La Fabbrica del Tempo ha il piacere di invitarla

presentazione del libro/ Buchvorstellung

 

Le Opzioni rilette / Die mitgelesenen Briefe

 

 

Parkhotel Laurin
Bolzano/Bozen, via Laurin-Straße 4

Martedi/Dienstag, 11.02.2014, ore 20.30 Uhr

Salone delle Dame/Damensalon

 

 Le Opzioni rilette 2014

 

COMUNICATO STAMPA

 

La Fabbrica del Tempo / Die Zeitfabrik

 

 

A 75 anni esatti dalla stipula degli Accordi di Berlino tra Germania nazista e Italia fascista, che aprirono il capitolo delle Opzioni – uno dei più ardui, complessi e controversi della storia contemporanea dell'Alto Adige – La Fabbrica del Tempo approfondisce il tema della migrazione che ebbe luogo fra il 1939 e il 1943. Ai sudtirolesi di madrelingua tedesca e ladina, come anche a persone residenti in luoghi del Trentino come Luserna e la Val dei Mocheni, o della friulana Val Canale, si chiese di decidere (“optare”, appunto) in tempi rapidi fra l'acquisizione della cittadinanza tedesca (con conseguente trasferimento nel Reich) e il mantenimento della cittadinanza italiana e la permanenza in loco. A otto anni di distanza dall'uscita di un primo volume in cui La Fabbrica esplorò la tematica occupandosi della corrispondenza dell'epoca, un nuovo libro dell'associazione, dal titolo “Le Opzioni rilette – Die mitgelesenen Briefe”, fa sì che altre voci si alzino a parlare dell'evento che segnò fra il 1939 e il 1943 la storia di chi viveva immediatamente a sud del Brennero.

Questo volume analizza ambiti particolari, come quelli di come il mondo ladino visse le Opzioni, di come gli avvenimenti dell'epoca vennero percepiti negli ambienti ecclesiastici, di quanto le donne furono coinvolte in una vicenda in cui molto contarono anche aspetti pragmamatici come quelli della sistemazione logistica delle famiglie, del benessere dei figli ecc. Nel libro si prende in esame anche il “dopo”: si analizza ad esempio quale fu il destino di coloro che “rioptarono” tornando dopo la guerra in Alto Adige; si riportano le reazioni che vi furono da varie parti – politiche, civili, di sollievo o di denuncia – in relazione a uno sradicamento traumatico e sovvertitore di equilibri, straniante ma anche in grado di dar adito a un superamento dei confini per ritrovarsi “dall'altra parte della patria” - salvo poi scoprire un attaccamento insospettato a quella “patria”, al territorio di origine. L'iniziativa de La Fabbrica del Tempo solleva veli, dilata gli orizzonti e si pone molti interrogativi, che confluiscono in una questione-base: cosa tutto questo possa aver insegnato, in positivo e in negativo, a chi le Opzioni le ha vissute, a chi le ha recepite attraverso il racconto di altri, parenti e non solo, a chi si è appassionato all'argomento?

 

Davvero numerosi – quattordici, nello specifico – i contributi di storici e ricercatori che hanno collaborato con preziose disamine, argomentazioni con accenti anche divergenti fra loro, racconti e commenti, alla nascita del volume de La Fabbrica del Tempo, che riporta altresì un'antologia di “lettere dalle Opzioni” inedite a corollario degli interventi. Ma la domanda a cui il libro cerca di dare una risposta, quantomeno parziale, è quella a cui Joseph Zoderer, il più grande scrittore sudtirolese vivente, protagonista di un'intervista a cuore aperto, risponde affermativamente: si può – afferma Zoderer – imparare dalle Opzioni. Si legge nel capitolo dedicato allo scrittore: “Con il passare del tempo le Opzioni non segnarono più (per me) una tragedia, bensì un’occasione a posteriori per accogliere nella propria identità diverse “Heimaten”. Imparare dalle Opzioni – sostiene Zoderer – vuol dire apprezzare quello che la Storia offre a ciascuno di noi”.

Anche se questo può voler dire prendere coscienza delle conseguenze legate al trauma della spaccatura, che sfociarono in una sorta di “feticismo dell'unità”, a una chiusura degli universi linguistici in se stessi e all'accettare la logica della separazione come inevitabile. In occasione del censimento del 1981 si fece un appello, anche rifacendosi alla vicenda delle Opzioni, affinché la società altoatesina non si dilaniasse nuovamente. Tra l'altro un'altra voce importante del Novecento sudtirolese, quella del grande scalatore Reinhold Messner, si era levata a quel tempo per difendere coloro che non avevano optato e che non raramente erano stati fatti oggetto di denigrazione da parte di conterranei in nome di un “amor di patria” che secondo Messner presentava luci ma anche ombre. Anche di questo (riportando per la prima volta estratti inediti di lettere di Dableiber) parla il libro de La Fabbrica del Tempo. Luci e ombre, dunque, spiragli e zone oscure. L’elaborazione del dramma delle Opzioni – nelle sue molteplici sfaccettature, cui il volume “Le Opzioni rilette – Die mitgelesenen Briefe” cerca di dar voce - ha richiesto di fatto molto tempo: ci sono voluti infatti decenni per superare (quasi) definitivamente le ripercussioni di quella spaccatura.

Quattordici, dicevamo (oltre a due interviste), i capitoli del libro, che corrispondono ad altrettante analisi dei diversi aspetti del “caso Opzioni”. I capitoli sono scritti in italiano o in tedesco (in quest'ultima lingua è anche l'intervento dello storico ladino Werner Pescosta). Alla fine di ogni capitolo un abstract ne riassume il contenuto, di volta in volta nell'altra lingua (tedesco se il saggio in questione è in italiano, italiano se il saggio è in tedesco).

 

All'introduzione del presidente de La Fabbrica del Tempo, Tiziano Rosani (uno dei curatori del volume insieme ad Ulrike Kindl, già docente di Germanistica presso l'Università Cà Foscari di Venezia, ai ricercatori Fabrizio Miori e Patrizia Volgger e al giornalista Patrick Rina), fa seguito il saggio dedicato da Hans Heiss al tema “Option 1939 in Südtirol – Eine Epochenzäsur des 20. Jahrhunderts”. Seguono un testo in cui Gustavo Corni analizza le Opzioni nel contesto della guerra nazista e uno in cui Carlo Romeo si occupa di “Controversie, alterità, condivisioni: la ricezione italiana delle Opzioni del 1939”. Viene preso in esame nel proseguo dei capitoli anche il vissuto della popolazione ladina: Werner Pescosta racconta come ci si sentisse in quegli anni “Zwischen aller Fronten: die Ladiner und die Option”. La prospettiva si amplia ulteriormente nel saggio di Helmut Alexander “Out of Südtirol: Option und Umsiedlung im Fersental, in Lusern und im Kanaltal”. Josef Gelmi passa dunque ad approfondire il rapporto fra la Chiesa altoatesina e le Opzioni. Il vissuto delle donne durante le Opzioni viene ricostruito nel capitolo “Option und Umsiedlung: Erfahrungsdimension von Frauen” di Martha Verdorfer, mentre Alessandra Zendron sviscera quale fu il rapporto tra “i tirolesi italiani e le Opzioni”. Le ragioni che spinsero molti optanti a tornare nel territorio che avevano lasciato è il tema del saggio di Stefan Lechner “Auf der Suche nach der Heimat Südtirol; Rückoption und Rücksiedlung”. Christoph Franceschini fa riferimento nel suo intervento a “Die Zeit des Maulkorbs”, l'ostilità cui andò incontro chi, come Reinhold Messner, mise in dubbio alcuni concetti dati per scontati, mentre Günther Pallaver si interroga sul presente e il futuro nel saggio “Das Erbe der Option”.

A questo punto il libro apre alle testimonianze dirette. Due importanti voci del Novecento – sudtirolese e non – quelle del già citato scrittore Joseph Zoderer e di un simbolo vivente del pacifismo, Franz Thaler, rivelano in due interviste realizzate per La Fabbrica del Tempo dal giornalista Patrick Rina cosa significò, per due persone diverse e lontane tra loro ma accomunate da ideali di non violenza e dalla convinzione che una serena convivenza tra gruppi linguistici in Alto Adige fosse possibile, optare o restare in patria. La famiglia di Zoderer optò per il Reich e Joseph si trovò proiettato in un mondo altro e ostile, che solo col tempo e gli studi imparò ad accettare, per poi tornare in patria. Franz Thaler, artigiano, figlio di convinti Dableiber sarentinesi di cui condivise la scelta, subì intimidazioni, venne internato (ma sopravvisse) ai lager di Dachau e Hersbruck. Il racconto di Zoderer si incentra sul tema “Die Gnade der späten Erkenntnis; Joseph Zoderer und die Option”, quello di Thaler è una “Einleitung zum eigenständigen Denken: Franz Thalers Lehre zur Option”.

 

A questo punto il libro “vira” decisamente sulla corrispondenza che attraversò in un senso e nell'altro soprattutto il confine del Brennero e sul trattamento che ricevette dalla censura fascista. Uno specifico testo illustra quale fu la portata della “revisione postale” in Alto Adige negli anni 1939-1943. Il tutto sfocia nel capitolo di Fabrizio Miori su “Il controllo della corrispondenza nell'Alto Adige delle Opzioni” e in quello, speculare, di Ulrike Kindl dal titolo “Die mitgelesenen Briefe. Zensurierte Briefe in Südtirol zur Zeit der Option”. Infine, dopo un dettagliato recall della cronologia degli eventi storici del periodo, nelle pagine che seguono “irrompono” le lettere, decine di lettere, in italiano e in tedesco, a formare un'antologia delle missive che vennero scritte, e poi esaminate dalla censura ma di fatto quasi mai tolte di corso,da optanti e Dableiber, uomini e donne provenienti dagli strati sociali più diversi.