Carl Techet 1909

Conferenza-spettacolo sulle satire tirolesi di Carl Techet (Sepp Schluiferer) del 1909.

 

  

 

Bruciate quel libro!

Sventure di una satira del 1909

 

 

Con Carlo Romeo e Nicola Benussi

Compagnia teatroBlu

Venerdì 11 maggio, ore 20.30

Centro Culturale Cristallo, Via Dalmazia 30, Bolzano, Sala don Lino Giuliani, II piano,

In collaborazione con Associazione Cristallo – Tutta tua la città

Entrata libera / prenotazione consigliata (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.)

 

Tirolo 1909. Nel bel mezzo del solenne centenario dell’insurrezione di Andreas Hofer, viene pubblicato sotto pseudonimo il più spietato e maledetto libretto di satira sul Tirolo e i Tirolesi. L’indignazione è immediata: manifestazioni di protesta, disordini e un paio di interrogazioni al parlamento di Vienna. Il governo tirolese impedisce la circolazione del libro e chiede la punizione esemplare del colpevole. Per scoprirne l’identità viene ingaggiata persino un’agenzia investigativa…

La serata ricostruisce il più singolare e divertente caso politico-letterario tirolese, col corredo di immagini d’epoca e drammatizzazione.

 

Carl Techet 1909 

 

 

Autore: Mauro Fattor

Rif. bibl.: Fattor, Mauro, “Bruciate quel libro”. A teatro la satira di Techet. In «Alto Adige», 9 maggio 2018, p. 11.

 

 

 

“Bruciate quel libro!”

A teatro la satira di Techet

 

di Mauro Fattor

 

 

Dopo l’invito lanciato da un giornale a “lavare l’onta col sangue dell’autore”, il libretto era scomparso dalle librerie di tutto il Tirolo. Ai lettori che volevano averne copia, l’editore Lothar Joachim di Monaco suggeriva per il loro bene una spedizione anonima. “Fern von Europa: Tirol ohne Maske” (“Lontano dall’Europa: Tirolo senza maschera”) era stato pubblicato nel 1909, nel bel mezzo del centenario dell’insurrezione di Andreas Hofer. Un anno di solenni celebrazioni che aveva esaltato l’identità tirolese nel trinomio “Dio, patria e imperatore”. L’autore, dietro lo pseudonimo di Sepp Schluiferer, parodiava il tono del resoconto etnografico e ridicolizzava tutti i fondamenti del patriottismo tirolese. Ne erano scaturite manifestazioni pubbliche, proteste politiche e interrogazioni al parlamento di Vienna.

Questo curioso caso politico-letterario sarà presentato venerdì 11 maggio da TeatroBlu (Centro Cristallo, ore 20.30) in una conferenza-spettacolo con lo storico Carlo Romeo e l’attore Nicola Benussi. Racconto storico, drammatizzazione e iconografia riporteranno gli spettatori al clima del Tirolo dell’epoca.  Ne parliamo con Carlo Romeo, che ha curato l’edizione critica e bilingue del libro (“Tirolo senza maschera”, Edition Raetia).

Chi si nascondeva dietro a queste satire?

“Carl Techet era un giovane scienziato viennese. Dopo alcuni anni a Trieste, era capitato a insegnare nel liceo di Kufstein. Io credo che avrebbe scritto un libro simile anche se fosse stato trasferito in una regione affine, che so, in Carinzia. La sua satira voleva colpire in generale gli aspetti più retrivi della cultura della sua epoca: clericalismo, nazionalismo e le teorie razziste allora in voga”.

Perché il libretto suscitò uno scandalo tale da costringerlo alla fuga?

“Da buon satirico Techet raccolse tutti gli elementi celebrati come peculiari del mondo tirolese, che tanto affascinavano i turisti e i teorici romantici, che ne vedevano addirittura il prototipo del germanesimo originario. Lo rese iperbolico, caricaturale svelandone così la natura di invenzione, di costruzione. La chiave di tutti i suoi personaggi è la maschera, il gioco dell’identità: i tirolesi che per convenienza devono fingersi semplici e ingenui, i turisti berlinesi che sognano di sembrare veri montanari.”

Quindi una satira sulle “identità forti”?

“Certo, il bersaglio non erano i tirolesi in sé, ma l’idea di popolo tirolese come identità conclusa, immobile, fuori dalla storia. Anche in tutte le sue opere successive, che nulla hanno a che vedere col Tirolo, il tema rimane quello: abbattere con la satira i muri costruiti dai pregiudizi reciproci. L’utopia del poliglotta Techet, figlio di un ungherese e di un’austriaca, innamorato dell’Italia, curioso viaggiatore era quello di un’Europa capace di crescere insieme."

Un’utopia, visto quello che sarebbe accaduto di lì a poco?

Pochi anni dopo sarebbe scoppiata una guerra spaventosa, che a sua volta ne avrebbe portata un’altra ancora più tragica. Sarebbero emersi, moltiplicati, tutti gli spettri che aveva additato: demagogia, intolleranza, razzismo. Ma lui chiuse gli occhi nel gennaio 1920, prima di vedere il peggio.”