Uscito l’ultimo numero di «Storia e Regione / Geschichte und Region» che affronta questioni di storia universitaria.

Storia e Regione 2017, 2 

 

 

UNIVERSITÄT UND REGION / UNIVERSITÀ E REGIONE

a cura di Christof Aichner / Michaela Oberhuber

«Geschichte und Region / Storia e regione» 26 (2017), 2

StudienVerlag Innsbruck / Wien / Bozen

 

 

SOMMARIO

 

Editorial / Editoriale

StefanGerber
Universitäten und (ihre) Räume. Theoretische und methodische Überlegungen zu regionalgeschichtlicher Universitäts- und Hochschulgeschichte

Margret Friedrich
Regionale Bedarfe, landesfürstliche Planungen, Austausch von Wissen. Universität und Räume im 18. Jahrhundert und beginnenden 19. Jahrhundert am Beispiel der Universität Innsbruck

Adriano Mansi
“Padova in fin dei conti si sente abbastanza estranea alla vita universitaria”: i rapporti tra Università e città negli anni della trasformazione (1961–1972)

Timo J. Celebi
Die weißen Flecken auf der Hochschulkarte und regionale Neuordnungsversuche durch das nord-rhein-westfälische Gesamthochschulkonzept in den 1960er und 1970er Jahren

 

Aufsätze / Contributi

Liise Lehtsalu
Abandoning the Sacred Citadels? Women religious and urban space in early modern Bologna

Adina Guarnieri
Zur Rezeptionsgeschichte des Bozner Siegesdenkmals nach 1945

 

Forum

Hans- Joachim Bieber
Regionale Transformationswirkungen der Universität Kassel aus der Sicht eines Akteurs

Michaela Oberhuber
Gedankenspiele zur Selbstverortung einer jungen Universität. Raumbeschreibungen in den Rektoratsreden der Freien Universität Bozen

Jessica Richter/Brigitte Semanek/Marion Wittfeld
Sieben Jahre fernetzt! Wie ein junges Forschungsnetzwerk zur Frauen- und Geschlechtergeschichte entsteht

Doron Rabinovici
Erinnerung bedarf keiner Rechtfertigung. Eine Rede. Mit einem Nachwort von Sabine Mayr

Marcello Bonazza
Storia della scuola e storia del territorio. Per una lettura della Storia della scuola trentina di Quinto Antonelli

 

Rezensionen / Recensioni

Walter Landi, Otto Rubeus fundator. Eine historisch-diplomatische Untersuchung zu den karolingischen und ottonischen Privilegien für das Kloster Innichen (769–992)
(Roman Deutinger)

Barbara Stollberg-Rilinger, Maria Theresia. Die Kaiserin in ihrer Zeit. Eine Biographie
(Kurt Scharr)

Francesca Brunet, “Per atto di grazia”. Pena di morte e perdono sovrano nel Regno Lombardo Veneto (1816–1848)
(Marco Meriggi)

Rolf Wörsdörfer, Vom ‚Westfälischen Slowenen‘ zum ‚Gastarbeiter‘. Slowenische Deutschland-Migrationen im 19. und 20. Jahrhundert
(Edith Pichler)

Oliver Seifert, Leben und Sterben in der Heil- und Pflegeanstalt Hall in Tirol
(Bernd Reichelt)

 

 

EDITORIALE

di Christof Aichner e Michaela Oberhuber

 

Lungi dall’essere istituzioni isolate e autosufficienti, le università si relazionano con il loro “spazio” in molti modi e a diversi livelli. Le relazioni economiche sono certo le più evidenti, come pure i cambiamenti portati al paesaggio urbano dalla presenza di studenti ed edifici universitari. In genere più sottili da decifrare risultano invece gli effetti sul piano culturale, sull’ambiente sociale, sulla redistribuzione del capitale simbolico. In questo caso la questione delle influenze esercitate da un'università sul suo ambiente rimanda a quella dei condizionamenti sociali di cui è oggetto l'università stessa. Ciò vale non solo per la sua fase di fondazione, con l’insieme di attese e istanze normative nei confronti dell’università, ma comprende anche la questione di come un'università recepisca e rifletta gli sviluppi e i dibattiti della società.

Su questo complesso di domande e riflessioni nel 2015 si è tenuto a Bolzano un workshop in cui si è cercato di esplorare le prospettive di ricerca sulle diverse interazioni tra università e spazio circostante. (1) La questione si inserisce pienamente nell’attuale spettro di ricerca della storia universitaria. Se per lungo tempo quest’ultima è stata in gran parte condizionata da approcci occasionali e spesso legata a ricorrenze e giubilei, da almeno due decenni la situazione è cambiata significativamente. Dagli anni Novanta, la storia universitaria si è affermata sempre più come disciplina indipendente, sono nate società e reti scientifiche nazionali e internazionali nonché periodici e annuari specifici. (2)

Sono comparsi inoltre manuali sulla storia universitaria che confermano il dialogo scientifico internazionale e il consolidamento della disciplina. (3) In particolare la storia dell'università ha compiuto progressi nella diversificazione di prospettive nella cornice degli approcci di storia culturale. Si è cominciato a inserire le università nel contesto di una storia sociale e culturale generale e soprattutto a esaminare le condizioni sociali e culturali della produzione e della trasmissione del sapere. (4) Sono nati quindi studi sulle pratiche simboliche e sul significato della rappresentazione nell'università dell’età moderna. (5) L’esame di nuove fonti, grazie alle metodologie della storia culturale, ha aperto nuove e fruttuose prospettive. Anche la combinazione dei differenti approcci della storia universitaria e di quella della scienza ha portato nuovi stimoli allo studio dell'università, una delle istituzioni più durature nella storia europea.

 

Come sottolinea Stefan Gerber nel suo contributo a questo numero, la questione della relazione tra università e spazio circostante non è nuova. (6) Già la Landesgeschichte ha indagato le diverse relazioni tra le università e i territori in cui sono situate, prendendo in esame soprattutto i rapporti con la città e lo spazio in cui l'università è direttamente presente e a immediato contatto. In un primo tempo questi studi hanno riguardato principalmente le relazioni economiche e sociali tra l'università e il suo contesto urbano; di recente le ricerche di storia universitaria sono passate ad esaminare la città come luogo di rappresentazione dell’università e la percezione relativa all’autorappresentazione dell’università nello spazio pubblico. (7) L’avvento dello spatial turn in ambito storiografico ha posto l’accento sulla questione dello spazio e aperto nuove prospettive sulla relazione tra università e spazio. (8) Nel frattempo anche lo sviluppo internazionale dei cataloghi prosopografici dei professori ̶ spesso elaborati coi metodi dell’informatica umanistica  ̶  può offrire nuovi stimoli allo studio della mobilità accademica e quindi del collocamento spaziale delle università.

 

In questo senso il workshop bolzanino mirava a cogliere sia le linee tradizionali sia le nuove prospettive per aprire uno scorcio sul rapporto tra università e spazio. La questione include ovviamente anche il problema della misura dello spazio a cui l'università fa riferimento e quindi di quali fattori definiscano e influenzino quest’area di riferimento. E in questo senso la categoria analitica di “regione” risulta particolarmente idonea in quanto intende non un territorio preventivamente definito bensì un concetto di “spazio aperto”, variamente definibile a seconda delle domande e degli approcci usati. (9)

 

Il presente numero della rivista raccoglie i risultati di questo workshop. Si inizia con un saggio teorico e metodologico di Stefan Gerber, che sostiene la sinergia tra storia universitaria e storia regionale. Per questo va alla ricerca delle tracce delle nozioni di paesaggio (Landschaft) e di spazio come si sono configurate nel Novecento nella Landesgeschichte e nella Landeskunde in area tedesca. Dalla relazione reciproca tra queste due nozioni e dei relativi concetti Gerber intravede la possibilità di un proficuo approccio a una storia universitaria orientata in direzione della storia regionale. Particolare attenzione viene data da Gerber al concetto di paesaggio perché esso può colmare la divaricazione tra spazio "materiale" e spazio discorsivo. Ciò viene affrontato in un secondo passaggio attraverso l'uso del concetto di "paesaggio educativo", che unisce il piano materiale-geografico con uno procedurale-comunicativo. Per completare viene trattato il concetto di “spazi educativi”, sviluppatisi recentemente nella storia dell’educazione nel XIX secolo.

In conclusione Gerber suggerisce due possibili campi di ricerca per una storia universitaria orientata alla storia regionale. In primo luogo, studiare le università come “plasmatrici” di paesaggi o spazi significa a suo avviso indagare il modo in cui esse contribuiscono a diversi livelli a costruire e a modificare gli spazi. Si tratta, per esempio, di chiedersi come le università modellino questi spazi attraverso la formazione delle élite di funzionari, come esse funzionino come luoghi di comunicazione e come esse, in qualità di istanze giuridiche, producano spazi giuridici e normativi. Un secondo possibile campo di indagine è nel considerare l'università come fattore economico e prendere in esame in particolare il sistema di borse e sostegni allo studio come una forma (indiretta) di finanziamento delle università o comunque includere le università nel contesto della politica regionale delle infrastrutture e dello sviluppo economico.

 

Segue il caso di studio di storia regionale di Margret Friedrich sull'Università di Innsbruck, una delle università istituita nell’epoca della confessionalizzazione e che quindi ha contribuito alla costruzione del paesaggio educativo asburgico-cattolico. Friedrich tratta vari aspetti del rapporto tra l’Università di Innsbruck e la regione, mostrando come essa sia stata incorporata in diversi spazi e paesaggi educativi e segnalando come i diversi spazi ecclesiastici siano stati gradualmente sopravanzati da quelli statali. Un ulteriore aspetto della sua ricerca è dedicato all'università nel contesto urbano, all’interno del quale, come “comunità familiare”, le è stata assegnata una concreta funzione ordinatrice. Infine, lo studio esamina lo "spazio del sapere" dell'Università di Innsbruck, indagando l’origine degli studenti e dei docenti, nonché i materiali didattici e le conoscenze trasmesse.

 

Con il contributo di Adriano Mansi si passa all’area universitaria di lingua italiana, in particolare all'università e alla città di Padova. L’analisi di Mansi si concentra sul periodo compreso tra la fine degli anni Cinquanta e i primi anni Settanta, che è stato caratterizzato da profondi cambiamenti sociali, economici e culturali e per l’ateneo ha rappresentato il passaggio all’università di massa. Il contributo indaga il rapporto tra l'università di Padova e il suo spazio riguardo ad alcuni aspetti. In primo luogo, prende in considerazione il ruolo dei sindaci e dei rettori nel periodo indicato, mostrando quanto il rapporto tra le due istituzioni risultasse condizionato anche dalle persone a capo di esse. Esamina poi il rapporto della popolazione urbana di Padova nei confronti degli studenti, che peggiora in seguito al rapido aumento del loro numero. I problemi di accoglienza, conseguenti a questo drastico incremento di studenti in una cittadina di medie dimensioni, hanno avuto ripercussioni su un altro importante campo di interazione tra università e comune, ovvero nelle negoziazioni in campo urbanistico, dettagliatamente esposte da Mansi. Lo studio si spinge infine oltre lo spazio urbano ed esplora il ruolo dell'università di Padova nel contesto regionale. In particolare mostra gli sforzi compiuti dall’ateneo patavino per preservare la propria secolare centralità nel panorama universitario regionale, nonostante la generale espansione dell’offerta educativa, ad esempio trasferendo alcune facoltà o corsi di studio in altre città come Verona e Vicenza.

        

Timo Celebi prende in esame, per gli stessi anni, gli sviluppi in una regione della Repubblica federale tedesca: il Nord Reno-Westfalia. A quel tempo gli studi di pianificazione avevano individuato parti della regione come "aree prive di istruzione superiore", che ora dovevano essere riempite e ristrutturate attraverso la creazione mirata di istituti di istruzione superiore. Il contributo di Celebi si concentra proprio sul concetto di “università integrata” che ne derivò. Lo sviluppo, le discussioni e l'attuazione di questo progetto   ̶   nel corso del quale sotto le parole d’ordine di "pari opportunità", "democrazia" e "regionalizzazione" vennero fondate nuove università a Duisburg, Essen, Paderborn, Siegen e Wuppertal  ̶  rappresentano un fruttuoso campo di ricerca per indagare il rapporto tra università e regione in un contesto di pianificazione e di riforma. In quest’ambito Celebi prospetta molte questioni, che vanno dalle prospettive di base sulla funzione delle università fino alle diverse posizioni di interesse, alle strategie e ai processi di negoziazione, che certamente in questo particolare processo di trasformazione dello spazio educativo emersero con virulenza, ma che sono rilevanti anche per altre regioni ed epoche.

 

Il tema "università e regione" viene ripreso in due contributi del Forum. Il primo offre la possibilità di ascoltare un attore direttamente coinvolto nella fondazione dell'università di Kassel, Hans-Joachim Bieber. Anche tale ateneo è stato un prodotto del dibattito sulla pianificazione del sistema educativo tedesco degli anni Sessanta e Settanta e il contributo può essere letto come il completamento, sotto un altro punto di vista, del saggio di Celebi. Si incentra sulle idee e aspettative associate alla fondazione dell’università in una regione strutturalmente debole. Successivamente passa a mostrare una serie di importanti ricadute dell’ateneo sulla città e sulla regione, illustrando però allo stesso tempo le difficoltà nel quantificarne gli effetti diretti, a differenza di quanto spesso fanno i manager universitari e i politici dell’economia.

Il Forum offre infine anche uno spazio di riflessione su un'indagine ancora in corso riguardo alla giovane storia della Libera università di Bolzano; Michaela Oberhuber indaga la rappresentazione dello spazio nei discorsi dei rettori e della rettrice e in generale il posizionamento nel suo spazio da parte dell'università altoatesina. Emerge come i riferimenti alla regione abbiano svolto una funzione importante nell'autorappresentazione dell’università.

          

Il numero presenta quindi una vasta gamma di temi e prospettive per una storia universitaria orientata alla storia regionale. I contributi offrono un ampio spettro temporale e spaziale nonché diverse modalità per cogliere il rapporto tra università e regione. Alcuni illustrano il ruolo delle università nella progettazione dello spazio. Ciò è evidente nel contributo della Friedrich, ma anche i saggi di Celebi, Mansi e Bieber rivelano le aspettative con cui diversi gruppi, siano essi politici, imprenditori economici o anche scienziati, intervengono attraverso le università nella progettazione e modifica di uno spazio. I contributi sottolineano inoltre quanto diversa possa essere la "regione" dell'università studiata e come, da un punto di vista geografico, essa si ampli o si restringa a seconda dell'approccio e dell'interesse della ricerca: lo spazio urbano, la regione strutturalmente debole, il paesaggio educativo quale regione comprendente più università, ma anche lo “spazio del sapere” delle università, come pure lo spazio variabile di riferimento che esse stesse progettano e descrivono.

Osservazione comune per tutti i contributi è che in ogni epoca all'università è stata assegnata un’essenziale funzione sociale, culturale ed economica per una regione, sebbene la sua incidenza vari nel tempo. Se confrontiamo i contributi sugli sviluppi più recenti con quelli sull'era moderna o con le osservazioni generali di Stefan Gerber, diventa anche evidente che da circa mezzo secolo si è registrato un massiccio sviluppo del settore universitario, che ha portato a un’enorme varietà di istituzioni educative. Questo processo di differenziazione rimanda a un certo grado di regionalizzazione universitaria, la quale però allo stesso tempo si associa a un’ambizione di internazionalità, ancora certamente non raggiunta sotto un profilo storico.

 

Al di là dei numerosi aspetti trattati nel workshop e in questo volume, rimangono ancora aperte molte domande sul rapporto tra università e regione. Oltre ai campi tematici elencati da Stefan Gerber nel suo contributo, sorge anche la domanda su cosa succeda alle regioni che abbiano perso un'università. Anche in questo caso non mancano esempi storici, come la famosa Università di Helmstedt, solo per citare una delle numerose università chiuse intorno al 1800 (nel contesto del cosiddetto Universitätssterben). Lo stesso vale per le conseguenze del mutamento di confini statali, che pure hanno portato alla chiusura di università e quindi a radicali cambiamenti di paesaggi educativi regionali. In questo contesto potrebbero rivelarsi interessanti indagini relative ai nuovi confini dopo il 1918/1919. Insomma, il rapporto tra università e regione può ancora offrire molti temi e prospettive.

 

 

 

NOTE

 

1) Cfr. Martin Ager, Tagungsbericht: Universität und Region. Aspekte einer vielschichtigen Beziehung in historischer Perspektive, 26.–27.11.2015, Bozen. In: H-Soz-Kult, 15.03.2016, www.hsozkult.de/conferencereport/id/tagungsberichte-6447 (consultato il 2 agosto 2018).

 

2) A livello internazionale soprattutto History of Universities e le pubblicazioni International Commission for the History of Universities (ICHU), in area tedesca le pubblicazioni della Gesellschaft für Universitäts- und Wissenschaftsgeschichte (GUW) e in Italia le diverse pubblicazioni del Centro Interuniversitario per la Storia delle Università Italiane (CIUSI). Vi sono inoltre numerose riviste sulla storia dell’educazione in generale che pubblicano ricerche sulla storia universitaria.

 

3) Va menzionato qui innanzitutto: Hilde DE RIDDER-SYMOENS/Walter RUEGG, A History of Universities in Europe, IV volumes, Cambridge 1992–2011.

 

4) Per una panoramica cfr. Sylvia PALETSCHEK, Stand und Perspektiven der neueren Universitätsgeschichte, in: NTM. Zeitschrift für Geschichte der Wissenschaften, Technik und Medizin 19 (2011), pp. 169–189; Pieter DHONDT, University History Writing. More than a History of Jubilees?, in: University Jubilees and University History Writing. A Challenging Relationship, Amsterdam 2014, pp. 1–17; Marian FÜSSEL, Wie schreibt man Universitätsgeschichte?, in: NTM. Zeitschrift für Geschichte der Wissenschaften, Technik und Medizin (2015), pp. 287–293; Stefan Gerber, Wie schreibt man ,,zeitgemäße“ Universitätsgeschichte?, in: NTM. Zeitschrift für Geschichte der Wissenschaften, Technik und Medizin (2015), pp. 277–286.

 

5) Un paio di esempi: William Clark, Academic charisma and the origins of the research university, Chicago 2007; Marian Füssel, Gelehrtenkultur als symbolische Praxis. Rang, Ritual und Konflikt an der Universität der Frühen Neuzeit, Darmstadt 2006.

 

6) Si vedano a proposito i riferimenti e le indicazioni bibliografiche nel contributo di Stefan Gerber in questo numero, pp. 16–42.

 

7) Su questo cfr. anche Rainer Christoph SCHWINGES (Hg.), Universität im öffentlichen Raum (Veröffentlichungen der Gesellschaft für Universitäts- und Wissenschaftsgeschichte 10), Basel 2008.

 

8) Ad esempio Jan SURMAN, Habsburg Universities 1848–1918. Biography of a Space, Dissertation, Universität Wien 2012.

 

9) Cfr. ad esempio: Editorial, in: Geschichte und Region/Storia e regione 1 (1992) 1, pp. 5–12; Siglinde CLEMENTI, „Geschichte und Region / Storia e regione“, una rivista di storia comparata per le Alpi centrali, in: Archivio Storico Ticinese 152 (2012), pp. 266–272.