in poi il tempio, prima pagano, poi cristiano, si trasforma in sacrario degli “scomunicati” re d’Italia. Diverse manifestazioni (soprattutto ad opera di pellegrini stranieri) protesteranno contro la “dissacrazione” luogo religioso.

L’iniziativa più importante è comunque la costruzione del “Vittoriano”, che durerà fino al 1911. L’imponenza e la solennità mirano a celebrare, insieme al primo re d’Italia, la mitologia dell’intero Risorgimento: l’unità della nazione e la libertà del suo popolo, come si legge nelle due scritte principali sui propilei: Patriae Unitati e Civium Libertati. Significativamente, nel bando per il progetto (1882) si fornisce l’indicazione di uno sfondo architettonico di lunghezza e altezza di trenta metri, la cui forma viene lasciata libera ma che deve essere comunque atta a coprire “gli edifici retrostanti e la laterale Chiesa di Santa Maria in Aracoeli”. Si tratta di una sorta di tempio laico innalzato in onore della nuova nazione.

L’erezione del monumento a Giordano Bruno in Campo de’ Fiori (1889) è forse il più significativo esempio di monumentalistica anticlericale. A proporre il monumento in Campo Marzio (lo stesso luogo il cui Bruno era stato arso sul rogo dall’Inquisizione il 17 febbraio del 1600) è un comitato internazionale composto, tra gli altri, dai filosofi Silvio Spaventa, Herbert Spencer, dallo storico del cristianesimo Ernst Renan (l’autore della “Vita di Gesù”), dallo scrittore Victor Hugo. La ferma opposizione annunciata dal Vaticano, se da un lato rallenta di poco la realizzazione del progetto, dall’altro scatena violente manifestazioni soprattutto studentesche. Nel 1888 giunge l’autorizzazione sia da parte del governo (Crispi) sia dell’amministrazione comunale.

Il 9 giugno 1889 si svolge la solenne inaugurazione del monumento, opera dello scultore Ettore Ferrari. Per il papa Leone XIII esso rappresenta il segno della lotta ad oltranza che si sta combattendo contro la religione cattolica. La figura di Giordano Bruno, come “martire del libero pensiero”, è lungo tutto il secolo al centro della propaganda massonica. La cerimonia raccoglie rappresentanze delle università italiane e straniere, della municipalità, di politici (a titolo personale) e ovviamente di logge massoniche. Dopo l’inaugurazione, il corteo si dirige a onorare il busto di Garibaldi in Campidoglio.

Per la “Civiltà Cattolica” la statua di Giordano Bruno “segna il trionfo dei rabbi della Sinagoga, gli archimandriti della Massoneria e i capiparte del liberalismo demagogico” e Campo de’ Fiori dovrebbe essere ribattezzato “campo maledetto in attesa che al posto del monumento si erga una Cappella di espiazione al Cuore Santissimo di Gesù”. L’intera manifestazione rappresenta la “presa di possesso dell'ateismo di quella Roma che da quattordici secoli è stata ed è la capitale del mondo cristiano” (21) […]

 

 Il Concilio Vaticano I

Il Concilio Vaticano I (1869/70) in un’illustrazione d’epoca

 

NOTE

19) Vittorio Gorresio, Risorgimento scomunicato, Milano 1977 (2° ed.), p. 299.

20) Ibidem, p. 300.

21) “Campo maledetto”, in: “La Civiltà Cattolica”, 6 luglio 1889. Cfr. anche Anton Maria Bonetti "Il campo maledetto: il fiasco delle feste bruniane e il trionfo di Roma cattolica", Roma, 1889.