Ricordando il rigore e la passione di Maurizio che nelle sue ricerche sapeva far dialogare storia, architettura, arte e costume (c.r.)

Autore: Maurizio Urzì

Rif. bibl.: Urzì, Maurizio, Palazzo ducale di Bolzano. Villa reale “Roma”, Manfrini Editore, 1989, pp. 10 sgg.

 

Maurizio Urzì 1989

 

INDICE

Introduzione

Capitolo I: Origini, progettazione, costruzione

Capitolo II: Descrizione del Complesso Reale

Capitolo III: Dall'inaugurazione all'8 settembre

Capitolo IV: L’Alpenvorland

Capitolo V: Interludio (1945-1958)

Capitolo VI: Una nuova epoca (1958-1989)

Appendice Artisti

Recensioni e bibliografia

Documenti consultati

Autorità residenti a Palazzo Ducale

 

 

[…] La creazione della nuova provincia, oltre a portare a Bolzano nuovi uffici, quali la prefettura e la questura ed a determinare un nuovo assetto burocratico (sostituzione del Sindaco con il podestà, nominato per decreto reale e del Consiglio Comunale con una Consulta di nomina prefettizia), pose con urgenza il problema dell'istituzione di un nuovo ducato anche in Alto Adige, come in tutti i territori di recente annessione, tale da rendere palpabile e vicina la presenza anche in questa terra di rappresentanti della Corona italiana. Così come a Roma insomma c'era il duce e c'era il re, a Bolzano oltre al prefetto, diretto rappresentante di Mussolini, era considerata indispensabile la presenza di un membro di Casa Savoia.

Per Bolzano la scelta cadde sul giovane principe Filiberto Ludovico Massimiliano duca di Pistoia, secondogenito del principe Tommaso duca di Genova e della principessa Isabella Luisa di Baviera. […]

 

In effetti a Bolzano, capoluogo della nuova provincia, un vero e proprio palazzo principesco che equivalesse alla sede di Trieste non c’era. Castel Mareccio, l'unico maniero in posizione abbastanza centrale, era divenuto dall'aprile del 1921 sede dell’Istituto di studi per l'Alto Adige di Ettore Tolomei. Fu così che dopo un minuzioso accurato esame di tutte le soluzioni che si sarebbero potute attuare e nonostante il parere contrario del Tolomei stesso - che avrebbe preferito far restaurare Castel Firmiano a regia residenza dei Savoia, si da farne sopra la città dai centomila abitanti la regale acropoli meravigliosa (cfr. A.A.A. 1936, II, pp. 683-684) - la scelta cadde sulla proprietà Wendtland di Gries.

Nella seconda metà del secolo scorso Gries era divenuta un rinomato ed aristocratico luogo di soggiorno e cura. Grazie anche ad una grande campagna pubblicitaria, nel giro di pochi anni non solo si ebbe un aumento noievole del numero degli ospiti, bensì pure si registrò I'arrivo di diversi stranieri che giunsero pe risiedervi durevolmente e per costruirsi ville private.

Tra i primi giunse nell'ottobre del 1872 la signora Wilhelmine Ottilie Wendtland, nata Scholvien, di Amburgo e comprò il terreno ad est del Kurhaus – oggi Istituto delle Marcelline - ove si fece costruire dall'architetto Gottfried Neureuther di Monaco una lussuosa villa in stile rinascimento, composta da uno scantinato, due piani e sottotetto abitabile.

La villa, che presentava notevole ricchezza di rifiniture e decorazioni interne, con stucchi e qualche pittura ai soffitti, porte scolpite, alte zoccolature in noce a riquadri e cassettoni intagliati e sbalzati, era immersa in un bellissimo parco di piante secolari sempreverdi quali sequoie, cedri, oltre a pini ed abeti, ed era circondata da un vasto giardino con grande fontana e piante subtropicali.

Nel bel parco, che venne adornato dalla signora Wendtland con numerose statue e fontanelle, era incluso un laghetto, con incantevole capanna per pescatori, le cui acque - provenienti dal torrente Talvera - erano alimentate dal rio Mulino (Mühlbach). A pochi metri dal laghetto furono sistemati, in una costruzione in pietra, una stalla ed il garage, mentre all'angolo sud della proprietà, nei pressi del Kurhaus, venne ristrutturata una antica graziosa villetta del 1783 (ingrandita nel 1803), che ancora oggi conserva sulla facciata che dà verso il parco un notevole affresco raffigurante S. Giorgio ed il drago. In questo edificio, che divenne la casa per il giardiniere e la portineria della villa principale, fu sistemato inoltre un impianto per la produzione di energia idroelettrica - uno dei primi di Gries - che generava la corrente necessaria per il fabbisogno di tutti gli edifici della proprietà Wendtland e del parco. L'importanza di questo impianto, la cui turbina era alimentata dalle acque del rio Mulino dopo una caduta di circa quattro metri, può essere meglio compresa se solo si pensi che le aziende elettriche di Bolzano iniziarono a produrre energia sufficiente per tutta Gries solamente nel 1897-98.

La dimora della signora Wendtland era limitata sulla strada omonima (oggi via Egger Lienz)da un artistico portale e da un muro costruito, secondo i disegni del Neureuther, da una serie di pilastri intramezzati da cancellate - oggi chiuse con mattoni - che permetteva Ia vista sul parco. Più oltre, invece, il muro di cinta fu merlato, così da risultare coordinato con l'aspetto della stalla.

Negli anni successivi la fortuna turistica di Gries crebbe ancor più, tanto che oramai era tutto un brulicare di alberghi, quasi tutti lussuosi, ville signorili, pensioni sparse tra le vigne, giardini e parchi di cedri, cipressi, olivi, mirti ed oleandri. Fu così che, dopo circa dieci anni dal suo arrivo a Gries, la signora Wendtland si decise dapprima a comperare Villa Wilhelma, costruita nel 1884 da Luis Scrinzi (morto 1890) nella Habsburgerstrasse (oggi via Fago n. 33), per realizzarvi diversi appartamenti per ospiti di cura e quindi, il 16 maggio 1886 a fare costruire dall'architetto Irschara, sempre nella Habsburgerstrasse all'angolo con la Wendtlandstrasse, un albergo di prim'ordine: l'hotel Sonnenhof, il primo di Gries fornito di corrente elettrica.

L'edificio, aperto due anni dopo, contava ben ottanta camere, molte con balcone e stupenda vista sul parco, sale di ritrovo, grande vestibolo e giardino d'inverno. I quattro piani erano collegati tra loro da comode scale e da un ascensore idraulico. Inoltre tutti i locali, compresi i corridoi e le scale, erano riscaldati.

In una costruzione vicina, chiamata «Lorelei», gli ospiti dell'albergo infine avevano a disposizione attrezzature ginniche e di cura.

Quando, negli anni Trenta, venne scelta questa proprietà quale sede per i duchi di Pistoia, la fortuna di Gries turistica era oramai definitivamente tramontata e l'hotel Sonnenhof trasformato con D.L. n.1241 del 17 settembre 1931 in Convitto Nazionale.

Quanto alla Villa Wendtland, che dal 3 febbraio 1927 era stata assegnata all'Opera Nazionale Combattenti (che dal '23 amministrava beni «ex nemici»), in un primo tempo si pensò di utilizzare proprio questo edificio come residenza dei prìncipi sabaudi, limitandosi ad operare solamente delle aggiunte alla costruzione esistente, sia nelle direzioni nord-ovest sud-est, sia con l'innalzamento di un piano.

I lavori furono affidati dal Ministero dei Lavori Pubblici, dal quale dipendeva tutta la gestione tecnica ed amministrativa dell'opera, al Regio Genio Civile di Bolzano. Così, nell'aprile del 1932 si iniziò l'opera di riattazione della vecchia villa, unitamente alla ristrutturazione dell'ex Villa Wilhelma (allora chiamata “Villa

Vittorio Veneto”), lavori per i quali fu assegnato I'importo complessivo di circa cinque milioni e centomila lire, incluse in tale somma le spese per gli arredamenti.

Senonché, per quanto riguardava la costruzione principale, appena iniziata l'esecuzione, in seguito a disposizioni impartite dal Ministero dei LL.PP., si rinunciò completamente alla utilizzazione della preesistente villa Wendtland.

Nonostante che le pubblicazioni dell'epoca giustifichino questo mutamento di programma come dettato unicamente dalla necessità di conferire assai maggiore altezza ai piani e di spostare l'ubicazione di quasi tutte le finestre e le porte, risulta evidente che esso fu determinato soprattutto dalla volontà del regime fascista di conferire alla futura residenza ducale un aspetto che, come scrisse in un articolo apparso sulla «Rivista della Venezia Tridentina, del 1933 il capo del Genio Civile di Bolzano, ingegner G. B. Dalla Valle - a cui fu affidata la sovraintendenza generale di tutti i lavori di costruzione degli edifici formanti il nuovo complesso reale - fosse “di un'imponenza, di una ricchezza, di uno austerità veramente romane». […]

Si decise quindi di costruire ex novo un intero quartiere reale, utilizzando non solo l’area già occupata dalla proprietà Wendtland, bensì pure, con opportuni espropri ed acquisti, le zone circostanti, che erano per lo più coltivate a vigneto […]

 

 

Inaugurazione di

Inaugurazione di "Villa Roma", 28 ott. 1934 (Foto Perdomi)